Rappresentazione lezione universitaria, 1350 (foto Wikipedia)

inventario

E se il Medioevo non fosse altro che lo specchio deformante del nostro presente? Un libro

Maurizio Schoepflin

Il ruolo centrale dei laici, la figura della donna, il valore del matrimonio e la guerra. Questi e altri aspetti dell'età di mezzo approfondito nel volume "Inventario medievale" dello storico Glauco Maria Cantarella

Ormai definitivamente superato – almeno si pensa e si spera – il luogo comune che riduceva il Medioevo  a un millennio di oscurità e arretratezza, la parola è di nuovo fortunatamente passata agli studiosi seri come Glauco Maria Cantarella, che di recente ha mandato in libreria un bel volume intitolato Inventario medievale. Percorsi, storie e protagonisti dell’età di mezzo (Carocci, 160 pp., 15 euro). L’autore, professore emerito di Storia medievale all’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, sostiene che quella dell’età di mezzo “è una dimensione storica ancora poco conosciuta, spesso soltanto lo specchio deformante del nostro presente: “cose da Medioevo” si dice, come se quelle cose non appartenessero ai nostri giorni; insomma un comodo falso bersaglio che ci risparmia la fatica di interrogarci su passato e presente e di coglierne differenze e continuità”. Cantarella, invece, questa fatica non se l’è risparmiata e si è messo a scavare per “immergersi nel passato, scendere nel suo spazio sotterraneo, seguire i percorsi fatti di storie, personaggi e luoghi che tracciano itinerari fondamentali dipanando il lungo filo d’Arianna attraverso il Medioevo e oltre”. Da tale lavoro è scaturito un prezioso inventario, nel quale sono state raccolte alcune “voci” essenziali per comprendere l’epoca medievale. Il cammino prende inizio – e questa è già un’indicazione di grande importanza – da Roma e Costantinopoli, i centri nevralgici del potere e della cultura ma, soprattutto, della religiosità medievale, e poi si dipana lungo le direttrici costituite, tra l’altro, dai pellegrinaggi, dal monachesimo, dai grandi protagonisti, quali Pietro Abelardo e San Bernardo di Chiaravalle, dai luoghi, come Cluny, “culmine dell’aristocrazia della preghiera del X-XII secolo”. Ma il Medioevo non fu soltanto l’epoca dei Papi e dei vescovi, dei preti e dei monaci: durante questo lungo periodo storico giocarono un ruolo assai importante i laici, ai quali Cantarella dedica significative riflessioni, soffermandosi su vari temi, quali la figura della donna, il valore del matrimonio, la vita cittadina, la guerra, l’amor cortese. Approfondimenti assai suggestivi sono riservati pure alla dimensione dell’“Oltremare” rappresentata in particolare dalla Terrasanta, dalle Crociate, dai pellegrinaggi. Come è facile comprendere, un libro siffatto, un inventario appunto, propone al lettore una straordinaria quantità di sollecitazioni e di suggerimenti che riflettono bene il volto stesso del Medioevo indagato da Cantarella, un volto variegato che spesso non manifesta apertamente i suoi più autentici lineamenti, ma richiede che essi vengano cercati al di sotto della superficie che si mostra a prima vista. Se tra i numerosissimi argomenti trattati nel libro dovessimo sceglierne uno in particolare, credo non si farebbe torto all’autore qualora ci focalizzassimo su Roma, “l’Urbe, la Città, l’Unica. L’Eterna”. Roma non perse mai il suo fascino e il suo ruolo, rimase sempre faro di civiltà, nonostante che avidità e corruzione abbiano costantemente albergato dentro le sue mura. “Roma – conclude Cantarella – centro di tutte le contraddizioni. Roma, gorgo delle contraddizioni. Roma, il luogo fisico, ideale e mentale cui tende tutto, in cui tutto si concentra, si dilata e deflagra, si confonde, si azzera, si rapprende, nasce, muore e torna a nascere, ritorna cambiato e sempre uguale a se stesso”. Come non ravvisare in tutto ciò quell’impressionante somiglianza, a cui si è fatto inizialmente cenno, tra il passato del Medioevo e il presente del XXI secolo?

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