Xi Jinping con David Cameron (foto LaPresse)

Occhio a Minsheng per valutare l'abbraccio tra la Regina e il Dragone

Alberto Brambilla
Attorno all'incontro tra Cameron e Xi Jinping a Londra ruotano investimenti pari a 46 miliardi di dollari. Ambizioni e ostacoli dell'intesa tra Cina e Regno Unito

Roma. L’accoglienza da imperatore riservata al presidente cinese Xi Jinping a Londra dal premier David Cameron e dalla Regina Elisabetta è commisurata alla quantità di accordi promessi da Pechino (46 miliardi di dollari circa); piatti forti: costruzione di almeno una nuova centrale nucleare nel Regno Unito e rafforzamento della partnership tra Bp e China National Petroleum Corp. per esplorare shale gas nello Sichuan. Nell’ultimo decennio il Regno Unito è diventata la prima destinazione di capitali cinesi in Europa con 36,7 miliardi di dollari; seconda l’Italia con 17 miliardi. Il cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, vuole che la Cina diventi il principale partner, dopo gli Stati Uniti, entro il 2025.

 

L’ambizione di Osborne, in cortese visita in Cina a settembre, a dare manforte dopo il tracollo borsistico del colosso asiatico, è di iniziare una “èra d’oro” delle relazioni sino-britanniche risultando così il leader più filo-cinese d’occidente agli occhi dell’Economist. Osborne è stato di recente criticato dai media per gli inchini a Pechino con relativi rimbrotti americani – a inasprire il dibattito interno, la chiusura annunciata di un’acciaieria nel nord-est dell’Inghilterra che la proprietà indiana, Tata Steel, imputa all’inondazione di acciaio a basso costo dalla Cina – ma il cancelliere sembra giocare una partita di lungo termine con la Cina. Osborne, discendente di un’aristocratica famiglia anglo-irlandese, è il candidato forte alla guida del Partito conservatore quando il leader David Cameron lascerà l’incarico alle elezioni del 2020. Un metro utile per valutare quanto diventerà stretto e confortevole  l’abbraccio  tra la Regina e il Dragone lo offre l’operato della China Minsheng Investment Corp. Minsheng è la più grande società di investimento privata cinese con attività nell’energia, nell’aviazione e nell’edilizia e con masse in gestione per almeno 8 miliardi di dollari. Nel febbraio scorso aveva annunciato di volere essere il principale investitore nella realizazione della “terza city” di Londra, o meglio, la “city cinese” nell’East London che si confronterà con la City e Canary Wharf, gli storici distretti della finanza. Il progetto di costruzione e ristrutturazione al Royal Albert Dock, in prossimità dell’aeroporto cittadino, rappresenta uno dei più grandi investimenti cinesi nel Regno Unito in tempi recenti, almeno un miliardo di sterline (ma il costo è probabilmente sottovalutato), e servirà come porta d’ingresso soprattutto per le compagnie cinesi che intendono investire all’estero e oltreoceano. I lavori edili, caldeggiati anche dal sindaco uscente di Londra, Boris Johnson, aggiungeranno 20 mila posti di lavoro e potenzialmente inietteranno nell’economia inglese 6 miliardi di sterline.

 

[**Video_box_2**]Tuttavia c’è scettiscismo sull’ambizioso progetto a causa dei costi crescenti e un contenzioso in corso tra i protagonisti del piano. Pochi giorni prima della visita di Xi, Minsheng aveva fatto sapere di non avere ancora raggiunto un accordo pecuniario con la Asian Business Port, società proprietaria del progetto, con la quale aveva siglato un memorandum sette mesi fa. Ci sarebbero almeno altri quattro pretendenti e l’annuncio di una nuova partnership strategica dovrebbe arrivare la prossima settimana, secondo Xu Weiping, ceo della Asian Business Port, che intende restare primo azionista nel progetto. Rimane da vedere chi sarà il suo partner, dunque. Minsheng ha come consiglieri alcune vecchie volpi della diplomazia internazionale riunite nell’advisory board, come Dominique de Villepin, ex primo ministro francese sotto Chirac, e Romano Prodi, ex presidente del Consiglio e commissario europeo, ma non è detto che servano in casi come questo. Minsheng ha alle spalle 59 azionisti e ambisce a costruire un impero finanziario e industriale privato inglobando anche altre società affiliate, pure antecendenti alla sua creazione, nel 2014, come Minsheng Bank con cui condivide i soci – il principale è Anbang, piccola assicurazione che ha comprato il Waldorf-Astoria di New York – e dalla quale arriva il suo presidente Dong Wenbiao. Guardare sotto il tappeto rosso per capire quant’è lunga la coda del drago.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.