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Anche pasta, prosciutti e formaggi italiani nel mirino di Trump

Mariarosaria Marchesano

Dopo la (parziale) tregua commerciale con la Cina, gli Stati Uniti minacciano dazi su ulteriori 4 miliardi di dollari di merci provenienti dall'Europa. Ma il vero nodo resta l'auto. L'analisi di Franklin Templeton

Milano. “Si è affermato che le espansioni economiche non muoiono di vecchiaia, ma vengono uccise, di solito dall’inflazione o dagli sforzi della Federal Reserve per controllarle. Riteniamo, tuttavia, che potremmo stare per entrare in un’èra in cui un 'errore di politica', che coinciderebbe in questo caso con la politica commerciale e i dazi, rafforza la probabilità di una recessione e di una pressione al ribasso sui mercati. Nel mese scorso le tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina sono aumentate creando volatilità nei mercati azionari globali e ora il presidente Donald Trump ha aperto un secondo fronte di tensioni commerciali, minacciando l’imposizione di dazi sulle importazioni dal Messico se questo paese non fermerà il passaggio illegale alla frontiera”.

E' l'analisi che Franklin Templeton, una delle maggiori case d'investimento (americane) del mondo, ha fatto nei giorni successivi alla conclusione del G20, da cui, a suo avviso, sarebbero emersi solo apparenti segnali di disgelo poiché, in realtà, nuovi fronti si stanno aprendo. E, in effetti, con il meeting di Osaka ancora fresco, ieri sera la Casa Bianca è partita all'attacco dell'Unione europea minacciando dazi su 4 miliardi di beni importati da quest'area, fra cui alcuni settori tipici italiani, che si aggiungerebbero alla precedente ondata di rincari annunciata ad aprile.

 

“Si allunga la lista dei prodotti europei che rischiano di essere sottoposti a dazi aggiuntivi da parte degli Stati Uniti, nel quadro del contenzioso sugli aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing”, spiega il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, “Nella lista aggiuntiva sono inclusi alcuni formaggi italiani, la pasta e i prosciutti”. Ad aprile, ricorda l'associazione, l’amministrazione Usa ha pubblicato una prima lista di prodotti per un controvalore di 21 miliardi di dollari, che comprende alcune eccellenze del made in Italy agroalimentare, tra cui vini, olio d’oliva, olive e agrumi. I dazi aggiuntivi potranno essere applicati, dopo la pronuncia – attesa in tempi brevi – dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) sulla congruità economica della misura rispetto ai danni subiti dagli Usa. In altri termini, non è in discussione la legittimità della decisione dell’amministrazione statunitense, ma solo l’ammontare della manovra tariffaria.

  

Va ricordato, tra l'altro, che sull'Unione europea pende la spada di Damocle dei dazi sul settore dell'auto, poiché gli Stati Uniti hanno concesso una proroga di sei mesi prima di alzare le barriere in entrata. Ma quella commerciale è sempre di più un'arma che Trump utilizza a fini politici. “Le guerre commerciali con la Cina e il Messico potrebbero procedere con grande lentezza, considerando l’interesse nutrito su entrambi i fronti (lavoro/immigrazione) dalla base elettorale di Trump e il presidente gode del sostegno bipartisan per un’azione contro la Cina - spiegano gli analisti di Franklin Templeton - È anche possibile che in futuro assisteremo ad altri focolai di crisi per il commercio, che porterebbero a picchi di volatilità del mercato, considerando che i dazi sembrano essere diventati uno strumento utilizzato più frequentemente dalla politica statunitense”.