Mario Draghi (foto LaPresse)

Draghi pronto a usare tutti gli strumenti se la situazione peggiora

Mariarosaria Marchesano

Nell’audizione davanti al Parlamento europeo, il numero uno della Bce ha dichiarato la sua disponibilità a reagire per contrastare il rallentamento del ciclo economico. E riferendosi all’Italia ha detto: Cresce meno del previsto, ma è presto per dire se serve una manovra correttiva

Milano. Le persistenti incertezze globali pesano sull'Eurozona e, dunque, gli stimoli monetari sono ancora essenziali. Su questo doppio concetto, già espresso durante il primo meeting dell'anno della Bce, è tornato Mario Draghi, oggi, nella sua ultima audizione davanti alla Commissione economica del Parlamento europeo, che gli ha donato una targa in segno di riconoscenza (foto sotto). Nella settimana in cui gli occhi dei mercati finanziari sono puntati sulle mosse della Federal Reserve, per verificare se effettivamente il presidente Jerome Powell abbandonerà la politica aggressiva che ha caratterizzato buona parte del 2018 per un approccio più accomodante, in Europa il numero uno della banca centrale appare sempre più aperto alla possibilità di ricorrere a misure di sostegno per contrastare il rallentamento del ciclo economico in atto. Attenzione, che non vuol dire che ci siano le condizioni per riattivare interventi come il Quantitative easing, ma se le cose dovessero andare molto male, c'è la disponibilità a riaprire l'ormai famosa “cassetta degli attrezzi”.

 

   

“Significativi stimoli di politica monetaria restano essenziali per sostenere l'ulteriore aumento delle pressioni dei prezzi e gli sviluppi dell'inflazione complessiva nel medio termine”, ha detto il numero uno dell'Eurotower che non ha fornito indicazioni sulle misure adottabili rispetto alla conferenza stampa di giovedì scorso a Francoforte, ma ha aggiunto che “negli ultimi mesi le informazioni hanno continuato a essere più deboli di quanto atteso a causa della domanda esterna e di alcuni fattori specifici nazionali e di settore”. Insomma, quasi una presa d'atto più consistente e formale del ciclo economico avverso, complice, probabilmente, le ultime cattive notizie provenienti dalla Germania che quest'anno prevede una consistente frenata del suo prodotto interno lordo. E rispondendo a una domanda sull’Italia ha detto che il paese “cresce significativamente meno del previsto” ma ha aggiunto che “è presto per dire se servirà una manovra correttiva.  Ma l'audizione è stata anche l'occasione per parlare dell'euro, la moneta dell'Unione europea che quest'anno compie vent'anni e, ha sottolineato il presidente della Bce, “garantisce sovranità in un mondo globalizzato”.

 

Il bilancio dell'euro è positivo, anche se non mancano le zone grigie. È stato pensato per essere una moneta stabile e affidabile e, assicura Draghi, ha garantito la stabilità dei prezzi per due decenni. Oggi nei 19 paesi che attualmente costituiscono l'eurozona ci sono 20 milioni di europei in più che lavorano rispetto a 20 anni fa. “E dalla creazione dell'euro, il tasso di partecipazione alla forza lavoro è passato dal 59 per cento al 67 per cento, il livello più alto di sempre”. Inoltre, dopo la crisi finanziaria, “il ruolo internazionale della moneta sembra essersi gradualmente indebolito, mentre la sua importanza come valuta di fatturazione per le transazioni commerciali internazionali è rimasta sostanzialmente stabile con oltre 50 paesi o territori che usano o collegano la loro valuta all'euro”, ha concluso Draghi sottolineando che “se vogliamo cogliere appieno i benefici dell'euro, dobbiamo capitalizzare l'impegno”.

Di più su questi argomenti: