Vincenzo Tedeschi, amministratore delegato di Directa SIM

"Gli italiani adesso preferiscono investire da soli, ma devono essere educati"

Luca Roberto

Tedeschi, nuovo ad di Directa SIM, prima società italiana di trading online, analizza i cambiamenti del mercato: “Le persone hanno iniziato a fidarsi sempre meno degli istituti di credito come consulenti”

 

Forse l'esplosione del mercato degli investitori individuali è davvero uno specchio di questi tempi in cui tutti, con le parole di Brunori Sas, “sono convinti che basti un tutorial per costruire un astronave”. Fatto sta che il trading online, e cioè la disponibilità ad operare in maniera indipendente grazie al lavoro di semplificazione offerto delle piattaforme di intermediazione finanziaria, è in costante espansione da tempo. “È il risultato di una profonda polarizzazione cui abbiamo assistito negli ultimi cinque anni” racconta al Foglio Vincenzo Tedeschi, manager con un'esperienza ventennale nel settore, da ieri nuovo amministratore delegato di Directa SIM, società di trading nata nel 1996 dalle intuizioni di Mario Fabbri, il primo in Italia a scommettere sulle opportunità offerte dalla finanza digitale. “Da una parte le persone, sin dallo scoppio della crisi finanziaria del 2008, hanno iniziato a risparmiare quote crescenti di reddito rispetto al passato, timorosi di nuovi scenari di crisi. Dall'altro, anche a causa del calo reputazionale riscosso dal sistema bancario - amplificato dalla copertura mediatica dei vari casi Monte dei Paschi, fino a quello della Popolare di Bari -, hanno iniziato a fidarsi sempre meno degli istituti di credito come consulente finanziario privilegiato”.

 

Solo nell'ultimo anno, secondo l'Annuario del trading online curato dalla casa editrice Mediosfera, i soggetti che operano indipendentemente nel mercato italiano sono cresciuti dell'83 per cento, mentre gli intermediari che permettono la negoziazione online sono oltre 700. “L'obiettivo di Directa - prosegue Tedeschi - è quello di assecondare l'interesse di chi, pur non appartenendo alla nicchia dei trader di professione, voglia utilizzare i servizi di società come la nostra per investire i propri risparmi in maniera consapevole, non affidandosi più in maniera incondizionata ai cosiddetti esperti”. Semplificando, le tecnologie permettono a chiunque abbia uno smartphone di gestire in autonomia il proprio portafoglio, e le società hanno intravisto una fonte aggiuntiva di guadagno nell'implementazione di tecnologie che in quello stesso device permettano di gestire un paniere disarticolato di azioni senza doversi rivolgere ad altri.

 

Se per il mercato degli investitori individuali le dinamiche in atto sono di segno positivo, quali considerazioni, invece, si possono trarre sulla complessità del sistema paese, anche alla luce di quei rapporti, come gli ultimi della banca d'affari americana Merrill Lynch, che vedono una certa riluttanza degli investitori internazionali a rinnovare la loro esposizione in Italia? “Io non vedo un rischio di disinvestimento di massa, almeno per quel che riguarda i fondi privati” sottolinea Tedeschi. “In realtà la Borsa italiana sta venendo fuori da una lunga fase di espansione, l'anno scorso ha guadagnato quasi il 25 per cento, ed è in pieno boom di nuove quotazioni, in particolare all'AIM. Si rintraccia un certo trend di imprese piccole e medie o medio-grandi interessate a quotarsi. Oltre a un maggiore interesse da parte dei privati a investire direttamente sull'equity, e quindi sull'economia reale, invece che sui titoli di debito pubblico e le obbligazioni, i cui rendimenti hanno risentito di una profonda contrazione”.

 

La tendenza ad assumersi responsabilità che in precedenza venivano delegate a professionalità opportunamente formate è nata anche dall'equivoco, tutto italiano, di considerare gli investimenti senza ponderare i fattori di rischio. Da questo punto di vista, una “devolution” che trasferisce ai singoli competenze in materia di allocazione delle risorse dovrebbe forse tener conto della scarsa sensibilità finanziaria generalizzata. “E' per questo che più che normative che abbassino la tassazione sugli investimenti digitali, sarebbe prioritaria una maggiore educazione sulle dinamiche della fase pensionistica, della fase di accumulo, sulla disciplina del risparmio, sull'importanza della diversificazione e la pianificazione a lungo termine. Almeno quel set di conoscenze basilari per evitare fregature o false illusioni” chiosa Tedeschi.

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