“Dall'11 settembre a Lehman. Ne ho viste di crisi, ma mai come questa". Parla Miro Radici

Mariarosaria Marchesano

Piazza Affari ha perso quasi il 12 per cento. A rischio in Borsa le imprese a bassa capitalizzazione. L'imprenditore della storica dinastia industriale dice di temere per la tenuta dell'Aim, il listino delle piccole società

Milano. Perdite che non si vedevano dalle Torri Gemelle e dal crack di Lehman Brother. Così hanno reagito oggi le Borse di tutto il mondo di fronte all'aggravarsi dell’emergenza coronavirus. Piazza Affari, in particolare, ha registrato un calo dell’11,7 per cento, superiore alla media delle altre piazze finanziarie europee che hanno frenato la discesa quando a Wall Street sono riprese le contrattazioni dopo che – fatto straordinario – erano state sospese per 15 minuti.

  

La Consob – di fronte alla richiesta di alcuni esponenti politici di bloccare le attività di Borsa italiana – ha risposto che se non ci sono attacchi speculativi non è possibile mettere in atto misure restrittive, se non per singoli titoli la cui sospensione scatta in modo automatico in particolari circostanze. E Borsa Italiana ha tenuto a precisare sul suo sito che l’operatività del mercato azionario, seppure in misura drasticamente ridotta, è stata mantenuta anche sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Così, il listino milanese ha archiviato una delle peggiori perdite della sua storia che porta al 30 per cento il rosso accumulato da quando si è diffusa l’epidemia influenzale in Italia.

    
“Capisco la decisione di non chiudere la Borsa, anche perché non avrebbe avuto molto senso in un contesto di piazze finanziarie europee operative e interconnesse, ma spero che si possa fare almeno qualcosa per le società a bassa capitalizzazione che correrebbero seri rischi se gli attuali ribassi dovessero continuare”, dice al Foglio Miro Radici, imprenditore e rappresentante della storica dinastia industriale bergamasca. Radici, classe 1941, da qualche giorno è a capo dell’associazione che raggruppa le imprese quotate sull’Aim, il listino dedicato alle realtà di minori dimensioni ma con elevato potenziale di crescita. “L’Aim rischia di pagare lo scotto più elevato di questo momento di grave tensione ed è per questo che il nostro consiglio, che si riunirà in settimana, punta a elaborare una proposta da presentare a Borsa per attenuare gli effetti di quest’ondata di ribassi. Siamo arrivati a prezzi che non riflettono in alcuno modo il valore delle aziende”.
  

Il Coronavirus sembra così destinato a cambiare, per un periodo sostanzialmente indefinito, le vite delle persone e delle imprese. E questo cambiamento si riflette anche sui mercati finanziari. Le vendite che si sono abbattute in queste ultime settimane sulla Borsa di Milano e su tutti gli altri listini europei, seppure generalizzate, vanno a colpire in maniera più o meno pesante i vari titoli, a seconda dell'impatto che questa nuova normalità forzata avrà sull'economia del paese. Il discorso è, però, ormai estendibile a livello globale, come dimostra che il Vix, l’indicatore finanziario che stima la volatilità dei mercati azionari, conosciuto come l’indice della paura, è aumentato del 32,2 per cento in un solo giorno spinto dall'incertezza scatenata dal crollo del prezzo del greggio e dal diffondersi dell'epidemia di coronavirus. Non era così alto dai tempi di Lehman Brothers. 
     
“Ne ho viste di crisi, ma mai come questa – continua Radici – e il problema è che non sappiamo quanto tempo durerà. Anche per questo motivo non è stato possibile evitare l’apertura delle contrattazioni a Milano stamattina. Il fenomeno non può essere circoscritto a livello temporale e manca un coordinamento con gli altri mercati europei che spero si possa avere presto. Se questo non dovesse accadere, l’unica è sperare che gli investitori si rendano conto delle occasioni che si stanno creando e tornino al più presto sui gioielli dell’industria italiana, grandi e piccoli. Allo stesso tempo dico che è arrivato il momento di fare una riflessione che ci riguarda tutti come imprenditori: bisogna riportare le persone al centro. La corsa sfrenata a ridurre i prezzi ci è tornata indietro come un boomerang con una forza triplicata”.

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