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Ragioni per convincere il M5s a cambiare strada sull'Auto

Maria Carla Sicilia

Crollo delle vendite e ripresa dei motori a benzina. L’ecobonus (ancora inesistente) inguaia i concessionari e non aiuta l’elettrico

Roma. Non c’è nessuna esplosione delle vendite di auto “ecologiche” in questo primo mese di ecobonus gialloverde. I numeri delle nuove elettriche e ibride plug-in pubblicati ieri dal ministero dei Trasporti sono in miglioramento ma gli incentivi studiati e voluti dai ministri Luigi Di Maio e Danilo Toninelli non c’entrano nulla. Dopo l’approvazione della legge di Bilancio, in cui è prevista la misura, il decreto attuativo che permette di prenotare l’incentivo non è stato ancora pubblicato e così nessuno ha potuto ottenere lo sconto promesso. Un rompicapo per i concessionari, alle prese con oggettive difficoltà, mentre il governo non sembra imbarazzato per avere sbandierato una misura che non è ancora reale. A chi lo ha fatto notare, il sottosegretario del ministero dei Trasporti, Michele Dell’Orco, ha risposto su Twitter che il testo dovrebbe essere pubblicato in settimana in Gazzetta ufficiale e che il ritardo è dovuto al fatto che il decreto è rimasto due settimane fermo nelle stanze del ministero delle Finanze. Peccato che la scadenza per l’emanazione era fissata al 2 marzo, un mese fa.

   

Qualunque sia il motivo, resta un dato: le vendite delle auto elettrificate avanzano come già accadeva prima, anche senza l’intervento dello stato. Tutto questo nel mese in cui acquistare un’auto elettrica è stato forse meno conveniente che in passato. Da un’inchiesta pubblicata sul numero di aprile di Quattroruote emerge che gli sconti commerciali applicati fino a febbraio da alcune concessionarie sono spariti con l’annuncio dell’incentivo, col risultato che sul prezzo finale il cliente non percepisce nessun risparmio rispetto a prima dell’ecobonus. In numeri assoluti si tratta comunque di vendite ancora marginali – su un totale di 194.428 nuove immatricolazioni nel mese – soprattutto in riferimento all’elettrico puro (621 auto vendute, che valgono il 42,1 per cento in più rispetto a un anno fa), mentre l’ibrido ricaricabile procede a passi più lenti (447 vetture, +22,2 per cento). “Si tratta di cifre molto piccole, che possono variare anche di molto anche per un semplice acquisto da parte delle stesse Case di nuovi modelli da far provare – dice al Foglio Antonio Sileo, ricercatore di Green Bocconi e dell’I-Com – e in queste ultime settimane sono disponibili due nuovi modelli totalmente elettrici su un totale di 21. Come non andrebbe dimenticato che oggi le i modelli di automobili, di tutte le alimentazioni acquistabili in Italia sono ben 492”.

    

Un effetto collaterale delle novità introdotte con l’ultima finanziaria tuttavia c’è, e riguarda l’aumento delle immatricolazioni di automobili che emettono tra 161 e 175 grammi di anidride carbonica al chilometro, le stesse che il malus vuole penalizzare. La crescita è stata del 119 per cento (circa 3.900 vetture in un mese) e il motivo, spiega l’Unione nazionale dei rappresentanti autoveicoli esteri (Unrae), è che sono state ordinate prima dell’entrata in vigore della tassa con l’intento, probabilmente, di evitarla. Il dato di fondo è che nel complesso il mercato è in forte sofferenza e nel solo mese di marzo ha perso il 9,6 per cento rispetto all’anno scorso. “In prospettiva lo scenario non può che peggiorare – ha detto Michele Crisi, presidente di Unrae – considerato che gli effetti sulle vendite dell’ecotassa non sono ancora oggettivamente rilevabili”. Mentre il mercato si contrae, non c’è neppure nessun risvolto positivo per l’ambiente. A marzo è aumentata la media ponderata dell’anidride carbonica legata alle immatricolazioni, nonostante il numero in calo delle nuove vetture. In parte il motivo è legato al nuovo ciclo di omologazione a cui devono attenersi i costruttori, ma ci sono anche altri due fattori: mentre il diesel continua a subire i colpi di una propaganda contraria, crescono le auto a benzina e i crossover. Se il mercato non è stimolato e l’impatto ambientale non migliora, Di Maio e Toninelli dovrebbero rendersi conto che è ora di cambiare strada.

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