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Anche su ecotassa e incentivi il governo ha creato il caos

Maria Carla Sicilia

Dal primo marzo scattano i meccanismi di bonus e malus per le nuove auto ma manca ancora il decreto attuativo. L'incertezza preoccupa costruttori e consumatori 

L'incertezza delle regole, si sa, non aiuta le imprese e neppure stimola i consumatori. Per questo nel settore dell'automotive italiano c'è molta agitazione in questi giorni, perché a meno di ventiquattro ore dal debutto degli incentivi per le auto elettriche e ibride non ci sono tracce del decreto attuativo della misura, inserita nella manovra di bilancio dopo una complicata discussione tra M5s e Lega. Dal primo marzo, infatti, dovrebbe essere erogato l'ecobonus per chi immatricola automobili che emettono meno di 70 grammi di Co2 al chilometro, un incentivo che parte da 1.500 euro e arriva a 6.000 euro per le auto con meno emissioni di anidride carbonica acquistate con la rottamazione di un veicolo più vecchio. L'altra faccia del provvedimento è il malus, il balzello compreso tra 1.100 e 2.500 euro che sempre dal primo marzo si dovrebbe applicare alle automobili nuove che emettono più di 160 grammi di Co2 al chilometro. Nonostante le rassicurazioni del governo, questa nuova tassa a carico degli automobilisti non colpirà solo vetture di lusso e i Suv ma anche modelli che hanno un prezzo di listino più basso (è il caso della Dacia Lodgy Stepway, ma anche del Doblò e del Fiat Qubo, per fare qualche esempio intorno ai 14 mila euro). 

      

E così anche in questa occasione è successo che il governo gialloverde sia riuscito a sollevare lo scontento unanime di chi di solito occupa posizioni contrapposte nei tavoli di concertazione. Da Altroconsumo al Codacons, fino a produttori e rivenditori: gli impatti della misura sommati all'incertezza della sua applicazione sono visti con sospetto e in alcuni casi con allarme. Il timore maggiore è che l'effetto sia quello di deprimere ancora di più un mercato che, soprattutto negli ultimi mesi, ha mostrato di non godere di ottima salute, ma che molto rappresenta in termini economici per l'intero sistema nazionale, contribuendo a quasi il 6 per cento del pil

    

Del decreto attuativo sono circolate alcune bozze e la pubblicazione in Gazzetta ufficiale dovrebbe arrivare a stretto giro, comunque in ritardo rispetto all'avvio della misura. Intanto, nella tarda serata del 28 febbraio, il Mise ha comunicato che la piattaforma gestita da Invitalia da cui le concessionarie dovranno prenotare i bonus sarà online dalla mattina del primo marzo, ma in una prima fase, in attesa delle istruzioni contenute nel decreto, sarà possibile solo registrare i dati delle concessionarie. Anche l'Agenzia delle entrate ha pubblicato nella serata del 28 febbraio alcuni chiarimenti. Il malus, ha spiegato, va versato da chi acquista entro la data di immatricolazione, mentre sul fronte incentivi l'importo dovuto sarà scontato dalla concessionaria. Questa dovrà poi richiedere un rimborso al costruttore, che recupererà quanto speso sotto forma di credito d’imposta da utilizzare in compensazione. 

    

L'impressione è che il governo stia prendendo tempo. Pochi giorni fa il leghista Dario Galli, viceministro dello Sviluppo economico, ha dichiarato che i meccanismi di bonus/malus andranno “sicuramente rivisti”, accogliendo quanto chiedono da mesi i costruttori nazionali. Una prima apertura in questo senso c'è stata mercoledì alla Camera, quando l'aula ha accolto una mozione di Lega e M5s che impegna il governo a trovare le risorse per incentivare l'acquisto anche di auto usate Euro 5 o superiori – quindi diesel e benzina – a fronte della rottamazione dei modelli più vecchi. Ringiovanire il parco circolante, a prescindere dalla motorizzazione, sarebbe un'occasione per dare una scossa al mercato e nello stesso tempo ridurre Co2 e polveri sottili. Ora però alla mozione dovrà seguire un nuovo provvedimento e, soprattutto, si dovranno trovare le risorse.   

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