La marcia del Movimento 5 stelle per il reddito di cittadinanza (foto LaPresse)

Le promesse dei barbari si fermeranno all'imbuto delle coperture

Enrico Nuzzo

Il limite del programma lega-stellare è nella venerabile Costituzione. Un’arma (legale) per il pensoso Mattarella

Graecia capta ferum victorem cepit. Non Roma (victorem, incolto: vincitore) sedotta dalla Grecia conquistata, bensì l’Unione europea, incapace di coinvolgere le orde, talvolta chiassose, grilline e leghiste all’attacco contro di essa. Orde, chissà se e quanto incolte, di certo dominatrici per autoproclamazione, non già di Bruxelles ma soltanto dell’ultima tornata elettorale nella “provincia” italiana. Vincitore è chi, rispetto a una regola data (la vigente legge in materia), è nelle condizioni di portare ad esecuzione un suo piano. L’esito della consultazione fa intravvedere soltanto perdenti, perché nessuno ha superato la percentuale di consensi per esser riconosciuto timoniere della nazione. Il dato è rilevante. Primo (M5s) e terzo (Lega) migliori perdenti, fieri avversari fino al 4 marzo., dopo scaramucce condite da qualche infelice sortita (data di convocazione di una nuova chiamata alle urne), per occupare Palazzo Chigi, si accordano per un “contratto” di governo, col quale, tra l’altro, viene messa nel mirino l’Europa. La costruzione Ue non è perfetta e non sempre ha dato buona prova di sé, specie in tema di migranti e per l’affidamento, talvolta eccessivo, riposto in taluni automatismi (rapporto debito/pil, ecc.).

 

Non è, tuttavia, assennato prescindere dai molteplici vantaggi della partecipazione all’Unione, i più evidenti e visibili dei quali sono costituiti, con l’avvento dell’euro, dagli enormi benefici del crollo del costo degli interessi sul debito, utilizzati dai nostri governanti per fare finanza allegra e non buongoverno dei conti pubblici. E più di recentetali benefici si sono dispiegati attraverso il Quantitative easing (Qe). Col doppio risultato, in questa seconda ipotesi, del contenimento del costo del debito e della comoda collocazione, in pancia alla Banca centrale europea, dei titoli di stato di nuova emissione. Sfugge, di solito, un fatto rilevante: l’acquisto dei titoli di debito da parte di Bce è la prima, e in qualche modo apprezzabile, condivisione di rischio tra i partecipanti dell’Eurozona e utile precedente per far innescare, in futuro, progressi in questo senso. Non migliora la percezione delle cose lo sguardo agli assetti interni. Per ogni dove la disinvolta infrazione delle norme costituzionali: introduzione del vincolo di mandato (art. 67), “usurpazione” , tentata o consumata ,delle prerogative del presidente della Repubblica quanto a elezioni da indire (art. 87), a nomina del presidente del Consiglio e ministri (art. 92) su proposta di –, e non per imposizione a – quest’ultimo (art. 92) al quale spetta il compito non di mero esecutore ma quello – qualificante – di dirigere la politica generale del governo (art. 95).

 

Il contratto, prodotto dagli “sherpa” e di cui si fa un gran parlare, si rivela essere, quanto più lo si scorre e in più punti, un generico manifesto politico, costituito da assemblaggi di parti e incroci di obiettivi delle opposte fazioni al tavolo. Se le cose, prima di esistere e manifestarsi nel mondo reale, sono quelle contenute nelle decisioni , non pare possano intravvedersi motivi di gaudio nell’apprendere l’esito dei “ negoziati “conclusi con la chiusura delle trattative. Le liturgie pentastellate (solo 44 mila “click” su 11 milioni di voti ) e leghiste ( in 2 giorni, 245 mila partecipanti su 6 milioni di consensi) – complessivamente, 259 mila soggetti su 17 milioni di voti – hanno fatto innescare il rito del coinvolgimento dei supporter ignorando (o facendo finta di non sapere) che l’approvazione di quanto convenuto, scontata da parte di questi ultimi non può equivalere a scelta degli elettori, essendo soltanto il prodotto (comunque valutato, misero nei numeri ) dei fabbricanti autoselezionati di consenso . Con l’aggravante, per i pentastellati, di essere ispirati e controllati, da soggetti privati che interferiscono, dall’esterno, nell’agone politico: torna prepotente alla mente l’idea dell’uomo che sa e si fa guida dei popoli, perché custode del vero che è chiamato a diffondere e praticare . Opzione impossibile per chi osserva – di Einaudi i successivi virgolettati – il precetto per cui “conosciamo la verità solo se e finché abbiamo la possibilità di negarla; che il solo criterio della verità politica, come di ogni altra verità, è il diritto illimitato di discutere le regole accettate nel costume o nelle costituzioni scritte, di criticare gli ordinamenti esistenti e gli uomini al potere, di adoperarsi per mutare gli uni e per cacciare gli altri dal seggio, il diritto delle minoranze di trasformarsi, in virtù di persuasione, in maggioranza”.

 

Due minoranze (eterogenee o meno che siano) si sono accordate: per l’evocato precetto, hanno diritto di governare. Utile rendere di pubblico dominio che il contratto messo giù è qualcosa di diverso dai programmi che Lega e M5s sottoposero agli elettori: i loro punti più qualificanti (reddito di cittadinanza, flat tax, abolizione della legge Fornero) risultano visibilmente manipolati. Esso snocciola il progetto politico, partorito dopo la gestazione delle ricordate trattative, che le Camere si apprestano a validare, ferma la responsabilità dei contraenti verso gli elettori per le sue differenze rispetto ai testi diffusi prima del voto di marzo.

  

La vera partita è sui conti, sulle politiche di spesa, sulle misure di rientro dal debito. Compito tutt’altro che notarile del presidente della Repubblica sarà vigilare sul rispetto dei vincoli di bilancio – che M5s e Lega vogliono terremotare – in sede di promulgazione delle leggi (art. 87 Cost.). Un argine alle favole

 

Prerogativa del Presidente della Repubblica è vigilare sulla sua attuazione in sede di promulgazione delle leggi (art. 87 Cost.). Compito tutt’altro che notarile, specie per i provvedimenti (e sono la larghissima prevalenza) che movimentano le cifre di bilancio, la cui accorta gestione, tenuto conto della collocazione del paese, presuppone la scelta del responsabile del Mef all’altezza del ruolo e dei gravosi compiti cui è chiamato. “I cosiddetti punti programmatici, i capitoli e i paragrafi di un manifesto politico non dicono nulla, sinché non siano tradotti in disegni di legge, forniti di articoli e di commi, senza la lettura dei quali è praticamente impossibile farsi un concetto esatto dei propositi enunciati da chi voglia riformare, innovare o conservare. Se, poi, il disegno di legge non è corredato dalla segnalazione dei mezzi di copertura della spesa eventualmente richiesta per l’applicazione – e le proposte che non importino spese sono rarissime e, salvo eccezioni ancora più rare, fraudolente – esso è una mera dichiarazione retorica di voler fare qualcosa che al tempo stesso si riconosce non potere o non volere intraprendere”. La vera partita è sui conti, sulle politiche di spesa, sulle misure di rientro dal debito, all’attenzione dei mercati ed in sede Ue, con la quale vennero assunti precisi impegni. E’ bene che l’opinione pubblica cominci ad essere vigile sulle iniziative che saranno assunte e sugli effetti delle stesse, senza prescindere da qualche esercizio di prove muscolari di cui gli attuali azionisti della maggioranza di governo già cominciano a fare mostra.