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L'acqua modello Atac

Redazione

Nazionalizzare l’acqua non è solo uno spreco: sarebbe anche un azzardo

Gli insuccessi elettorali e di governo, spingono il M5s a rifugiarsi in due battaglie “identitarie”: per togliere la gestione dell’acqua alle società di capitali (in pratica a tutte le multiutility quotate) e affidarla agli enti locali, e quella sul salario minimo. Acqua pubblica, mobilità “sostenibile”, sviluppo, connettività e ambiente sono il significato letterale delle stelle e dovrebbero servire a recuperare i consensi perduti. In che modo? Il referendum del 2011 non stabilì affatto la gestione comunale dell’acqua così come di altri due servizi richiamati nel quesito, trasporti e rifiuti, ma che la presenza dei privati nelle aziende fosse minoritaria. Né proibisce l’utile di impresa, riconosciuto nel 7 per cento. Ciò che propongono i 5 stelle è una ri-nazionalizzazione che obbligherebbe i comuni a rifondere non meno di 15 miliardi ad aziende come Acea, Hera, A2A, Iren (tra le quotate), che dovrebbero ridurre anche parte del personale mentre gli enti locali dovrebbero assumerne.

   

Oggi le utility, tutte controllate singolarmente o in consorzio dai comuni, ai quali distribuiscono dividenti, sono soggette al controllo della Borsa e dei soci privati e generano profitti, compresa la romana Acea. Il M5s vuole affidare l’acqua della capitale a municipalizzate a totale controllo diretto come Atac e Ama? Vogliono seguire l’esempio dell’Acquedotto pugliese con una dispersione del 48 per cento (il che ha costretto la regione a spendere 300 milioni dei contribuenti)? Certo, Atac, Ama e Aqp sono anche centri clientelari: l’Atac ha 11.900 dipendenti rispetto ai 9.700 dell’Atm milanese, ma incassa dai biglietti 260 milioni all’anno contro 450 e accumula deficit ripianati dallo stato con 800 milioni. Quello tra ri-statalizzazione dell’acqua e salario minimo c’è poi un mix diabolico: la proposta a 5 stelle porterebbe gli stipendi base all’80 per cento delle medie attuali, rispetto al 50-60 del resto d’Europa, lasciando zero spazio o quasi per contratti di produttività. Scale mobili crollate, stazioni chiuse e magari domani niente acqua per tutti. Però pagato con stipendi di cittadinanza.

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