Viaggio nella fabbrica delle bufale anti-Ogm

Luciano Capone
Il “caso Infascelli” rischia di assumere le dimensioni dell’“affaire Séralini”. Gilles-Eric Séralini è un biologo francese, autore di uno studio che dimostrava la dannosità per la salute del mais geneticamente modificato (Ogm).

Milano. Il “caso Infascelli” rischia di assumere le dimensioni dell’“affaire Séralini”. Gilles-Eric Séralini è un biologo francese, autore di uno studio che dimostrava la dannosità per la salute del mais geneticamente modificato (Ogm). La ricerca divenne una bandiera per i gruppi anti ogm e lo è ancora oggi, nonostante sia stata poi ritirata per “gravi vizi di progettazione e metodologia”, come scrive l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare), e quindi non rispettava “standard scientifici accettabili”.

 

Qualcosa di simile, e per certi versi ancora più grave, sta accadendo in Italia con gli studi di Federico Infascelli. Infascelli è un professore di Nutrizione del dipartimento di Veterinaria dell’Università Federico II di Napoli che ha pubblicato alcuni articoli che mostrerebbero, in opposizione allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, alcune criticità dei mangimi ogm sugli animali. Come accaduto con gli studi di Séralini, le ricerche del professore napoletano sono subito diventate parte dell’argomentario dei movimenti ambientalisti o pseudo-tali che si oppongono alla ricerca, coltivazione e diffusione degli Ogm in Italia. Lo stesso Infascelli ha partecipato a convegni anti ogm organizzati dal Movimento 5 stelle e dalla grillina Elena Fattori, senatrice nota per alcune sue posizioni stravaganti sui temi scientifici. Il problema è che c’è chi ha notato che quegli studi sono pieni di errori, probabilmente voluti, e di manipolazioni finalizzate a dimostrare la pericolosità degli Ogm. La scoperta è partita dalla discussione sulla ricerca sugli Ogm in Senato, dove lo stesso Infascelli era stato chiamato a illustrare i suoi studi insieme ad altri ricercatori per fornire ai parlamentari il quadro attuale delle conoscenze scientifiche sul tema. Dopo l’audizione, la senatrice a vita Elena Cattaneo, che ha ottenuto il laticlavio proprio per i suoi meriti nel campo della ricerca, ha scritto una lunga lettera a Infascelli in cui sollevava alcuni dubbi metodologici e chiedeva al nutrizionista delucidazioni su alcuni punti poco chiari della sua audizione. Inoltre la Cattaneo si è messa a studiare le ricerche citate dal professore napoletano e spulciando i vari dati si è accorta per una coincidenza fortuita che alcune foto non quadravano, erano anomale. Non potendosi affidare all’occhio nudo, è stato un biologo molecolare che si occupa di frodi, Enrico Bucci, a confermare che i sospetti della scienziata erano fondati, attraverso un software che riconosce le immagini modificate.

 

Da lì in poi anche altri scienziati internazionali, che autonomamente stavano controllando le ricerche, hanno confermato le manipolazioni e scovato altre violazioni. A quel punto la senatrice Cattaneo ha scritto a Infascelli e al direttore del dipartimento di Veterinaria della Federico II, il prof. Luigi Zicarelli, per chiedere chiarimenti su quelle anomalie. Non avendo ottenuto alcuna risposta né da Infascelli né da Zicarelli, la Cattaneo ha segnalato la circostanza alle riviste che avevano pubblicato gli studi di Infascelli e al rettore della Federico II Gaetano Manfredi, che ha preso di petto la vicenda e ha nominato una commissione di esperti. Il giurì avrebbe confermato le violazioni ed è in attesa delle controdeduzioni di Infascelli, che rischia pesanti sanzioni previste nel rigido regolamento per l’integrità scientifica dell’università napoletana. Anche Food and Nutrition Sciences, una rivista su cui è apparso un articolo di Infascelli, ha confermato le anomalie ritirando la pubblicazione dello studio incriminato.

 

Dopo che la vicenda è diventata di dominio pubblico, Infascelli si è difeso rigettando le accuse e paventando una reazione dei “poteri forti”: “Quello degli Ogm è argomento sensibile: abbiamo toccato interessi più grandi di noi”. Per adesso l’accusa è quella di aver toccato le foto e i dati, manipolazioni intenzionali che rendono il “caso Infascelli” più grave delle carenze metodologiche dell’“affaire Séralini”.   

Di più su questi argomenti:
  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali