contro mastro ciliegia

Peggio del viaggio in treno di Elkann c'è solo la nota imbarazzata del cdr di Rep

Maurizio Crippa

In fondo, il comico fastidio di Alain Elkann per i giovani "lanzichenecchi" tatuati, con i quali si ritrova suo malgrado a condividere una carrozza in prima classe sull'alta velocità per Foggia, suona meno falso del comunicato della redazione

"Passano i cavalli di Wallenstein, passano i fanti di Merode, passano i cavalli di Anhalt, passano i fanti di Brandeburgo”. Chi mai saprebbe tenere la cadenza lanzichenecca e il ritmo di tamburo di Don Lisander per dipingere quei giovani spauracchi che nemmeno saluterebbero un signore ben vestito, dacché “son diavoli, sono ariani, sono anticristi”? Nessuno di noi, ovvio, tantomeno i tastieristi che irridono sul web. Di certo quei nuovi lanzichenecchi, quei giovani sguaiati che vengono “dal nord” (“son diavoli, sono ariani”) con i cappellacci da baseball, “che parlano ad alta voce come fossero i padroni del vagone”, “usando parolacce e un linguaggio privo di inibizioni” non si possono infilzare con la stilografica e lo stile di un Proust in francese, stazzonato quanto un abito di lino. Diamine, fa ridere solo a pensarci. Ma c’è qualcosa di candido e donchisciottesco nel viaggio in treno fino a Foggia di Alain Elkann, elegante e muto, in prima classe ma costretto a scoprire i barbari, senza saperne dire nulla. Manzoni, che era conte, i suoi umili li conosceva e amava, mentre Elkann li teme solo. Ma in fondo il suo comico imbarazzo suona meno falso del comunicato del cdr del giornale di proprietà dei suoi figli e che ha pubblicato la breve nota di viaggio

 

Scrive il cdr di Repubblica: “Ci dissociamo dai contenuti classisti contenuti nello scritto. Per i quali peraltro siamo oggetto di una valanga di commenti critici sui social che dequalificano il lavoro di tutte e tutti noi”. Ma che davvero? Noi del cdr del Foglio (no, non l’abbiamo: siamo fanti di Brandeburgo noi) ci chiederemmo invece perché poi non si debba, non si possa, accondiscendere ai modi di tarda élite di un signore azzimato. E proprio da parte del cdr di un giornale che, quando era non degli Elkann ma di CdB, faceva esibire al Palasharp bambocci nati vecchi che la sera preferivano leggere Kant, invece che andare a cercare ragazze in spiaggia o in feste eleganti. Che la fu sinistra puritana e il suo cdr di riferimento ora si vergogni di monsieur Elkann, della sua ritrosia borghese, dei suoi giornali inglesi e persino di Proust, e faccia invece il tifo per i lanzichenecchi tatuati e “totalmente indifferenti”, vogliosi di molestare le ragazze come degli Apache qualsiasi, fa un po’ ridere. Un punto a favore di Alain Elkann, del resto i lini estivi più sono stazzonati più cadono bene. 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"