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Chiamata alle arti

Bianca Maria Sacchetti

I lavoratori del mondo dell'arte provano a immaginare il loro futuro (a cominciare dalla regolamentazione della tante figure professionali). Il ministro Franceschini: “Bisogna cogliere quanto è emerso da questa crisi”

In questo periodo si è molto riflettuto su come la pandemia modificherà la nostra vita e il nostro lavoro. E anche il mondo dell’arte contemporanea, proprio come gli altri, ha fatto sentire la voce dei suoi protagonisti. Senza rabbia però, ma con tavoli di lavoro. Tra questi c'è Art Workers Italia, gruppo informale, autonomo e apartitico, nato su Facebook (2.379 i membri della pagina ufficiale) in concomitanza con l’epidemia. Le cose si facevano difficili e le voci dei lavoratori e delle lavoratrici del settore (artisti, performer, curatori, ricercatori, educatori museali, allestitori, producer, tecnici, videomaker, fonici, critici, grafici, animatori, restauratori, storici dell’arte, manager, uffici stampa, fotografi, comunicatori, social media manager) col passare del tempo sono diventate sempre più decise e compatte. A fare da collante il precariato di impieghi in cui talvolta vigono discontinuità, parcellizzazione, contrattualistica atipica e intermittente.

 

“L’attuale crisi sanitaria ha determinato la sospensione, più spesso la perdita, di impieghi, progetti, impegni lavorativi nazionali e internazionali”, dichiarano coralmente al Foglio gli Art Workers Italia. “Si tratta di una situazione che ha colpito duramente chi opera nel settore delle arti e della cultura. Ciò ha creato le condizioni politiche e materiali per mettere finalmente in discussione tutto ciò che è considerato come norma nella configurazione dei rapporti di lavoro all’interno del sistema arte contemporanea – proseguono – Le nostre proposte affrontano il riconoscimento delle specificità delle professioni che operano nell’arte contemporanea, la regolamentazione dei rapporti di lavoro, la redistribuzione delle risorse, nonché l’avvio e il consolidamento di attività formative per le professioniste e i professionisti del settore con l’obiettivo di ridare valore al ruolo della ricerca e dell’educazione all’arte contemporanea”. 

 

Il gruppo è strutturato in differenti tavoli di lavoro, divisi per aree di indagine e di intervento. L'obiettivo è  articolare proposte concrete sia per affrontare il presente che il futuro. Le stesse che, in queste ultime settimane, sono state al centro del Forum dell’arte contemporanea, piazza dialettica nata a Prato nel 2015, che quest'anno si è svolto online (è iniziato il 10 maggio) e si concluderà 30 maggio, data dell’assemblea plenaria. Un vero e proprio incubatore di richieste da trasmettere alla politica (una di queste riguarda, ad esempio, il riconoscimento professionale della categoria delle arti visive). Un catalizzatore degli allarmi e delle richieste di aiuto lanciate, oltre che dai lavoratori e dalle lavoratrici, da assessorati alla cultura, fondazioni, associazioni, musei, comitati. Un lavoro che rappresenta la base per un nuovo sistema, ristrutturato e ripensato. 

“Il Forum dell’arte contemporanea italiana è un gruppo informale che organizza periodicamente tavoli di lavoro e sessioni plenarie coinvolgendo tutti gli attori nell’ambito dell’arte contemporanea”, spiegano i membri del board di questa edizione virtuale. “Nelle ultime settimane, il Forum si è svolto per cercare delle misure che possano sollevare le sorti di un settore che già registrava una posizione di svantaggio nelle forme di sostegno alla produzione contemporanea rispetto agli altri Paesi europei. Centinaia di addetti ai lavori hanno discusso in sei tavoli tematici alcuni degli argomenti più urgenti, cercando di immaginare un sistema futuro dell’arte più equo e sostenibile”.

 

Il ministro dei Beni culturali, garantisce massima attenzione. “Dai primi giorni dell’emergenza sanitaria siamo al lavoro per fare in modo che gli interventi del governo raggiungano tutti i lavoratori del mondo della cultura, dello spettacolo e del turismo – spiega al Foglio Dario Franceschini – Per alcune categorie le forme contrattuali sono ben definite e gli interventi sono, di conseguenza, di più facile e immediata attuazione. Per altre, invece, vi sono molteplici forme contrattuali che necessitano interventi più articolati. Tra questi, gli artisti visivi dove esistono diverse modalità di regolazione dei rapporti di lavoro. Ma vogliamo che nessuno resti escluso dalle misure per l’emergenza. Il passo successivo sarà quello di cogliere quanto è emerso da questa crisi, ovvero la necessità di regolamentare le tante figure professionali del mondo dell’arte. È un lavoro che va sicuramente fatto insieme al ministero del Lavoro, sul quale il Mibact avrà un ruolo importante attraverso la Direzione Generale Creatività contemporanea”.

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