Foto di Filippo Attili, via Ansa 

Di cosa parlare stasera a cena

La destra che cerca un suo sistema culturale è una sfida alla sinistra per rinnovarsi

Giuseppe de Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

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A cena si può anche osare qualche chiacchiera vagamente culturale, ovviamente buttandola un po’ in politica. Proviamo. Si vede, anche perché fa di tutto per farsi vedere (aldilà dei veri contenuti), un tentativo di accompagnare la vittoria elettorale della destra con la costruzione di un sistema di idee di riferimento. Una cultura conservatrice, come dicono i suoi propugnatori, da diffondere e radicare, anche per superare certi complessi e di cui dotare le forze politiche vincenti, anche in vista di futuri e complessi passaggi politici, quando verranno meno, ad esempio, le spinte elettorali dovute al puro e semplice contrasto alla sinistra.

Non è un compito semplice e l’errore, la grave sgrammaticatura (ops), è che sono sempre lì pronti a colpire. Il repertorio storico e nazionale della cultura di destra (espressione troppo sintetica e discutibile) è smilzo di suo e la capacità attrattiva e distruttiva del fascismo ne ha messo fuori uso gran parte. In più è un repertorio già spremuto in occasioni precedenti, perché sembra che ci si dimentichi della grande riflessione avviata da Gianfranco Fini e dagli intellettuali che con lui hanno collaborato. Certo, l’operazione finiana si bloccò, tra le sue vicissitudini e gli insuccessi elettorali, ma idee e nomi tra cui attingere per creare il pantheon della destra sempre quelli erano.

Insomma, l’operazione è difficile, anche perché non si vede un grande intellettualismo al lavoro, mentre il piano della comunicazione basata sul made in Italy e la terra da coltivare è talmente più semplice e vinitalyamente di pronta beva da diventare il piano principale della rivoluzione culturale di destra. Ma, a essere interessante, in questo fermento, è l’effetto sul campo progressista. Cioè sul mondo politico in cui troviamo, magari in lotta tra loro, quelli che vogliono cambiare la società e quelli che vogliono fare in modo che i cittadini cambino la società. Bene, quel mondo, che, appunto, va dai socialisti (intesi in senso ampio) ai liberali, è costretto, e per fortuna, a riflettere e a riproporre idee e non solo formule ormai consumate.

Per metterla proprio sul pratico potremmo dire che stare all’opposizione per accusare ogni giorno il governo di qualche errore o gli esponenti di punta della destra di qualche cretinata storica è certamente un compito dovuto, ma si potrebbe fare molto di più. È noto che questi propositi non portano mai a nulla. Poi, però, che sia la società a organizzarsi da sé o che ci si sia una spinta da qualche persona dotata di cultura e di spirito militante, le cose succedono. Auguri, quindi, servono simboli, obiettivi, sogni e ragioni, tutti nuovi e ripensati nel vasto campo progressista.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Ecco cosa dice il presidente della repubblica finlandese sull’ingresso nella Nato (non si perde in celebrazioni fumose e al tono celebrativo sostituisce quello operativo e realista). E il benvenuto alla Finlandia nella Nato dai vicini meridionali

Fatto #2

I possibili cambiamenti alle regole di attuazione del Pnrr, il tentativo di Giancarlo Giorgetti. E la questione degli stadi affrontata da Raffaele Fitto

Fatto #3

Con questa storia delle spunte blu a pagamento, ma, come osserva il Foglio, senza garanzie sulle identità, i social politici (se possiamo inventare una definizione) come Twitter, in modo più spiccato, e Facebook, perdono una grande forza, contro qualche spicciolo

 

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