Teresa Mannino Gettyimages 

l'editoriale dell'elefantino

Le altre verità a Sanremo che scandalizzano

Giuliano Ferrara

Sul relativismo e sulla “società delle formiche”, ma soprattutto sul potere della donna tentatrice. Appunti per un monologo a specchio rispetto a quello esposto magistralmente da Teresa Mannino, artista vera

Teresa Mannino è incantevole, incantevole il suo sorriso occhialuto, la sua disinvoltura non relativizzabile, assoluta, con agio e finta leggerezza (ma anche vera) finalmente si ride, si pensicchia, un monologo intenso e giocondo e breve con tutte le vocali sbagliate, neanche fosse il grande avvocato Grazia Volo, e tutte le idee antropologiche storiche paleontologiche zoologiche etologiche agronomiche filosofiche e gender giuste, tutte giuste, da Protagora in giù, eloquio semidivino, alla siciliana. Ho sempre amato e temuto la donna siciliana, mi sembra di natura manesca e arrogante nel suo fascino un po’ omicida, e ho sempre sbagliato perché non ho tenuto conto di Teresa, una gioia per chi al favoloso Ariston non ha lasciato occhi e orecchie a casa.

Eravamo abituati a certi pipponi, è arrivato un meraviglioso bobbone. Il bobbone di una regina formica tagliafoglie che fa del femminismo militante più efficace nel suo genere del terrorismo blasfemo osceno e tagliateste di Sinwar e delle sacre incursioni di Tsahal nel formicaio dove si nascondono i dinosauri non ancora estinti, purtroppo. Relega il maschio a due piaceri, la scopata e l’essere minoranza, e delega alle donne il potere di non opprimere e di ridere e far ridere. Se fossi su un social direi che la tipa è semplicemente geniale. Mi limito a definirla sobriamente qui una grandissima artista. Mi aspetto da lei, solo da lei, un monologo a specchio del suo di Sanremo, questa volta per comunicare come solo lei sa le altre verità. Che Protagora era un relativista, e di questi, oggi, anche in mancanza di elettricisti se ne trovano a derrate, miliardate. Se sono la misura di tutte le cose, vado dall’estetista e mi faccio del sesso che voglio e mi fabbrico il bambino che desidero, quando lo desidero, se e solo se lo desidero, altro che Grande scopata, altro che libro di Giobbe. 

Perché quella storia dell’uomo misura di tutte le cose è una alzata d’ingegno sofistica per annientare con un anticipo di decenni le idee sopravvenienti di Platone, che diverranno un ingombro più pesante di lui, e il concetto di Socrate, uno strumento etico e logico con cui abbiamo a che fare tutti i giorni, per lo meno sui giornali di carta stampata, bene o male, bene e male, e la scienza di Aristotele che scoprì la verità anche lui oltre la natura, al di là della natura che conosceva abbastanza bene, la verità metafisica. Che le formiche e i babbuini solerti nello strizzamento del pene non conoscono la bussola, la Torah, il vangelo, la riforma protestante, la storia dei papi e dei re, l’energia nucleare, un potere energico e energetico almeno quanto quello di far ridere, non hanno mai temprato l’acciaio come non solcano i mari, il loro mondo è piccolo come quello degli alberi e delle banane, vedono e non vedono, coltivano sempre e solo funghi e nulla sanno non solo delle patate e della bistecca, nulla dei numeri arabi, dei geroglifici, dell’abbecedario, del radicchio di Treviso, non è che gli manchi solo il linguaggio, sono pieni di entusiasmo e comunicano ma non con le parole di Omero, di Cristo Gesù, di Pascal, l’uomo è una canna che pensa, o di Lutero, di Kant o di Proust e Joyce e Virginia Woolf

Sull’inutilità del maschio in quanto maschio nulla da eccepire, ma la donna sa essere maliziosa peggio della regina delle formiche, sa essere tentatrice, sa essere vaga e turbolenta nelle sue passioni e indifferenze, e abbiamo bisogno di una donna onesta e gentile come Teresa Mannino, tanto onesta e gentile che pare una poeta stilnovista, una reincarnazione femminile di Dante, per dire anche l’altra verità. 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.