(Foto LaPresse)

Urgono lezioni

Boicottare tutto, ma la lingua no. Perché rendere gratuito lo studio del russo, come fa Babbel

Paolo Nori

Sull’insegnamento della lingua di Puškin, oggi in occidente, ieri in Ucraina. Parole, guerre e idee

L’altro giorno una ragazza italiana, Martina Fattore, mi ha fatto sapere che la piattaforma online americana Coursera ha sospeso i corsi di lingua e letteratura russa. Oggi si possono studiare tutte le lingue del mondo, su Coursera, tranne il russo. E io ho pensato che, forse, i responsabili di Coursera, e quelli che la pensano come loro, sarebbero contenti se quelli che lo sanno, il russo, se lo dimenticassero. Che i colloqui di pace si possono anche fare con la lingua dei segni, devono aver pensato i responsabili di Coursera e quelli che la pensano come loro. Era arrabbiata, Martina Fattore, quando ha scritto su internet queste cose, e ha mandato una mail, educatissima: l’ho vista, per chiedere spiegazioni. Son passati due giorni, non le hanno ancora risposto.

 

Ne ho parlato con un mio amico che vive in Russia, mi ha detto che pochi si ricordano degli ukaz di Nicola Primo, che regnava in Russia ai tempi di Puškin, mentre la lingua di Puškin, il russo di Puškin, il meraviglioso russo di Puškin, che è morto nel 1837, 185 anni fa, vive ogni giorno sulle labbra dei suoi connazionali di ogni ceto sociale. Chi ha deciso di impedire lo studio del russo è impossibile che lo conosca, altrimenti non l’avrebbe fatto, secondo me. Nel gennaio del 2018, quattro anni fa, andavo a Pavia a parlare di traduzione a dei dottorandi, ho pensato che io il russo avevo cominciato a studiarlo nel 1988, trenta anni prima, e anche se ero già adulto (avevo 25 anni), per me la Russia è stato il posto dove sono diventato grande. Ci sono arrivato nel 1991, quando era ancora Unione sovietica, ero là durante la rivoluzione del 1993, l’assedio alla Casa Bianca, ci ho vissuto durante il coprifuoco che ne è seguito, ho vissuto nella casa sul lungofiume, dove ha abitato anche la figlia di Stalin, ho visto le code davanti alle banche determinate dalla riforma monetaria che ha obbligato tutti i russi a cambiare, in tre giorni, tutti i contanti che avevano, che da lì a tre giorni non sarebbero valsi più niente, carta straccia.

 

Ho fatto la fila per comprare il pane, ho comperato un orologio Raketa, ho vissuto a Mosca quando non si trovava la carta igienica, ho visto lo studio del più grande pittore russo contemporaneo, ho fatto una fotografia nella giacca di Sergej Dovlatov, ho partecipato al primo festival dell’arte d’avanguardia e delle performance di San Pietroburgo, ho fatto tutta, senza mai scendere, la Transiberiana, da Mosca a Vladivostok, ho visto i soldi che distruggevano la rovina incantevole della piazza del Fieno di Dostoevskij, ho dormito su un banco del settore libri rari della Biblioteca pubblica di Pietroburgo, ho pianto nella sala di lettura numero 3 della Biblioteca Lenin di Mosca, ho trovato per la prima volta il coraggio di regalare dei fiori a una donna e ho scoperto, in Russia, come mi piace l’Italia, il suo odore, e mi sono accorto, studiando russo, di che lingua meravigliosa è l’italiano: prima di mettermi a studiare russo  io avevo lavorato per un anno e mezzo in Algeria, sulle montagne del piccolo Atlante, e per un anno e un po’ a Baghdad, in mezzo alla guerra Iran-Iraq; ecco per me, mi è venuto da pensare nel 1988, studiare russo è stata un’avventura più grande delle montagne del piccolo Atlante e della guerra Iran-Iraq, è stata una cosa che ha cambiato il mio modo di camminare, di pensare, di muovermi, di dormire, di leggere, di parlare, di mangiare, di immaginare, di stare fermo, di ridere, di piangere, di sospirare, di disperarmi, di chiedere scusa, di arrabbiarmi, di concentrarmi e di portare pazienza ed è stata una cosa che, se non l’avessi fatta, nella mia vita, chissà dove sarei andato a finire. 

 

Ecco. Questo, avevo da dire. Poi ho messo in rete la notizia che mi ha girato Martina, e qualcuno mi ha fatto presente che ci son delle piattaforme, come Babbel, che han deciso di rendere gratuito lo studio del russo per sei mesi, e molti di quelli che hanno commentato la notizia hanno scritto che a loro, invece, è venuta voglia di studiarlo, il russo, e che adesso cominciano a studiarlo, va mo là. E sull’insegnamento del russo, oggi, in occidente, e ieri, in Ucraina, ci son delle altre cose da dire: le diciamo domani. 

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