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Per il Fmi la manovra espone l'Italia al rischio recessione

Redazione

Conte chiedeva di considerare la Nadef per giudicare. Ebbene, quota 100 penalizza i giovani, il reddito di cittadinanza e gli interventi fiscali potrebbero non essere efficaci. Ecco cosa hanno detto gli ispettori di Washington

Probabilmente non influirà sulle valutazioni del governo, che stasera si riunirà per ultimare la risposta sulla manovra da inviare a Bruxelles, ma anche il Fondo monetario internazionale ha fornito le sue osservazioni sugli effetti della legge di Bilancio e le prospettive sono persino più pessimiste di quelle degli altri istituiti che già avevano bocciato le misure gialloverdi. Il premier Giuseppe Conte l'aveva detto lo scorso ottobre, quando lo stesso istituto aveva messo in guardia il governo: "Le previsioni del Fmi dovrebbero essere riaggiornate nel rispetto della nostra nota di aggiornamento del Def". E ora che questo aggiornamento è stato fatto le previsioni non sono affatto migliorate. 

  

Secondo gli ispettori, fattori avversi come il rallentamento della crescita o l'aumento dello spread, aumenterebbero il debito esponendo l'Italia al rischio di dover avviare una stretta fiscale in un momento di debolezza: "Questo potrebbe trasformare un rallentamento in una recessione", si legge nella relazione. Le raccomandazioni degli ispettori suggeriscono in sostanza che non è il caso di esporre il paese a rischi che potrebbero renderlo vulnerabile, come succederebbe con le misure previste dalla manovra, ma di intraprendere un percorso di riduzione del debito. E come l'Ufficio parlamentare di bilancio e la Commissione europea, anche il Fmi mette in discussione le stime fornite dal ministero dell'Economia su crescita e deficit. Gli ispettori sostengono infatti che tra il 2018 e il 2020 l'Italia crescerà di circa l'1 per cento ogni anno, per poi rallentare negli anni a seguire. Il deficit per il 2019 è invece stimato al 2,7 per cento, dato che nei successivi due anni potrebbe arrivare al 2,8-2,9 per cento, a meno che non si decida per un aumento delle aliquote iva o non si trovino misure compensative per almeno lo 0,7-0,8 per cento del pil, entrambi interventi "che si sono rivelati molto difficili da fare in passato". 

  

Entrando nel merito delle misure incluse nella manovra, il Fmi mette in guardia il governo: pensioni, interventi di natura fiscale come la flat tax e reddito di cittadinanza potrebbero generare effetti non considerati dall'esecutivo. Sulle pensioni, proprio ieri l'Upb ha evidenziato i costi a carico dello stato se tutti i cittadini che ne hanno titolo richiedessero di andare in pensione con quota 100, spiegando che l'anticipo comporterebbe anche una riduzione dell'assegno per ogni pensionato. Il Fmi accende un altro faro sulla questione spostando l'attenzione sui giovani. Non c'è evidenza, sottolineano gli ispettori, che il ritiro anticipato di lavoratori più anziani crei altrettanti posti di lavoro tra i giovani. Mentre quello che è certo è che i costi da sostenere sottrarrebbero risorse alle politiche di crescita. 

  

D'altra parte, si legge nella relazione, gli ispettori sono anche scettici sulla bontà delle misure fiscali. Sarebbe il caso, raccomandano, che si pensasse a una riforma globale per ampliare la base imponibile e promuovere equità. "Siamo preoccupati che flat tax e incentivi fiscali si aggiungano a una storia di modifiche marginali al sistema fiscale che aumenterebbe l'incertezza e danneggerebbe il contesto imprenditoriale". "L'esperienza internazionale – aggiungono – conferma che eventuali benefici temporanei sono compensati da un più minore rispetto delle tasse" e perciò, continua la relazione, "i condoni fiscali dovrebbero essere evitati". 

  

Attenzione poi al reddito di cittadinanza"L'Italia ha bisogno di uno schema di reddito minimo garantito" ma costruito in modo tale "da evitare la dipendenza dal welfare e disincentivi alla ricerca di un lavoro e da non risultare vincolato nel tempo". Anche in questo caso la raccomandazione è fare in modo che "i benefici vengano fissati a un livello tale da non distorcere gli incentivi a trovare un lavoro regolare".

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