Una raffineria di petrolio in Iran (foto LaPresse)

Da Saras a Eni, la frenesia italiana per gli idrocarburi iraniani

Gabriele Moccia
L'euforia circa gli esiti delle negoziazioni sul nucleare iraniano ha già aperto nuovi scenari sul mercato petrolifero e già si parla di una sostanziale ripresa degli acquisti di greggio dalla Repubblica islamica

L'euforia circa gli esiti delle negoziazioni viennesi sul nucleare iraniano ha già aperto nuovi scenari sul mercato petrolifero. Già si parla di una sostanziale ripresa degli acquisti di greggio dalla Repubblica islamica. In pole, ci sarebbe anche l'italiana Saras come riporta Bloomberg. Conferme arrivano anche dall'interno del gruppo: "Saras potrebbe comprare di nuovo greggio iraniano sia sul mercato spot che a termine", ha commentato Marco Schiavetti, top manager della società. Ma i media iraniani parlano anche di un possibile interessamento della spagnola Cepsa e della greca Hellenic Petroleum. Entrambe avrebbero manifestato la loro disponibilità a riprendere in pianta stabile il downstream con il regime degli ayatollah. 

 

"Non appena il greggio iraniano sarà nuovamente disponibile, certamente torneremo a comprarlo di nuovo", ha ricordato Loukas Tripelopoulos, portavoce di un'altra società greca, la Motor Oil Hellas. Come confermato di recente anche dagli analisti di Citigroup, il prezzo del greggio di Teheran potrebbe presto dimezzarsi (le oscillazioni al ribasso di Brent e Wti di questi giorni sono già un segnale in tal senso) e per un Paese come la Grecia farebbe la differenza poter continuare ad approvvigionarsi a basso costo. Sorprese potrebbero arrivare anche dal gas. La National Iranian Gas Company (Nigc) ha confermato l'avvio colloqui con una delle principali compagnie specializzata nella costruzione di impianti galleggianti per la produzione di gas naturale liquefatto.

 

Le autorità di Teheran, per ora, preferiscono mantenere il massimo riserbo sul nome della società, ma si tratta di una vera apertura al mercato interno. Come ha sottolineato Alireza Kameli, rappresentante della Nigc, le trattative per raggiungere il memorandum d'intesa riguardano ad oggi almeno 170 imprese straniere.

 

[**Video_box_2**]I progetti al vaglio prevedono la realizzazione di impianti galleggianti in mare aperto, centri di liquefazione del gas, stoccaggio e trasferimento dei carichi con navi speciali. Della partita sono sicuramente Shell, Repsol e Total, ma anche Eni. La visita nella capitale iraniana di dell'ad di palazzo Mattei, Claudio Descalzi, non è servita solo per parlare di alcuni pagamenti arretrati che la Nioc deve alla società italiana, ma si è anche discusso della concreta possibilità di lanciare una rivoluzione shale gas in Iran, dopo la scoperta di alcuni promettenti giacimenti nel bacino di Zagros. Alcune proiezioni parlano di un aumento delle esportazioni di gas del 71 per cento nei prossimi quattro anni mentre il presidente Rohani intende investire 63 miliardi di dollari per lo sviluppo di progetti essenziali, come quello delle fasi finali del South Pars, così da ottenere il 10 per cento della quota di mercato mondiale. Il gas iraniano potrebbe andare a rifornire stabilmente l'Italia, come fonte alternativa di approvvigionamento? Proprio in questi giorni al Mise è partito il processo che porterà al varo di una strategia nazionale per il Gnl. Il governo italiano si è infatti impegnato ad adottare iniziative per la realizzazione di centri di stoccaggio, ridistribuzione e sicurezza . Nel documento di consultazione che il ministero dello sviluppo economico ha messo a disposizione non si parla esplicitamente di Iran ma è chiaro che la fine del regime sanzionatorio prevista nell'accordo raggiunto a Vienna apre nuovi scenari di approvvigionamento anche per Roma.

 

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