Relazione annuale della Banca d'Italia. Federico Signorini, Salvatore Rossi, Ignazio Visco, Fabio Panetta, Valeria Sannucci (foto LaPresse)

Il Qe fa ricca la Banca d'Italia e lo stato

Mariarosaria Marchesano

Le casse pubbliche raddoppiano l'introito annuale dall'istituto centrale: 5,7 miliardi per il 2018 rispetto a 2,3 miliardi del 2017.  Per Visco dipende soprattutto dai titoli acquistati dalla Bce

Milano. Banca d'Italia fa ricco lo stato italiano che raddoppia l'introito annuale che gli proviene dall'istituto centrale. Per il 2018, infatti, l'entrata per le casse pubbliche sarà pari a 5,7 miliardi rispetto a 2,3 miliardi ricevuti nel 2017. E' quanto annunciato stamattina dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, durante l'assemblea annuale con i partecipanti, cioè le banche, alle quali andrà un dividendo pari a 340 milioni. Complessivamente, l'utile netto dell'istituto centrale per lo scorso anno è stato pari a 6,24 miliardi, in forte crescita rispetto al 2017, grazie soprattutto ai maggiori interessi percepiti sui titoli di stato acquistati con finalità di politica monetaria, al calo degli interessi negativi pagati sulle operazioni a lungo termine e alle minori esigenze di accantonamento ai fondi patrimoniali a fronte dei rischi di bilancio.

   

Per la Banca d'Italia, si tratta, quindi, del profitto più elevato di sempre per il quale deve ringraziare il Quantitative easing della Bce. Come ha spiegato lo stesso Visco, infatti, dopo quattro anni di acquisti di titoli da parte della banca centrale europea "il bilancio della Banca d'Italia e quello dell'Eurosistema sono raddoppiati, i titoli riconducibili a finalità dii politica monetaria sono cresciuti di circa 10 volte". 

  

Il governatore ha colto anche l'occasione per tornare sulla questione delle riserve auree, sulla quale ieri è intervenuto anche il presidente della Bce, Mario Draghi, rispondendo alla richiesta di chiarimenti sulla proprietà dei deputati europei pentastellati Marco Valli e Marco Zanni. "I partecipanti al capitale della Banca d'Italia non hanno alcun diritto sulle riserve auree e valutarie, la cui detenzione e gestione costituisce uno dei compiti fondamentali assegnati alle banche centrali dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea", ha detto Visco aggiungendo che "è la Banca d'Italia ad avere il diritto di proprietà sulle riserve". Il punto di fondo chiarito da Visco è che la legge di riforma non ha cambiato la natura di istituto di diritto pubblico che svolge le funzioni di interesse generale che gli sono state attribuite dall'ordinamento italiano ed europeo.

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