Il servizio di consegna gratis di libri sotto l’ombrellone a Cesenatico nel ’97 (Giorgio Benvenuti/Ansa) 

Buoni propositi

L'estate dei libri mai letti

Annalena Benini

Da Tolstoj a Kafka. Quelli che dicono: per leggere mi serve spazio mentale, che cosa mi consigli? Anzi, me lo presti? La magia dei gialli di Agatha Christie nelle case al mare

Eccoci qui, con tutti i nostri carissimi libri mai letti. Abbiamo passato gli ultimi diciotto inverni a dire: ma tanto lo leggo l’estate prossima, e purtroppo l’estate è arrivata. Era perfetto a dicembre invocare l’estate: in vacanza come prima cosa rileggerò (certo, come no) Delitto e castigo, ma l’estate prossima, che fino a pochi giorni fa era un miraggio, un imbroglio, una finzione, si è materializzata nella sua ineluttabilità e chiede, cattivissima: stai leggendo? Tu che credevi di scansarla ora devi mantenere la promessa, infatti hai l’aria preoccupata, perché come prima cosa volevi dormire, ubriacarti, dormire ancora, svenire su una spiaggia, incontrare gli stambecchi, incontrare il tuo amante, scappare, nuotare, mangiare, non certo leggere Dostoevskij fingendo di averlo già letto. Ti piaceva molto struggerti per l’estate come momento di lettura. Ora l’estate ti guarda e dice: avevi giurato che avresti riletto anche Proust. Era perfetto anche a marzo, alle cene, dire: questi nuovi romanzi di cui tutti mi parlate e che non posso fare a meno di leggere, io me li porto in Grecia perché ho bisogno di spazio mentale e non sono come voi, che leggete di fretta e senza concentrarvi. Gli altri annuivano, anzi si scusavano per avere già letto, si sentivano in colpa per tanta superficialità. Ma come, l’hai già letto? Io no, io lo faccio depositare fino a luglio, fino ad agosto. E io immaginavo questo povero libro, anche molto bello ma era troppo superficiale dirlo, che svolazzava nell’aria per mesi, anche sotto la pioggia, senza che nessuno potesse toccarlo né guardarlo, perché i lettori seri aspettano l’estate, aspettano la Grecia e lo spazio mentale. La Grecia però esiste ed è vicina, lo spazio mentale invece vorrei sapere dov’è, che cos’è cambiato da marzo. I libri, nel frattempo, sono precipitati a terra. 

In ogni caso, superficiali o non superficiali, questi sono i tre mesi della lettura, delle dichiarazioni di lettura, delle valigie piene di libri, dei kindle caricati di tutta la biblioteca d’Alessandria compreso il libro del cugino di quarto grado di mia nuora che ha scritto un fantasy e gli ho promesso che lo leggo quest’estate. E’ anche il momento dei libri prestati, quindi persi per sempre. Di solito comincia così: ho bisogno di un consiglio, solo tu puoi aiutarmi. Va bene, ma ti avverto che sono in rosso in banca e non ho la macchina. No no, ma cosa vai a pensare, proprio solo un consiglio. Ok, vai, anzi scusami, non volevo sembrarti sospettosa. Il consiglio è apparentemente disinteressato: qual è il libro che devo leggere assolutamente quest’estate? Proprio quello di cui non posso fare a meno, che non posso vivere senza averlo letto? E’ una domanda assoluta, e la risposta contiene una serie di sottodomande che durano anche ventisei ore. Hai letto Jane Austen? Sì. L’animale morente? Sì. Hai letto Il commesso di Malamud? Sì. Hai letto Amos Oz? Sì. Hai letto Vita e destino? Sì. Hai letto I promessi sposi? Sì dai, non prendermi in giro (vuol dire che non l’ha letto, solo due capitoli al liceo), e così via fino a Sally Rooney, al Colibrì, alle sorelle Brontë e oltre. Arrivo a chiedere: hai letto La storia di Elsa Morante? E succede che quella persona, che è sempre stata seria, affidabile, una buona amica, mi risponda: oddio, no, me lo presti? Perché parto tra sei minuti e non faccio in tempo a comprarlo ma se non lo leggo muoio. Te lo riporto tra due settimane, al ritorno dalla Grecia – o dalla montagna, o dai fiordi norvegesi, chi se ne frega di dove vai: non rivedrò mai più il mio libro, ma non posso dirlo. Devo dire: certo, te lo presto, al massimo posso aggiungere: ci tengo molto, sai, è proprio quell’edizione là. E però abbasso gli occhi, perché la mia è una precisazione antipatica, e quella persona mi guarda già con compatimento, pensa: ecco la psicopatica che si rivela, l’avevo detto che è una pazza.

Una volta ho detto: è sottolineato, magari ti dà fastidio (traduzione: è sottolineato, se lo perdi ti ammazzo) e la risposta è stata: no dai, non importa, leggo bene lo stesso. Leggi bene lo stesso? Ma tu sei pazzo, ma io ti cavo gli occhi. E invece ho detto: allora tieni, ecco qui la mia copia dell’Insostenibile leggerezza dell’essere, no non sto piangendo, è allergia. Quella volta il libro è tornato indietro nemmeno dopo tanto, forse sei mesi, ma aveva raddoppiato il suo volume e aveva cambiato colore. Era gonfio di salsedine, le pagine erano dure e ondulate, la mia amica l’aveva letto in riva al mare o più probabilmente l’aveva abbandonato per tre giorni in riva al mare e poi per caso ritrovato e infilato in valigia. Perché la cosa più incomprensibile è che alla richiesta di vita o di morte sul libro da leggere, al desiderio sconsiderato, folle, urgente, di avere quel libro tra le mani, alla violenza della richiesta: prestamelo sennò mi ammazzo, non segue mai, mai, mai neanche la metà dell’energia spesa per avere quel libro. Una volta che è in mani altrui, quel romanzo che ti ha fatto tanto piangere, ridere, incazzarti, perde tutta la sua forza, scolorisce, si trasforma: è come chiedere indietro, a quel punto, il mestolo della cucina, quello bucherellato. Ti diranno: ah sì, poi lo cerco. E penseranno, di nuovo: ecco la psicopatica. 

Ma mentre d’inverno io riesco a difendermi, a nascondere i libri, oppure a dire: te lo regalo io, e ho il tempo di comprarne un’altra copia, oppure di cambiare numero di telefono, l’estate è come il triangolo delle Bermude: i libri vengono risucchiati, non ci si può opporre, spariscono senza lasciare traccia, e io ho anche la terribile sensazione che nessuno li legga prima di lanciarli in quel punto preciso dell’Oceano Atlantico o nella casa in Calabria presa su Airbnb. Oppure, ancora peggio, il libro tanto amato e tanto desiderato viene sfogliato distrattamente (ma non avevi detto che ti serviva l’estate per avere lo spazio mentale?) e il commento è: bah, ecco la psicopatica. Quindi ho deciso che la prossima volta che qualcuno mi chiede un consiglio, la prossima volta che mi dicono ti prego sto partendo voglio almeno due romanzi e un saggio, è questione di vita o di morte, io risponderò che purtroppo ho perso tutti i libri in un incendio che ha risparmiato solo la science fiction ambientata nello spazio. Per fortuna, aggiungerò, c’è il kindle, sei salvo. Con il kindle si può fare la cosa che tutti bramano: riempire la valigia di vestiti e di cappelli e dire di averla riempita di libri. E in ogni momento si può aggiungere un libro: se non hai mai letto La civiltà della conversazione di Benedetta Craveri, puoi comprartelo, anche se bisogna superare il fatto increscioso che nessuno in spiaggia potrà ammirare la copertina azzurra. Un libro è un libro anche senza la copertina? E’ una domanda molto difficile che mette a rischio la serenità di tutte le vacanze e di tutte le valigie. 

Quanti libri sei in grado di leggere in quindici giorni, massimo venti? Considerato che devi viaggiare, sbagliare strada, arrivare, disfare la valigia, lamentarti del cibo, lamentarti del caldo o del freddo, scottarti, curarti le scottature, vedere le chiese, vedere le spiagge, vedere le pecore, perdere il cappello, vedere i ruscelli, vedere gli amici, vedere i posti che non vede nessuno, comprare i souvenir, prenotare i traghetti, curare le zampe del cane, litigare, ripartire, perdere tutti i libri che ti ho prestato, io non lo so dov’è quello spazio mentale per Il processo di Kafka. D’inverno si fanno propositi di tale grandezza e di tale speranza che il tempo dell’estate sembra equivalere ad almeno dieci anni di vita da lettori voraci. Leggere, rileggere, scoprire, riscoprire, approfondire. Tutto Victor Hugo, ad esempio. Non è per essere pessimisti, ma di solito non succede. Il libro resta in valigia, perché durante quella vacanza si scopre una grande passione per la pesca subacquea, oppure, ma solo se il libro appartiene a me, viene persa anche la valigia. Quindi si passa a sperare direttamente nell’estate successiva, fra dodici mesi, con una specie di soddisfazione.

Però con i libri d’estate succede anche una cosa molto bella. In qualunque posto ci si trovi, albergo, casa, casa in affitto, casa occupata, viaggio itinerante, case di amici di amici di amici, bed and breakfast, appartamenti sperduti ricevuti in eredità o in comodato d’uso o da ristrutturare: su una mensola, su un camino, su un comodino, in una stalla, si troverà sempre, magicamente, qualche libro. Forse abbandonato, forse prestato da me a un’amica che non poteva aspettare un minuto di più. E succede sempre che qualcuno abbia finito o perduto i libri che voleva assolutamente leggere o sia attratto da quello che ancora non possiede. Del resto, se trovi un libro tutto solo in una casa, forse è il segno che devi leggerlo. Spesso sono i libri in tedesco, e allora diventa più difficile. Spesso sono libri di giardinaggio o sull’interpretazione dei sogni delle piante in base ai segni zodiacali. Ma molto spesso ci sono invece dei favolosi gialli di Agatha Christie e almeno un Wilbur Smith in edizione economica. Se siete molto fortunati, potreste trovare i romanzi del commissario Sanantonio, detto Sanà. Con quei titoli stupendi: I miei omaggi alla donzella, Siamo logici, perdiana!, o il mio preferito: I miei dispetti, madama Ghigliottina. Anche: Champagne per tutti. A quel punto non c’è nemmeno più bisogno di andare a vedere le spiagge o le pecore, basta prendere in mano uno di quei libri. Le persone intorno a voi penseranno che non siete molto socievoli, che state peggiorando, che avete proprio un carattere di merda. Ma non è vero, voi state solo pensando a chi è l’assassino e a come mettere il cianuro nei bicchieri degli invitati alla cena senza farvi scoprire. L’estate è salva.

P.S. se trovate da qualche parte nei vostri viaggi una vecchia copia di Memorie di una ragazza perbene, è la mia. C’è scritto il nome nella prima pagina bianca. L’avevo prestato per le vacanze a una persona che non poteva partire senza e che giurava me l’avrebbe ridato dopo Ferragosto. Sono passati vent’anni. Quella persona non si riconoscerà perché un minuto dopo che ha avuto il libro in mano ha pensato: bah, ecco la psicopatica, e si è totalmente scordata di Simone de Beauvoir e soprattutto di me. Buona estate anche a te, anzi: i miei omaggi alla donzella.

Di più su questi argomenti:
  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.