Venerdì rosso per Piazza Affari, tra i dazi americani e l'industria in frenata

Mariarosaria Marchesano

Trump annuncia nuove tariffe sulle merci cinesi e le Borse europee vanno giu. In Italia il quadro è aggravato dalla produzione industriale in calo

Milano. Giornata pessima per Piazza Affari che ha aperto in profondo rosso sulla scia delle altre Borse europee a causa dei nuovi dazi annunciati dal presidente americano Donal Trump su 300 miliardi di dollari di merci cinesi. Ad aggravare il quadro dell'Italia c'è anche il dato fortemente negativo sulla produzione industriale del mese di giugno, che, secondo l'Istat, è arretrata dello 0,2 per cento rispetto a maggio e dell'1,2 per cento se confrontata allo stesso mese dello scorso anno. Nell'intero secondo trimestre 2019 la produzione industriale diminuisce dello 0,7 per cento rispetto al precedente. L'indice destagionalizzato mostra una crescita solo per il settore energetico, mentre sono in calo sia i beni intermedi sia i beni strumentali. Un risultato che è destinato ad avere un impatto sul pil del 2019. Lo spread con i Bund tedeschi si allarga a 209 punti base, dopo il ridimensionamento delle scorse settimane. Ma le sorprese potrebbero non essere finite, sempre per l'Italia sono attesi anche i dati sul commercio al dettaglio e dall'Eurostat sui prezzi della produzione a giugno e sulle vendite al dettaglio nell'area euro.

   

Intanto, si registra un calo diffuso su tutti i listini del Vecchio Continente, con perdite anche superiori al 2 per cento come nel caso delle Borse di Parigi e di Francoforte. L'indice Ftse Mib di Piazza Affari è in calo dell'1,9 per cento. Gli investitori, prima delusi dalla Federal Reserve per un taglio dei tassi che è stato al di sotto delle aspettative e poi galvanizzati dalla prospettiva di ulteriori riduzioni nel breve termine, oggi vendono a piene mani sui mercati intimoriti dall'inattesa mossa di Trump. La Casa Bianca, infatti, ha annunciato l'imposizione di nuovi dazi del 10 per cento sulle importazioni di beni cinesi per un valore di 300 miliardi di dollari a partire dal primo settembre. Considerando le precedenti imposizioni tariffarie, praticamente tutto il commercio tra Stati Uniti e Cina rischia di ricadere sotto un regime protezionistico. Una prospettiva che spinge gli analisti di Ubs ad affermare che potremmo essere a un passo dalla recessione globale e a domandarsi se i mercati sono pronti perché ci potrebbe essere una profonda revisione dei piani da parte degli investitori.