Donald Trump e Xi Jin Ping al G20 di Osaka (Foto LaPresse)

Ancora dazi amari

Redazione

Disgelo lontano. Continua la guerra commerciale di Trump a Cina ed Europa

Il disgelo tra Stati Uniti e Cina sancito al G20 convince sempre meno i mercati che hanno già ceduto dopo la prima seduta successiva al meeting di Osaka. L’impressione è che il presidente americano Donald Trump utilizzi sempre di più le politiche commerciali come un’arma, consolidando una nuova fase protezionistica negli scambi mondiali le cui ripercussioni sulla crescita economica sono ancora da valutare. Trump non si accontenta del confronto con Pechino e di minacciare il Messico con nuove tariffe se non controlla il flusso di migranti verso il confine degli Stati Uniti, ma è partito all’attacco dell’Unione europea per la seconda volta.

 

Lunedì sera la Casa Bianca ha annunciato aumenti tariffari su 4 miliardi di dollari di beni importati dal Vecchio continente, fra cui alcuni prodotti tipici italiani, che si aggiungono alla precedente ondata di rincari comunicata ad aprile su merci per un valore di 21 miliardi. Come ha messo in evidenza Confagricoltura, preoccupata perché nella nuova lista di beni stilata a Washington sono finiti anche pasta, prosciutto e formaggi italiani, che si aggiungono a olio di oliva, olive e agrumi, è che i dazi aggiuntivi potranno essere applicati subito dopo la pronuncia dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) – attesa in tempi brevi – sulla congruità economica della misura rispetto ai danni subiti dagli Stati Uniti. L’opinione di una delle più grandi case d’investimento del mondo, l’americana Franklin Templeton, è che in futuro assisteremo ad altri focolai di crisi per il commercio considerando che i dazi sembrano essere diventati lo strumento utilizzato più frequentemente dalla politica americana. Il prossimo appuntamento potrebbe essere a ottobre con le auto europee, fronte aperto sul quale Trump ha solo concesso una proroga di sei mesi a partire da maggio. Tanto che le guerre commerciali in corso o quelle possibili motivano, per la prima volta dal 2015, l’aspettativa di un peggioramento della attività da parte della maggior parte delle imprese esportatrici tedesche, secondo un sondaggio pubblicato ieri dalla Camera del commercio e dell’industria tedesca (Dihk).

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