Jerome Powell (foto LaPresse)

La Fed decide sui tassi di interesse, mercati in attesa

Mariarosaria Marchesano

Secondo gli analisti di Pictet Am, gli investitori hanno sottovalutato il rischio di una nuova stretta. In Europa sotto i riflettori ci sono le nozze Commerzbank-Deutsche Bank

Milano. Il ciclo dei rialzi dei tassi d'interesse negli Stati Uniti è davvero giunto al termine? E' una domanda centrale per i mercati finanziari in questa settimana in cui si riunirà (tra 19 e 20 marzo) il Fomc, braccio operativo della Federal Reserve, per decidere sul costo del denaro negli Stati Uniti, anche se dopo tutte le dichiarazioni del presidente della Fed, Jerome Powell, nessuno si aspetta particolari sorprese sul corso dei tassi. L'appuntamento è comunque considerato importante dagli investitori perché rappresenta una verifica sullo stato di salute dell'economia americana (verranno diffuse le nuove stime sulla crescita) e perché dovrà precisare il numero delle eventuali strette monetarie attese per quest'anno, ammesso che ce ne saranno. L'appuntamento della Fed non è l'unico atteso dalle banche centrali perché nei prossimi giorni si riuniranno anche la Banca d'Inghilterra e la Banca nazionale svizzera.

 

Va considerato che i rimbalzi delle Borse a partire da inizio anno sono dovuti soprattutto al cambio di rotta della Fed, alla Bce che ha confermato la necessità di una politica "accomodante", e alla fiducia che, di conseguenza, si è diffusa tra gli investitori e che ora sta sostenendo i listini dopo le perdite del 2018. Ma secondo gli analisti di Pictet Asset Management c'è il rischio che gli investitori siano stati troppo compiacenti. "Sebbene le banche centrali abbiano reagito ai segnali di debolezza economica, riteniamo che ciò potrebbe rivelarsi un cambio di tono temporaneo. A nostro avviso, le proiezioni dei tassi d’interesse fatte dagli operatori di mercato sottovalutano la possibilità che la Federal Reserve operi un ulteriore aumento dei tassi d’interesse prima della fine dell'anno", scrivono nel report "Il Barometro" relativo al mese di marzo.

  

In questo contesto, le Borse europee sono tutte moderatamente positive stamattina con Piazza Affari in prima fila, che beneficia dello spread sceso sotto i 240 punti base dopo che l'agenzia di rating Moody's ha lasciato invariato il proprio giudizio sul debito sovrano a Baa3 con un outlook stabile (il prossimo verdetto è atteso da S&P che si pronuncerà a fine aprile).

   

Al centro dell'attenzione, oggi, ci sono i rumor sempre più insistenti sulla fusione tra due grandi banche tedesche, Commerzbank e Deutsche Bank. Nel fine settimana le indiscrezioni sono state confermate dai vertici dei due istituti, anche se è stato precisato che non vi è la certezza sull'esito dell'operazione. Intanto, gli analisti finanziari hanno cominciato a diffondere le loro valutazioni sui costi di un eventuale accorpamento (si parla di 30 mila esuberi) e sulle minusvalenze dovute alla grande quantità di titoli di stato in pancia alle due banche (per esempio, Commerzabank avrebbe circa 30 miliardi di titoli, di cui una buona parte rappresentata da btp italiani). Inoltre, sempre gli analisti tedeschi avrebbero calcolato che per procedere all'unione occorrerebbero fino a 15 miliardi di euro di risorse, di cui una parte a carico del governo di Berlino.