Non c'è Fase 2 senza grandi investimenti nel capitale umano
Cosa fare con un calo dei consumi tra l’11,2 e il 15,6 per cento? La crisi come acceleratore del futuro. Parla Antonelli, ceo di EY
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La vera manovra è la s-burocrazia
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Perché la responsabilità penale per Covid mette a rischio la ripresa
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L'ora di un bazooka di ottimismo
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Il nostro governo sta perdendo il nord
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Fase presto
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La frusta che serve per far correre di nuovo gli spiriti animali
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Anche la ripartenza ha dei limiti di velocità
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L'Italia spinge per una riapertura coordinata delle frontiere europee il 15 giugno
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L'omicidio a sfondo razziale di Minneapolis non è la solita, vecchia America
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Il primo trapianto di polmoni su un paziente Covid-19 in Europa, a Milano
Milano. Da più parti, nelle ultime settimane, emergono osservazioni sul ruolo del capitale umano nella ripartenza dell’Italia e si leva qualche critica sull’assenza di proposte da parte delle imprese, che sarebbero troppo intente a premere per riaprire le fabbriche e a invocare aiuti di stato. “In realtà le imprese in questo momento stanno facendo uno sforzo straordinario per riavviare le produzioni e riposizionarsi sul mercato in un mondo che è cambiato all’improvviso – dice al Foglio il neo ceo di EY in Italia, Massimo Antonelli – E’ anche normale che siano concentrate sul loro business. Ma condivido l’idea che occorra una strategia per far ripartire l’Italia, considerando che il Covid ne ha acuito gli elementi di fragilità, ma rappresenta anche l’occasione per recuperare terreno in termini di competitività a patto che pubblico e privato si siedano intorno a un tavolo a ragionare”.
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