Matteo Salvini (foto Imagoeconomica)

I risparmiatori beffati diventano il “vincolo interno” di Salvini & Co.

Alberto Brambilla

Solo degli investitori irrazionali crederebbero alla “svolta” sul deficit, e per ora i mercati sono più ragionevoli del governo

Roma. Il governo di coalizione M5s-Lega dovrà sperare che i mercati siano più irrazionali che ragionevoli. I commenti del vicepremier e leader leghista, Matteo Salvini, suggeriscono che il governo è aperto a ridurre il deficit di bilancio per il 2019 e così trovare un compromesso con la Commissione europea, che la settimana scorsa ha annunciato l’avvio di una procedura sanzionatoria contro l’Italia. Di conseguenza lo spread è tornato sotto i 300 punti (290) e la Borsa ha recuperato (più 3 per cento). I mercati, si dirà, rispondono con razionalità a un pericolo rientrato. Tuttavia l’apertura di Salvini – nessuno è “bloccato” su un obiettivo di deficit/pil del 2,4 per cento – dovrebbe essere presa col beneficio del dubbio. Solo un attore irrazionale si fiderebbe di un governo che da sei mesi dice tutto e il suo contrario. L’unico modo per ridurre il deficit di bilancio sarebbe rimandare le misure più costose, “reddito di cittadinanza” e abbassamento dell’età pensionabile (“quota 100”). Un rinvio può permettere di risparmiare solo 3-4 miliardi di euro. Ma bisogna chiedersi se un rinvio basterà a convincere la Commissione che l’Italia ha davvero intenzione di ridurre il debito pubblico che altrimenti destinato a crescere nei prossimi anni. Rimandare i provvedimenti principali della propaganda con cui Lega e M5s hanno vinto le elezioni di marzo sembra un imbroglio. “Il rinvio non è altro che un inganno contabile, che nel migliore dei casi avrà un impatto solo sulla cifra del deficit di bilancio del 2019. E’ dubbio che una tale manovra porterebbe a una svolta con la Commissione nella disputa in corso sul bilancio”, dice Wolfango Piccoli, analista del centro studi inglese Teneo Intelligence.

 

Salvini deve perciò sperare che tra gli investitori prevarrà la proverbiale irrazionalità dei mercati e indurli a cadere in un palese bluff. Al tavolo da poker ci sono però giocatori pesanti che vedono il gioco. Parlando lunedì in audizione al Parlamento europeo, il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha detto che politiche eccentriche gravose per i conti pubblici di un paese mettono a repentaglio la salute economica della nazione che le persegue e l’integrità dell’euro. “I rischi per l’Eurozona derivanti da politiche nazionali insostenibili passano attraverso i canali finanziari, la fiducia e commerciali e possono diffondersi in altri paesi che hanno fragilità”. Inoltre “politiche insostenibili – ha aggiunto – possono forzare ad aggiustamenti socialmente duri e finanziariamente costosi che possono mettere a repentaglio la coesione nell’Unione monetaria”. Per Draghi il gioco della propaganda sovranista è dannosa per gli effetti prodotti dagli annunci e, se dovesse essere tradotta in misure concrete, dovrebbe essere corretta. Attraverso l’aumento dello spread e i cali borsistici, gli investitori hanno pagato il conto dell’utopia economica legastellata. Secondo Moneyfarm, un gestore, nell’ultimo anno l’investitore in Btp ha perso in media il 6 per cento e l’investitore nell’azionario italiano ha perso tra il 12-14 per cento. Anche le performance dei Piani individuali di risparmio (Pir) oscillano in media tra il meno 6 e meno 20 per cento. I Pir, nati nel 2015 per incanalare il risparmio verso le imprese italiane, sono strumenti venduti dai gestori come “pacchetti” di opzioni di investimento e prevedono che su un ammontare massimo di 30 mila euro il 70 per cento finisca a imprese italiane; se tenuti fino a scadenza sono esentasse. Con l’economia reale e un mercato azionario declinanti – di cui il governo è responsabile – non stupisce la performance deludente.

 

Lo strumento speculare ai Pir ma indirizzato ai titoli di stato sarebbero i Conti individuali di risparmio (Cir), immaginati dalla Lega ma finora non realizzati (nemmeno il Tesoro ne era al corrente) con l’idea di incoraggiare gli italiani a comprare debito pubblico grazie a incentivi fiscali. Il clamoroso insuccesso dell’emissione dei Btp Italia tra i piccoli risparmiatori e istituzionali – 2,2 miliardi di euro raccolti contro 10 miliardi attesi – suggerisce che pochi vogliono mettere a rischio i risparmi con questo esecutivo. E’ forse questo fallimento ad avere convinto Salvini a moderare i termini del confronto con Bruxelles. I risparmiatori traditi, loro malgrado, funzionano così da “vincolo interno” e hanno agito razionalmente negando fiducia a Salvini & Co, il cui problema è recuperare credibilità.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.