La conferenza stampa di Pierre Moscovici, a Bruxelles (foto LaPresse)

L'Italia gialloverde va disarmata e indebitata verso la frenata mondiale

Ultimi in classifica per crescita e con un peso del debito in aumento a rischio infrazione di Bruxelles. Nel 2020 manovra da 30 miliardi

Bruxelles. Una stangata da 30 miliardi nel 2019, anticipata da una manovra correttiva da 3,5 miliardi già quest’anno, nel momento in cui l’Italia si ritrova ultima per crescita in Europa, minacciata da un effetto-valanga che porterà il debito pubblico a un livello record pari al 135,5 per cento del pil.

 

E’ questo il conto che sarà imposto agli italiani per gli undici mesi di governo populista, come emerge dalle previsioni economiche di primavera appena pubblicate dalla Commissione europea. Secondo l’esecutivo comunitario, il pil dell’Italia crescerà di appena lo 0,1 per cento nel corso dell’anno, per poi salire allo 0,7 per cento il prossimo, rimanendo fanalino di coda di tutta l’Ue. Il rallentamento della Germania vale come scusa solo temporanea, visto che il pil tedesco dopo lo 0,5 per cento quest’anno dovrebbe rimbalzare all’1,5 per cento il prossimo. Il debito è così destinato a esplodere, secondo solo alla Grecia: dal 132,2 per cento del 2018 al 133,7 per cento del 2019, per poi balzare al 135,2 per cento nel 2020, un livello mai visto per l’Italia. Il prossimo anno il paese avrà anche il deficit più alto della zona euro: nel 2020 si prevede un disavanzo del 3,5 per cento. Quest’anno l’Italia è superata solo dalla Francia, con un 3,1 per cento di disavanzo che però è solo temporaneo, in discesa al 2,2 per cento nel 2020.

 

  

Ma è sul deficit strutturale – il deficit al netto del ciclo e delle una tantum – che la Commissione prenderà le sue decisioni dopo le elezioni europee. E per l’Italia non ci saranno belle notizie. Per rispettare l’accordo che era stato raggiunto a dicembre con la Commissione europea sulla legge di Bilancio per evitare la procedura per deficit eccessivo, l’Italia dovrebbe realizzare nel 2019 uno sforzo strutturale di altri 3,5 miliardi di euro, oltre ai 2 miliardi di euro già congelati con la legge di Bilancio che dovrebbero trasformarsi in tagli definitivi nel corso dell’estate. L’accordo stabiliva un aggiustamento strutturale neutro – pari a zero – da parte dell’Italia per il 2019. Si trattava già di una concessione significativa da parte della Commissione: il Patto di stabilità e crescita avrebbe richiesto un miglioramento del deficit strutturale di almeno lo 0,6 per cento del pil. Secondo le previsioni della Commissione, invece, il deficit strutturale per l’anno in corso dovrebbe peggiorare dello 0,2 per cento di pil, pari a circa 3,5 miliardi. Ma la vera stangata potrebbe però arrivare nel 2020, a meno che il governo gialloverde non scelga la strada di una procedura per deficit eccessivo che potrebbe rivelarsi ancor più costosa e dolorosa per l’Italia. Secondo le previsioni della Commissione, l’Italia sarebbe infatti costretta a realizzare una manovra da circa 30 miliardi per il 2020 per conformarsi al Patto di stabilità.

 

Le previsioni della Commissione non includono l’aumento di Iva e accise previsto dalle clausole di salvaguardia per il 2020, perché il governo ha già annunciato la sua intenzione di cancellarle. Sul piano qualitativo, la Commissione non risparmia critiche al governo. “La spesa pubblica è destinata ad aumentare significativamente a seguito dell’introduzione del reddito di cittadinanza e di diverse misure sulle pensioni, incluso uno schema di pensionamento anticipato”, dice la Commissione. Il rischio al ribasso per l’Italia è costituito da “rinnovate tensioni sui rendimenti sovrani”, che vuol dire che – come al solito – i rischi maggiori derivano non tanto dalle valutazioni tecnico-politiche di Bruxelles ma da quelle economiche dei mercati.

 

I dati, in assoluto e rispetto agli altri paesi, sono brutali. Si riduce l’occupazione, diminuiscono gli investimenti e la crescita è ferma (per questi tre indicatori siamo ultimi in Europa). Aumentano invece lo spread (e la spesa per interessi), il deficit e il debito pubblico (a livelli record). L’Italia affronta così un deterioramento dell’economia con i conti pubblici completamente sbilanciati. La politica può anche decidere di ignorare questi dati, ma il problema è che la realtà non ignora le scelte dannose del governo gialloverde.