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Mustier senza confine

Ugo Bertone

Liberata Mediobanca, qual è il piano di Unicredit per liberarsi del pantano italiano?

Milano. “Avevamo proposto un patto forte per proteggere Piazzetta Cuccia e le sue controllate ma la nostra proposta è stata respinta”, spiega Jean-Pierre Mustier agli analisti la ragione di una separazione, quella con Mediobanca, una liaison storica per Unicredit declassata, dopo 73 anni, a “partecipazione non strategica” con una punta di fastidio. Lasciamoci così, insomma, con qualche rancore. Ma senza far drammi: Alberto Nagel, ad di Mediobanca, si libera del banchiere francese e della sua mascotte (un alce di peluche), che, ricambiato, non ha mai amato ma si ritrova un osso duro come Leonardo Del Vecchio da cui lo separano, causa il conflitto attorno alla sorte dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo), rancori ancora più profondi. Storia passata. Mediobanca, con quel che resta del salotto buono, è ormai un capitolo chiuso, tra l’altro con una discreta plusvalenza come le altre partite, da Banca Pekao a Fineco, che hanno fatto dimagrire la banca ma soprattutto fatto pulizia dei debiti grazie alla strategia del banchiere parigino, basata sul controllo dei costi e la cessione della marea di sofferenze e di incagli ereditata dal passato. E adesso?

   

Liberata dall’onore e dall’onere di fare la guardia, tramite Mediobanca, al tesoro delle Generali, Unicredit può guardare più in là, senz’altro oltre i confini angusti di un paese, l’Italia, che non cresce. Accompagnato dai sospetti dei sovranisti che non da ieri diffidano del manager transalpino che può vantare, oltre a 600 (seicento) lanci nei parà de l’Armée, vanta anche un lungo passato in Société Générale (SocGen). E’ lui la lunga mano della finanza francese che avanza grazie al fil rouge che corre tra l’amico Philippe Donnet, numero uno delle Generali e Leonardo Del Vecchio (cliente di lunga data di Unicredit) che potrebbe sfociare in un’alleanza con Axa. In questa cornice sembra destinata, prima o poi, ad un matrimonio oltre frontiera, magari in Francia o in Olanda. Anche la mossa di separare la banca italiana dalle altre partecipazioni sembra funzionale a questa strategia anche se il banchiere ha precisato che “non abbiamo mai detto che avremmo avuto una holding company in Germania. Abbiamo detto che vogliamo avere una holding internazionale e che sarà basata in Italia e che non sarà quotata. Questo è quello che abbiamo in mente”.

 

Lo stesso Mustier, del resto, in una recente intervista al Financial Times, aveva sottolineato che i merger tra le banche europee oltre i confini nazionali devono superare ostacoli quasi insormontabili tra cui cinque autorità diverse che controllano l’attività bancaria e regole diverse da paese a paese. Senza trascurare l’assenza di uno schema comune di garanzia dei depositi – premessa necessaria per dare vita a un sistema bancario di dimensioni europee. “Ma credo che sarà difficile arrivarci, visti i sospetti reciproci e la paura che a perderci ci siano i propri contribuenti”. Parole pronunciate giusto un mese fa, ma che presto potrebbero non essere più attuali: l’Europa, presto orfana della City, ha bisogno di banche più grandi per non soccombere.

  

E così, Andrea Enria, presidente del consiglio di sorveglianza Banca centrale europea, cerca di convincere che l’approccio alle fusioni bancarie dei regolatori è oggi assai più disponibile di quanto non pensino gli istituti: il capitale richiesto per le operazioni sarà basato sulla valutazione dei piani industriali a medio termine e non sulle disponibilità attuali. Intanto, Olaf Scholz, il ministro tedesco delle Finanze si è espresso, per la prima volta, a favore di una garanzia comune, ma anche a regole condivise su fallimenti e altri aspetti giuridici a livello europeo. Ovvero, dopo tante resistenze tecniche politiche, l’Europa sta rimuovendo gli ostacoli alle operazioni cross-border. E Unicredit magari coinvolgendo un partner forte alla holding non quotata (ideale per certe operazioni) sarà pronta per l’appuntamento: Forse con SocGen che nel frattempo ha aumentato la dotazione di capitale, come si fa alla vigilia dello shopping.