Mario Draghi (foto LaPresse)

Draghi sta fermo un giro ma si preparano nuovi prestiti alle banche

Mariarosaria Marchesano

Il presidente della Bce prende tempo sui Tltro. Per ora

Milano. “Le cose grosse Draghi le fa sempre a marzo. Considerato che non ci sono margini di manovra per agire ulteriormente sui tassi d’interesse, è molto probabile che dalla cassetta degli attrezzi della Banca centrale europea possano uscire già nei prossimi mesi gli strumenti di intervento per sostenere il sistema bancario dell’area euro messo sotto pressione da vari fattori”. Carlo Altomonte, docente della Bocconi dove insegna politica economica europea, commenta così la decisione della Bce di lasciare invariati i tassi d’interesse fino alla prossima estate, ma di non dare il via, per ora, al terzo giro dei cosìddetti Tltro (il cui acronimo è Targeted long term refinancing operation), i quali non sono altro che prestiti offerti alle banche allo stesso tasso d’interesse ufficiale (in questo caso zero) in cambio di titoli di stato come garanzia. Una misura già utilizzata in altri due momenti critici dell'area euro – nel 2014 e nel 2016 – e molto attesa sia dalle banche che dai mercati finanziari. Il presidente dell’Eurotower, Mario Draghi, ha spiegato, però, che una decisione del genere non può essere presa per favorire un singolo settore o un singolo paese, pur ammettendo che i Tltro sono stati “molto utili e efficaci” perché hanno contribuito a ripristinare la trasmissione della politica monetaria nell’Eurozona.

 

La Bce ha mantenuto inalterata la “forward guidance” poiché ha riconosciuto che le informazioni ricevute dopo la riunione dello scorso dicembre sono state più deboli del previsto e ha ammesso che un significativo stimolo monetario è ancora necessario ed è pronta a utilizzare tutti gli strumenti appropriati per raggiungere il suo obiettivo. Allora perché si mostra riluttante a promuovere la terza fase dei Tltro? “Credo che sia solo questione di tempo e opportunità – prosegue Altomonte – Mi pare che la Bce abbia ben pochi margini per agire come stimolo dell’economia e da quello che ha detto Draghi, e da come lo ha detto, si capisce che non aspetterà più di tanto per adottare forse l’unica vera misura espansiva che gli resta”.

 

In realtà, questo strumento è stato anche molto criticato in passato perché ha fornito alle banche centinaia di miliardi di euro di liquidità che solo in minima parte è stata utilizzata per sostenere le imprese e l’economia reale. E ora che manca poco alla scadenza degli ultimi finanziamenti dati nel 2016 (i Tltro hanno durata triennale), il timore è che la nuova ondata di liquidità possa essere utilizzata dalle stesse banche come un “roll over”, cioè per restituire i vecchi prestiti alla Bce. In altre parole, i Tltro agirebbero all’interno di un meccanismo autoreferenziale senza beneficio per il ciclo economico. “Questo rischio esiste sempre, ma bisogna essere realisti: se le banche sono più solide, riprende anche l’erogazione di credito e il benessere economico complessivo”, conclude Altomonte.

 

A ogni modo, la “non” decisione sui Tltro ha in parte deluso gli operatori dei mercati finanziari che per tutta la giornata di ieri hanno atteso con ottimismo le decisioni dell’Eurotower. “Sembra che la Bce abbia preso tempo per verificare quanto persistente sia il rallentamento in atto, che fino a ora è stato comunque maggiore di quanto la stessa Bce si aspettasse – osserva Antonio Cesarano, strategist di Intermonte. “La Bce ha maggiori possibilità di fornire sostegno all’economia attraverso i Tltro mentre le probabilità che incrementi i tassi quest’anno è molto bassa”, aggiunge Charles St Aranud, strategist di Lombard Odier Im. Entrambi gli esperti sono fiduciosi che il sostegno alle banche non andrà oltre la primavera, quando la fine del mandato di Draghi come presidente della Bce sarà ormai vicina.

 

Già da adesso gli investitori stanno cominciando anche a interrogarsi su chi lo sostituirà in una fase così delicata per l’Eurozona. Ecco la previsione di Lombard Odier, che in un report scrive: “A nostro avviso, i principali contendenti sono il governatore della Banca di Francia, Francois Villeroy de Galhau e l’ex capo della banca centrale, Finlandese Erkki Liikanen, mentre sono scarse le probabilità che il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, o un altro cittadino tedesco, sia nominato”.

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