Giovanni Tria (foto LaPresse)

Tria non datur

Redazione

L’Europa avverte: o sarà procedura d’infrazione o manovra correttiva

“Non so prevedere il futuro ma non credo che andranno fino in fondo”, aveva dichiarato in mattinata Luigi Di Maio in merito alla procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia. E infatti, a dimostrazione delle sue scarse doti di preveggenza, poche ore dopo il Comitato economico e finanziario, ovvero gli “sherpa” dell’Eurogruppo e dell’Ecofin, ha approvato il rapporto della Commissione europea sul debito italiano che dichiara “giustificata” una procedura d’infrazione per debito eccessivo. Quindi non solo gli “euroburocrati” di Bruxelles, ma anche i governi europei “democraticamente eletti” sono contrari alla linea morbida nei confronti della politica economica gialloverde. “L’Italia si sta muovendo in una direzione sbagliata e rischia nei prossimi anni di rientrare nella procedura”, ha dichiarato il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. Rispetto al passato, questa volta il comitato non fa neppure riferimento all’esistenza di un negoziato tra Roma e Bruxelles e all’attesa della sua conclusione. C’è invece un riferimento alla necessità di misure aggiuntive, cosa che era stata esclusa da Giuseppe Conte. Il premier però ha indicato la necessità di “impostare sin da subito la manovra economica per chiarezza nei confronti del paese”. Perché è proprio sulla legge di Bilancio dell’anno prossimo, per cui mancano almeno 30 miliardi solo per non fare aumentare il deficit prima di sostenere qualsiasi altra spesa, che si gioca la credibilità del paese rispetto ai partner europei. Sulla procedura d’infrazione “la decisione finale verrà in ogni caso rimessa al Consiglio dell’Unione europea”, ha detto il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ribadendo la necessità di proseguire il dialogo con la Commissione. Sulla decisione del Consiglio c’è da dire che al momento i governi europei sembrano uniti, come già accaduto in passato, nel richiedere all’Italia una correzione di rotta. Il governo dovrà dare un segnale. Anche se preferirebbe evitare entrambe, dovrà a un certo punto scegliere tra la procedura d’infrazione e una manovra correttiva. L’Europa sembra decisa ad andare fino in fondo, il governo italiano deve decidere se portare il paese a fondo.