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Anche la ripartenza ha dei limiti di velocità
L’Università di Oxford ha costruito un indice di severità del lockdown per tutti gli stati del mondo. L’Italia, il paese più severo dopo la Cina, ha riaperto prima di altri. Diversi i fattori che hanno guidato la scelta
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Quale è la velocità di crociera della nave Italia? Ogni giorno l’opinione pubblica – o quella che leggiamo dai giornali e vediamo in televisione – ondeggia tra il malumore per la prudenza delle riaperture e l’ansia per una ripartenza troppo rapida e alla cieca. La sensazione generale è che in molti siano stati delusi dalla lentezza (e dalla scarsa chiarezza, aggiungiamo) del piano di riapertura annunciato da Giuseppe Conte il 26 aprile, la conferenza stampa dei “congiunti”. E che dunque nelle settimane successive si sia accelerato rispetto a quel piano, su pressione dei governatori che a differenza del governo sono eletti direttamente e dunque più suscettibili alle pressioni di elettori e lobby. In effetti inizialmente l’apertura di bar, ristoranti, parrucchieri e centri estetici era prevista per l’1 giugno, mentre nei fatti non hanno dovuto attendere oltre il 18 maggio per rialzare la serranda. Anche la scelta del governo di adottare le stesse misure per tutte le regioni, lasciando un margine di discrezionalità solo ai governatori senza un’indicazione centrale, è un elemento che ha velocizzato le riaperture in tutto il paese. Secondo l’epidemiologo Alessandro Vespignani si è deciso di “riaprire molto velocemente in realtà, senza darci il tempo di controllare quello che succede”, ha detto a Piazza Pulita giovedì scorso.
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