La ricerca berlinese di Vincenzo Latronico
"La chiave di Berlino" è un libro che è un bel racconto di solitudine, di incertezza, di amore e psiche
Vincenzo Latronico ha scritto e pubblicato da Einaudi un memoir sulla sua Berlino, la città dove approdò nel 2009, dove ha abitato con qualche pausa italiana e canadese, e dove ancora risiede, con dubbi e nostalgie, una porta aperta è anche una porta che si chiude. Il titolo è “La chiave di Berlino”. La chiave è un’invenzione berlinese che non si è diffusa altrove: uno strumento che ti permette di aprire una porta ma ti impone anche, se la rivuoi, di richiuderla. Il libro, breve e ben scritto, termina con questa metafora che offre il suo titolo. Racconta e spiega molte cose per chi Berlino l’ha conosciuta prima della caduta del Muro, per chi l’ha frequentata in modo straight, borghese, studentesco, appostandosi nella biblioteca di stato da dove si vedeva sotto il cielo il muro a Potsdamer Platz e l’edificio dei Philharmoniker, e abitando a Schöneberg tra montagne di burro e le cacche infinite e confortevoli dei cani prussiani, una specialità da marciapiede che sarà certamente scomparsa. Per chi ricorda il grido “Die Sonne, die Sonne!”, con la gente che usciva di casa e si sedeva al sole su una sedia, Berlino ovest era una città piena, viva e molto occidentale in ogni senso, un’isola libera.
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- Giuliano Ferrara Fondatore
"Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.