Alberto Nagel (foto LaPresse)

A Mediobanca si sente l'effetto Del Vecchio, Nagel fa l'equilibrista

Mariarosaria Marchesano

Un piano industriale per fare ricchi i soci (tra cui i grandi fondi) che ammicca al nuovo primo azionista (Generali non è tabù)

Milano. Non deve essere facile per un amministratore delegato presentare un nuovo piano strategico proprio quando cambia l’azionista di riferimento e, però, non si sono ancora chiariti gli equilibri nella nuova compagine. E’ successo ad Alberto Nagel, da undici anni alla guida di Mediobanca , dove è entrato nel 1991 dopo una laurea alla Bocconi. Nagel è l’artefice della svolta che dal 2013 ha riposizionato il business dell’istituto fondato nel dopoguerra da Raffaele Mattioli ed Enrico Cuccia diversificando le attività in tre branche – prestiti al consumo (Compass), gestione di patrimoni e risparmio (CheBanca) e investment banking – e avviando lo sviluppo all’estero. Ma questo modello, apprezzato dagli azionisti per i risultati portati finora e descritto dalla stampa internazionale come una svolta nel capitalismo italiano per il fatto che ha portato Mediobancaa superare la logica del “salotto buono” per un approccio più ampio e internazionale, attraversa un delicato momento di verifica dopo l’ingresso a sorpresa di Leonardo Del Vecchio nel capitale di Piazzetta Cuccia di cui è oggi primo azionista con il 10 per cento.

 

 

Per questo motivo la presentazione del piano 2019-2023 era particolarmente attesa ieri da tutta la comunità finanziaria che per settimane si è domandata che tipo di effetto avrebbero avuto sul nuovo piano le critiche di Del Vecchio secondo cui l’attuale gestione sarebbe troppo adagiata sui proventi da partecipazioni come quella nelle Generali. “Vediamo opportunità di continuare a crescere in tutti e tre i segmenti di business e questo nonostante le criticità del contesto come i tassi negativi e le regolamentazioni stringenti”, ha detto Nagel ad analisti e giornalisti ribadendo così la validità del suo modello che riuscirà a garantire nei prossimi quattro anni a tutti gli azionisti un aumento del 50 per cento dei livelli di remunerazione rispetto al vecchio piano. In pratica, i dividendi da distribuire ai soci saliranno del 10 per cento nel 2020, poi del 5 per cento per ogni anno del piano, per un totale di quasi 2 miliardi di cedole entro il 2023. Questo grazie a una crescita dei ricavi e della redditività. Insomma, un deciso rilancio e un messaggio rivolto soprattutto agli investitori istituzionali di Piazzetta Cuccia dai quali l’amministratore di Mediobanca spera di continuare a essere sostenuto.

 

 

Una sfida a Del Vecchio che presto potrebbe far valere il suo potere d’indirizzo? Quello di Nagel non è sembrato un arrocco. A fronte della difesa del suo operato e di tutto il consiglio, Nagel ha messo sul piatto l’impegno a fare diventare più ricchi i soci ma anche la disponibilità – espressa più chiaramente di altre volte – a vendere la partecipazione nelle Generali se all’orizzonte dovesse presentarsi un’importante opportunità di investimento per Mediobanca. Per ora simili opzioni non se ne vedono e né avrebbe senso vendere per tenere liquidità in cassa. Ma in futuro chissà. Insomma, sul Leone non ci sono più tabù.

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