Vincenzo Boccia (foto LaPresse)

Confindustria all'attacco del governo sfascista

Redazione

“La politica non deve indebolire l'economia”, dice Boccia. “Servono riforme e un governo stabile e credibile”. Bisogna salvaguardare l'Europa e le infrastrutture (dalla Tav al Tap). Calenda su Ilva: "Il governo pronto a mettere ulteriori risorse"

Roma. L’Italia sta correndo un grave rischio: marginalità, isolamento, e una “enorme perdita di credibilità”. Confindustria scioglie le riserve sul “governo del cambiamento” e avverte che per fare gli interessi del paese ci sono delle priorità da salvaguardare: innanzitutto l’Europa. E poi le infrastrutture (dalla Tav al Tap) e l'Ilva. Il presidente degli industriali Vincenzo Boccia non fa sconti al futuro governo e all'assemblea degli industriali sottolinea che “non è affatto chiaro dove si trovano le risorse per le tante promesse elettorali”. "La politica fiscale”, aggiunge “ha bisogno di una regia chiara, ferma e coerente, che sappia essere immune da manovre volte solo a captare consenso politico e da interventi non sistematici”. Per Boccia “occorrono visioni di medio termine, obiettivi sull'economia reale, programmi di governo e non elettorali”.

  

Gli ammonimenti alla politica: “La democrazia ha bisogno di competenze”

Se a due giorni dal voto del 4 marzo scorso, Boccia aveva dato un segnale tranquillizzante, dicendo che “il Movimento 5 stelle è un partito democratico e non fa paura”, oggi non risparmia un giudizio duro e preoccupato alle forze politiche che potrebbero apprestarsi a guidare l’Italia: “Possiamo progredire lungo la strada della crescita o possiamo fare passi indietro tornando a un’Italia povera e agricola che i nostri nonni e i nostri genitori hanno saputo trasformare, dalle macerie del dopoguerra, nell'Italia che tutti ci invidiano”. E ammonisce che “per difendere le nostre posizioni e migliorarle abbiamo bisogno di un impegno collettivo. Nessuno può tirarsi indietro”. Tantomeno la politica, che non può essere forte senza un'economia forte. “E se la politica pensa di essere forte creando le condizioni per indebolire l'economia, lavora in realtà contro se stessa”. Occorre “aspettare che scelte necessariamente di medio e lungo termine diano i frutti sperati”, segnala ancora Boccia. D'altra parte, è finito il tempo in cui “democrazia e crescita erano collegate: crescono addirittura anche di più i paesi non democratici”: è proprio questo “il rischio che non possiamo trascurare”. La democrazia, ammonisce Boccia, ha bisogno non solo di “competenze”, ma soprattutto “di leader che sappiano scegliere, assumere responsabilità e avere sempre chiaro l'interesse nazionale”. E non si può non pensare all’investitura di Giuseppe Conte alla premiership.

 

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L’Europa è imprescindibile

Boccia lancia un allarme riguardo alle scelte e alle promesse dei due partiti che potrebbero guidare il paese nei prossimi anni, a partire dall’antieuropeismo di Lega e M5s. “L'Europa è imprescindibile”, è il punto fermo degli industriali italiani .“Possiamo criticarla per quello che non fa, per la lentezza delle sue decisioni, per il bizantinismo con il quale a volte legifera”, dice Boccia, ma “l’Italia deve sentirsi a pieno titolo parte del gruppo di testa di questa Europa, che va cambiata sì ma dal di dentro”, semmai rovesciando “il principio del patto di Stabilità e crescita perché è la crescita che garantisce la stabilità e non il contrario”. “L'economia globale comincia a frenare”, avverte Confindustria e “nel primo trimestre si intravedono segni di rallentamento della crescita in Europa e scricchiola anche la forza della ripresa in Italia”. Boccia sottolinea che “all'orizzonte si stanno affacciando diversi fattori esterni che non promettono nulla di buono”. Il riferimento è alle “tensioni nell'ambito del commercio internazionale, per l'Italia, tra i principali paesi esportatori al mondo, possono portare a un rallentamento, penalizzando le nostre imprese”.

 

Il pericolo del debito

Se in platea mancano i leader del M5s e della Lega – nell'ennesima giornata forse decisiva per la formazione del governo – tra gli altri c’è invece il capo economista del Carroccio, Claudio Borghi. Per l'Italia è un momento “delicato”, incalza Boccia, e occorre intervenire “con saggezza, buon senso e consapevolezza” perché la ripresa inizia a “scricchiolare”, il debito affossa l'economia e le minacce che arrivano da fuori Europa, come i dazi, possono destabilizzare l'Italia, che tra poco perderà lo scudo delle politiche espansive della Bce. Proprio il debito pubblico resta il nemico della crescita del paese: occorre una politica che rassicuri sulla graduale riduzione del debito, creando le precondizioni per la crescita e la creazione di lavoro, vera missione di pace". Il leader di Confindustria ricorda i “2.300 miliardi di euro che ci costano oggi 63 miliardi all'anno di interessi e che domani potrebbero costare di più se verrà meno il sostegno della Bce”.

 

Ilva: basta cambiare le carte in tavola

Sull'Ilva, il presidente di Confindustria esprime la perplessità del mondo industriale sull'incertezza che da mesi grava sul destino del gruppo siderurgico italiano al centro di una difficilissima vertenza con ArcelorMittal e oggi oggetto di una possibile “rivisitazione” del progetto da parte del governo M5s-Lega. “Possiamo non condividere il protezionismo americano”, dice dal palco dell’Auditorium di Roma, “ma oggi l'America parla di produrre più acciaio mentre da noi si vuole chiudere l'Ilva, la più grande acciaieria d'Europa. Viene da chiedersi se sia possibile cambiare continuamente le carte in tavola, per di più nell'anno in cui entriamo nella top ten dell'attrattività”. A riguardo è intervenuto anche il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, presente all'assemblea. Calenda ha commentato l'incontro tra i sindacati e i vertici di Mittal, riuniti ieri a Roma, dicendo che il governo, tramite l'amministrazione straordinaria "è disponibile a mettere sul piatto ulteriori risorse per chiudere nelle prossime ore" la trattativa aperta sul nodo delle assunzioni. "Attenzione, fate presto – ha detto Calenda – Ilva finirà la cassa nel mese di luglio e ricominciare tutto da capo per seguire chi propone soluzioni tecnologiche irrealizzabili rischia questa volta di provocare una chiusura tutt'altro che progressiva". Riferendosi al presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, Calenda ha attaccato i "populisti" che propongono di far andare lo stabilimento di Taranto a gas. "Lasciamo i deliri dei populisti 'alle vongole', anzi, 'alle cozze pelose' per essere più precisi, fuori dai tavoli sindacali". 

 

 

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No ai dietrofront sulle infrastrutture

Nessun dietrofront sulle grandi opere infrastrutturali, che “sono la precondizione per costruire una società inclusiva e ridurre i divari”, premette Boccia: l'Italia non deve fare passi indietro sulla Tav, Tap e sul Terzo Valico perché un’adeguata dotazione infrastrutturale consente al nostro paese di recuperare una “favorevole centralità” tra Europa e Mediterraneo. “Una centralità che però rischiamo di perdere irrimediabilmente rimettendo in discussione scelte strategiche per il nostro futuro, a partire dal Terzo Valico, dalla Tav e dal Tap, condannando così il nostro paese, i suoi cittadini e le sue imprese, a una posizione di marginalità e di isolamento. E a una enorme perdita di credibilità. Perché se passa l'idea che a ogni cambio di maggioranza politica si torna indietro sulle scelte strategiche per la nostra economia, è la nostra credibilità che mettiamo in discussione”, ammonisce Boccia.

 

Lavoro e pensioni

“Meno enfasi sulle pensioni e più sul lavoro che deve riacquistare una centralità assoluta. Vogliamo un paese che si incammini per la strada maestra del lavoro, prima di tutto ai giovani, e non prenda scorciatoie per quanto allettanti, che possono solo condurre in vicoli ciechi”, dice Boccia, aggiungendo come il lavoro abbassi anche “il bisogno di garantire chi un reddito non riesce a procurarselo”. “Se l'alto debito richiede prudenza nei tagli generalizzati delle imposte, occorre rendere possibile una minore tassazione sui fattori di produzione, a partire dal lavoro e dall'anomala imposizione di patrimoniali come Imu, Irap sui fattori produttivi”, conclude Boccia. “Occorre permettere alle banche di fare impresa bancaria e non bloccarle con regole che di fatto lo negano”. Boccia indica il tema della regolamentazione del sistema bancario tra le questioni urgenti che avranno impatto nei prossimi anni sulla vita di cittadini e imprese, che si stanno decidendo in queste settimane in Europa. “Le nuove regole europee rendono sempre più difficile realizzare operazioni di moratoria dei debiti in favore delle pmi, come sarebbe invece necessario per consentire a banche e imprese di superare questa transizione”. Per Boccia, bisogna favorire la possibilità “di investire, innovare, crescere. Per questo, occorre che la raccolta di risparmio privato che si fa realizzando attraverso i Pir vada verso le medie imprese italiane”.