Ecco perché il mondo sarà meno popolato di quanto pensiamo

Roberto Volpi

Siamo di fronte a una accelerazione della transizione demografica che porterà tutti i paesi del mondo, a eccezione di una dozzina di paesi africani, sotto o di poco sopra la soglia di sostituzione

I paesi in via di sviluppo, dice la nota Population Facts No 3 di ottobre 2017 della Population Division dell’Onu dal titolo oltremodo significativo “The end of high fertility is near”, stanno ormai attraversando una fase di transizione demografica caratterizzata dall’incremento della speranza di vita o vita media e dal declino dei livelli di fertilità. Anzi, aggiunge, molti di questi paesi stanno raggiungendo livelli di speranza di vita e di fertilità che sono assai simili a quelli che si riscontrano nei paesi più sviluppati del mondo.

 

I paesi con alta fertilità (più di 5 figli in media per donna) stanno letteralmente scomparendo, mentre sono destinati a contrarsi anche quelli con fecondità intermedia (da 2,1 a 5 figli in media per donna). I soli paesi in aumento, in forte aumento, sono quelli che non raggiungono la soglia di sostituzione della popolazione pari a 2,1 figli in media per donna. Come conseguenza di questi sommovimenti già entro il 2030 solo l’uno per cento della popolazione mondiale vivrà in paesi di alta fecondità (era l’8 per cento nel 2010), il 32 per cento vivrà in paesi con fecondità intermedia (era il 46 per cento nel 2010) e addirittura il 67 per cento, oltre i due terzi della popolazione mondiale, vivrà in paesi con una fecondità che non arriva alla soglia di sostituzione dei 2,1 figli per donna (era il 46 per cento nel 2010). A breve, già in un arco di anni compreso tra il 2020 e il 2025, più della metà della popolazione mondiale vivrà in paesi dove non si raggiunge la soglia di sostituzione. Pochi anni ancora ed entro il 2030 si passerà dalla metà ai due terzi della popolazione mondiale che vivranno in paesi dove il numero medio di figli per donna è due o meno di due.

 

Siamo di fronte a una accelerazione della transizione demografica che porterà tutti i paesi del mondo, a eccezione di una dozzina di paesi africani, sotto o di poco sopra la soglia di sostituzione. Un risultato che sembra anticipare le attese di lungo periodo che danno la popolazione mondiale attestata attorno a una fecondità complessiva di circa 2 figli soltanto per la fine del secolo, quando la popolazione mondiale avrebbe già abbondantemente superato gli 11 miliardi.

 

Sulla base di previsioni demografiche ragionevoli (le più ragionevoli possibili) ma non sicure, come non sono sicure tutte le previsioni chiamate a spingersi tanto avanti nel futuro, sempre la Population Division dell’Onu nella nota Population Facts No 4 del 2017, immediatamente successiva a quella citata, proietta queste tendenze della popolazione alla fine di questo secolo per giungere a una conclusione che, fosse confermata, ridimensionerebbe alquanto la tendenza mondiale a quel forte popolamento fino a ieri dato quasi per certo. Da una previsione intermedia (o centrale) di oltre 11 miliardi per la fine del secolo si passa infatti a una forbice di previsione che va da un minimo di 9 a un massimo di 11 miliardi. Attualmente il mondo ha 7,5 miliardi di abitanti, una popolazione che è tre volte quella di 2,5 miliardi del quinquennio 1950-1955, sessant’anni fa. Non importa essere demografi per vedere quanto i ritmi di incremento della popolazione mondiale vadano decadendo anche nell’ipotesi, che al momento è quella più alta, di un raggiungimento degli 11 miliardi per la fine del secolo.

 

Dunque il popolamento del mondo, dopo aver conosciuto un formidabile e prolungato incremento – dovuto non già, come si tende a credere, all’aumento della fecondità, che è invece passata negli ultimi quarant’anni da 3,87 a 2,47 figli per donna,  quasi un figlio e mezzo in meno in media per donna, ma alla spettacolare riduzione della mortalità, specialmente infantile – è in una fase di crescita moderata che prelude a un contenimento anticipato, già forse attorno ai 9 miliardi di abitanti, per l’abbassarsi della fecondità femminile più generalizzato e marcato del previsto.

 

È quel che ci voleva, indubbiamente – sempre parlando a livello mondiale, perché il futuro demografico dell’occidente è a forte rischio. Ma se ci spingiamo oltre con lo sguardo sorge spontanea una domanda: che succederà quando pressoché tutto il mondo, tempo mezzo secolo al massimo, farà meno di quei due figli che servono, dati i livelli di invecchiamento, a tenerlo già oggi in precario equilibrio?

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