Il presidente del Consiglio Matteo Renzi (foto LaPresse)

Andamento lento

Urge “miracolo italiano” per non sfigurare in una Europa dal passo corto

Alberto Brambilla
La ripresa dell’Eurozona singhiozza, Parigi maglia nera, Berlino in surplace, Roma arranca. La manifattura non ingrana. Atene avanti col bailout.

Roma. La modesta ripresa economica nell’Eurozona (più 0,3 per cento) ha subìto una nuova battuta d’arresto nell’ultimo trimestre. La Francia ha registrato una stagnazione. La Germania una timida espansione del pil (più 0,4). In Italia la ripresa è debole (più 0,2 per cento) e inferiore alle attese. Con Matteo Renzi l’Italia è entrata in una fase di riforme strutturali che vanno dal mercato del lavoro al sistema elettorale e alla rettifica di un mortifero bancocentrismo. Gli investitori inizialmente innamorati del nuovo governo stanno perdendo sentimento: ci vorrebbe un miracolo italiano per scostarsi da uno stentato recupero senza occupazione, dice Barclays. Su un trend così incerto ogni variabile può ingigantirsi. Il singhiozzo della produzione industriale (meno 1,1 a giugno dopo precedenti rialzi decimali) costringe la seconda manifattura europea ad affidarsi alle incerte occasioni di un commercio globale in subbuglio.

 

Nel frattempo l’Europa passa da una crisi all’altra senza intaccare l’origine secolare della sua decadenza. La deficienza di volontà politica è stata fecondata, anziché dalla condivisione di un orizzonte paneuropeo, con le polluzioni dogmatiche della Germania. La legittima difesa dei contribuenti tedeschi dall’esproprio comunitario a beneficio dei greci, diseducati dall’assitenzialismo, ha prodotto la sfida diretta alla fragile integrità dell’unità valutaria che solo ieri il ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, pare avere ritirato. Parlando dall’Eurogruppo ha riscontrato “buoni progressi” nella preparazione del terzo bailout per Atene in cambio di una serie di riforme prioritarie, approvate dal Parlamento greco, e forse capaci di redimere l’Ellade da antichi vizi caricati da cinque anni sui suoi spazientiti creditori.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.