L'America per noi

Maurizio Stefanini

La recensione del libro di Mario De Pizzo, Luiss University Press, pp.150, 16 euro

“Le relazioni tra Italia e Stati Uniti da Sigonella a oggi”, è il sottotitolo. In realtà la Prefazione di Paolo Messa, fondatore della rivista Formiche e direttore del Centro Studi Americani, allarga il discorso a anche prima. In particolare, su De Gasperi.


Giornalista del Tg1, Mario De Pizzo è però uno specialista in interviste. Nodi cruciali dei nostri rapporti con il “grande alleato” sono così ricostruiti non solo con la narrazione, ma anche attraverso testimoni che spesso danno particolari inediti.  Il capitolo “Craxi e Andreotti al loro posto”, ad esempio, nel raccontare la storia di come su Sigonella effettivamente il primo presidente del Consiglio socialista era stato raggirato da Arafat, utilizza le testimonianze di Giuliano Amato,  dell’ex-ambasciatore italiano a Washington Rinaldo Petrignani, di Gennaro Acquaviva e di Giulio Andreotti. Per “Cossiga, tra Berlino e Gladio” a ricordare il modo in cui  il “picconatore” non mancava di cantarle chiare anche all’Amministrazione Reagan ci sono l’allora portavoce del presidente Ludovico Ortona e Maurizio Caprara, più i ricordi dell’organizzatore di Gladio Paolo Emilio Taviani a esprimere la sua scarsa stima per la Cia a partire dalla sua esperienza di partigiano.   


Giuliano Amato racconta poi la fine della Prima Repubblica e l’Europa di Maastricht, e poi col suo ritorno la fine dell’era Clinton. Ne mezzo Massimo D’Alema spiega dei i post comunisti nella stanza dei bottoni, e riferisce quel che gli disse il generale Clark dopo il conflitto del Kosovo: “Lei è il primo primo ministro italiano che finisce una guerra con gli stessi alleati con cui l’ha cominciata”. Franco Frattini è il principale testimone per i capitoli su Berlusconi: il tentativo di fare da grande mediatore tra Bush e Putin, poi ritorno e caduta. Il caso Calipari è raccontato dalla vedova. Poi di nuovo D’Alema ministro degli Esteri sul ritorno del centro-sinistra, Mario Monti che rievoca il suo “sentiero stretto fra Barack Obama e Angela Merkel”, Emma Bonino sulla sua esperienza di ministro degli Esteri alle prese con la crisi siriana e l’”offensiva cinese”, Matteo Renzi che si racconta dal Jobs Act allo State Dinner. 


Un “piccolo intervallo cinese” è offerto dall’ambasciatore Lu Ruiyu. “Ad inizio 2015: mi ha ricevuto a Roma, all’ambasciata di via Bruxelles, e mi ha offerto un tè che, con solerzia, sarà rabboccato più volte nella nostra conversazione di circa mezz’ora”, racconta De Pizzo. Infine è Gentiloni ha dare la sua testimonianza di presidente del Consiglio alle prese con il ciclone Trump e con la disgregazione d’Europa, mentre è il biografo di Draghi Mario Cecchini che spiega lo stesso Draghi e Biden come “una nuova chance per l’Occidente”.

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