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Nel risiko di Fca la variabile giapponese è una lezione ai sovranisti

Renzo Rosati

Altro che stato padrone. Nissan-Mitsubishi porta nell’alleanza tecnologie vitali alla sopravvivenza del colosso con Renault

Roma. Il consiglio di amministrazione di Renault si è riunito per dare il primo via libera alla proposta di fusione alla pari presentata da Fca, soddisfacendo alcune richieste del governo di Parigi che ha oggi il 15 per cento della casa francese, destinato a scendere al 7,5. Risultati che, così posti, non intaccano l’assetto paritario a favore dello stato francese, il quale sarà però presente e si farà valere nel board decisionale dell’alleanza. Tutto ciò scatena l’ira nazionalista di Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia, che annuncia “battaglia in ogni sede contro l’ennesimo attacco ai nostri interessi nazionali”.

     

Meloni afferma che “l’Italia sta consegnando alla Francia pure il gruppo Fiat”, cosa ovviamente non vera in quanto Fca è privata mentre Renault è dal 1945 a controllo pubblico. Magari è proprio la quota in Renault a rendere parte in causa il ministro delle Finanze Bruno Le Maire e lo stesso Emmanuel Macron. L’intero negoziato con John Elkann è passato sui loro tavoli, mentre il governo gialloverde, ignaro, faceva guerra alla Francia. Ovviamente la richiesta di garanzie su stabilimenti e occupazione in Italia è doverosa, l’assenza di palazzo Chigi e del doppio ministero (Sviluppo e Lavoro) di Luigi Di Maio è evidente. Un governo sensibile alle questioni industriali guarderebbe invece al Giappone – mentre si è imbarcato nel memorandum con la Cina – perché è da lì che potrebbero sia nascere problemi per il deal sia, al contrario, venire l’ok alla sua trasformazione nella maggiore alleanza automobilistica globale, in grado di coprire l’intero globo, Europa, oriente e Stati Uniti. Infatti Nissan, finora controllata da Renault al 43 per cento (e con il 15 dell’azienda francese, azioni senza diritto di voto), a sua volta titolare del 34 per cento di Mistubishi, è diventata padrona del proprio destino.

      

Il nuovo gruppo avrà sede legale in Olanda, come già Fca, e questo libera i diritti di voto di Nissan in Renault bloccati per la legge francese. Il che conta molto più dell’eventuale posizionamento a Parigi della “sede operativa”, richiesta certo nazionalista ma che con l’evoluzione globale dell’auto in pratica conta poco. La sede operativa di Fca è al Lingotto, ma il maggior valore viene da Toledo (Ohio), dove ha sede Jeep, o da Maranello dove sta la Ferrari. Egualmente anche se Renault-Nissan è stata finora guidata dalla Francia – il che ha prodotto episodi surreali come la disgrazia e l’arresto a Tokyo per illeciti finanziari dell’amministratore delegato Carlos Ghosn nominato da Renault – è a Yokohama che si producono più auto, più profitti, più tecnologia e più mercato. Se l’alleanza divenisse davvero globale e prima al mondo, dei 15,2 di auto vendute 4,9 avrebbero marchio Nissan, 2,5 Renault, 1,6 Jeep, 1,4 Fiat, 1,3 Ram-Dodge, 1,2 Mitsubishi. Solo per citare i brand maggiori. La produttività Nissan è superiore a quella Renault, a sua volta inferiore a Fca. L’azienda francese trae dal Giappone oltre un terzo dei profitti pur con metà delle sue azioni. Il rating Standard & Poor’s di Nissan è A- con outlook negativo, quello di Renault BBB con outlook negativo, quello di Fca BB+ con outlook positivo. Le piattaforme Nissan-Mistubishi sono più evolute di quelle Renault e di Fca (a eccezione di Jeep), e maggiormente in grado di accogliere motorizzazioni ibride ed elettriche nelle quali il Giappone è all’avanguardia (spesso approvvigionandosi di batterie cinesi). Elkann lo ha capito ponendosi quasi come interlocutore con il nuovo ad di Nissan Hiroto Saikawa e con quello di Mitsubishi Osamu Masuk. Saikawa lo ha ricambiato parlando di “molte opportunità per Nissan” pur sottolineando la complessità della maxi-operazione. I giapponesi decideranno in estate, quando saranno autonomi, e per Fca potrebbe essere una buona notizia: anche perché dei tre stabilimenti europei di Nissan uno è in Inghilterra e due in Spagna, dove c’è pure una fabbrica Renault. Nessuno in Italia. E nessuno in Nord America, dove invece produce Fca.

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