Lee Friedlander, “Walker Percy. Covington, Louisiana”, 1962 (© 2020 Lee Friedlander)

La sindrome di Thanatos

Giulio Meotti

Trent’anni fa moriva lo scrittore americano Walker Percy. Ha previsto il nostro mostruoso utilitarismo

Lo storico inglese Paul Johnson ha detto che se il problema del XX secolo era il totalitarismo, quello del XXI secolo sarà la vita. Walker Percy a questo secondo problema ha dedicato i suoi romanzi, incastonati nella sua duplice esperienza di medico e di paziente e irrobustiti della sua anomala figura di scrittore cattolico di grande successo. Durante la specializzazione in patologia presso il College of Physician and Surgeons di New York, mentre stava facendo ricerche sui cadaveri delle vittime da tubercolosi Percy contrasse la malattia. Trascorse tre anni in un sanatorio di New York leggendo Kierkegaard, Dostoevsky e Tolstoy e, grazie a un collega cattolico, Tommaso d’Aquino. Cresciuto in Alabama e nel Mississippi, Percy ripeteva che il suo tema preferito era “la dislocazione dell’uomo nell’era moderna”. Come Cormac McCarthy dopo di lui, Percy era il tipico scrittore del sud americano, proveniente da una famiglia del Mississippi. Un prozio era un senatore degli Stati Uniti. E i Percy avrebbero vissuto a Covington, una cittadina sul lago Pontchartrain vicino a New Orleans. Percy era uno scrittore strano per il mainstream americano, uno che faceva domande che pochi altri si ponevano: “Perché l’uomo si sente così triste nel XX secolo? La cosa che mi affascina è il fatto che gli uomini possono essere benestanti con tutti i loro bisogni soddisfatti, obiettivi raggiunti, eccetera, ma che col passare del tempo la vita gli è quasi insopportabile. Incredibile”.

 

Scomparso il 10 maggio di trent’anni fa, Percy non sarebbe sorpreso oggi dall’Olanda, la cui Corte suprema ha appena decretato che un medico in accordo con la famiglia può praticare l’eutanasia sui malati di mente anche senza il loro assenso reiterato. “I medici delle case di cura saranno sottoposti a pressione dai pazienti con demenza e dai loro parenti affinché eseguano l’eutanasia in conseguenza della sentenza della Corte Suprema olandese”, ha detto il cardinale primate d’Olanda Willem Eijk. Non era mai successo prima. E pochi giorni fa, la relatrice speciale dell’Onu sui diritti delle persone con disabilità Catalina Devandas-Aguilar in un rapporto senza precedenti ha scritto che “quando si discute di questioni come il test prenatale, l’aborto selettivo e la diagnosi genetica pre-impianto, vi è una preoccupazione condivisa tra gli attivisti per i diritti della disabilità che le analisi bioetiche vengano spesso utilizzate per fornire una giustificazione etica a una nuova forma di eugenetica”. E ancora: “Bioeticisti utilitaristi hanno sostenuto che il potenziamento genetico è un obbligo morale e che è etico dare ai genitori la possibilità di eutanasizzare i loro neonati con disabilità”. Lo stesso vale per il fine vita: “Potrebbe seguire che è meglio essere morti che vivere con una disabilità”.

 


L’Olanda che sentenzia sull’eutanasia per i malati di mente sembra uscita dall’ultimo romanzo di Percy. Il suo alter ego è Padre Smith, rappresentante di un cattolicesimo in crisi, che vuole salvare i malati dai “centri qualitaristi”


 

Come ci si è arrivati? Lo aveva spiegato Percy in quel suo ultimo straordinario romanzo, “La sindrome di Thanatos”, pubblicato nel 1987 da Farrar, Straus e Giroux, salito in pochi giorni in cima alle classifiche americane, uscito in Italia per Feltrinelli e oggi introvabile. Percy realizzò una distopia che spinse Michiko Kakutani del New York Times a parlare di lui come di “un romanziere-filosofo nella tradizione europea”. Una scrittrice e Premio Pulitzer come Francine du Plessix Grey definì Percy “il nostro più grande romanziere cattolico dai tempi di Flannery O’Connor”. Un giudizio condiviso anche dallo studioso di letteratura Kieran Quinlan, che in una monografia ha definito Percy “l’ultimo romanziere cattolico”.

 

Erano trascorsi sedici anni tra la pubblicazione di “Love in the Ruins” (1971) e “La sindrome di Thanatos” (1987), un periodo che avrebbe visto vasti cambiamenti sociali e culturali in America. Il dottor More, psicoanalista freudiano fuori moda, torna alla sua cittadina in Louisiana dopo essere finito in carcere per aver venduto stupefacenti. “Da qualche tempo ho notato che sta accadendo qualcosa di strano nella nostra regione”, racconta all’inizio del romanzo. Ambientato nel moderno “presente” della parrocchia di Feliciana, Percy vi racconta la disumanizzazione diffusa e la perdita di libertà personale, i programmi di eutanasia autorizzati dal governo, la “scomparsa” del senso del male, il declino nel cristianesimo e la diffusione dell’Aids. Percy era ossessionato da un occidente che ha consentito che fossero eliminati “milioni di persone, vecchi, inutili, bambini non nati, bambini nati malformati, per il bene dell’umanità e facendolo senza un solo mormorio da parte di uno di voi”, i medici. More è pervaso da sensazioni che non riesce a decifrare. Nei suoi ex pazienti c’è troppa calma, troppa artificiale serenità. E’ in corso una ingegneria socio-medica di un gruppo di dottori che stanno inserendo ioni di sodio nell’acqua potabile raggiungendo risultati spettacolari: nessun crimine, nessuno stupro, nessuna disoccupazione, nessuna angoscia, niente alcolismo, al prezzo, tuttavia, di trasformare queste persone in robot. Il dottor More nota che i suoi pazienti sembrano improvvisamente “guariti” da terrori e ansie, ma allo stesso tempo sono diventati in qualche modo “meno umani”. Riesce a sconfiggere la cospirazione. E gli ex pazienti si riprendono tutte le loro vecchie ansie, ma sono di nuovo pienamente umani e cercano di capire le proprie vite.

 

L’alter ego di Percy è un vecchio prete cattolico, Padre Smith, che vive come uno stilita in cima a una piattaforma di vigili del fuoco nella macchia della Louisiana e che periodicamente scende a predicare. Il prete racconta a More la propria esperienza in Germania agli albori del nazismo: guardarsi dai benefattori dell’umanità, dice in sostanza il vecchio religioso, sono loro che finiscono per inventare le camere a gas. “Temo che questo ti riguardi”, dice a More. “Non volevo dirtelo ma temo di doverlo fare. C’è qualcosa che devi sapere. Quell’estate a Tubinga c’erano molti psichiatri famosi, si teneva una sorta di convegno, non erano nazisti, ma personalità molto note della Repubblica di Weimar. C’era il dottor Werner Heyde, direttore di una clinica famosa per i metodi di cura estremamente umani con cui trattava i malati di mente. C’era il dottor Max De Crinis, un austriaco affascinante, colto, diventato famoso per i suoi lavori sulle difficoltà dell’inserimento sociale dei bambini. Parlavano di Goethe, mai di Hitler. Perché prolungare la vita di un individuo geneticamente tarato o ammalato senza speranza?”.

 

Padre Smith supplica i medici di inviare tutti i pazienti ritenuti “inadatti a vivere” al suo vecchio ospizio, dove saranno curati con amore e non soppressi: “Ascoltatemi, cari medici, cari fratelli, cari qualitaristi, abortisti, eutanasisti... Per favore, fate questo favore per me, cari dottori. Se avete un paziente, giovane o vecchio, sofferente, morente, afflitto, inutile, nato o non nato, che tu per la maggior parte dei motivi desideri eliminare dalla sua miseria, vi prego solo di una cosa, cari dottori! Mandateli da noi. Non uccideteli! Li prenderemo tutti!”. Alcuni sono offesi e se ne vanno, altri non comprendono le parole del prete. Nel paese l’eutanasia (di bambini e anziani disabili) è obbligatoria, mentre i malati di Aids e di Alzheimer sono messi in quarantena.

 

Percy presenta una visione del futuro in cui il dibattito sulla vita umana è arrivato al punto che un bambino non è un vero essere umano prima di diciotto mesi. C’è anche una sentenza della Corte suprema: “Doe vs Dade. La Corte suprema degli Stati Uniti ha decretato una volta per tutte, sulla base di dati scientifici assolutamente inoppugnabili, che il bambino acquista una personalità autonoma solamente dal diciottesimo mese di vita”. Percy faceva il verso alla Roe vs Wade che aveva incluso l’aborto nel diritto alla privacy.

 

Nel romanzo, i “Centri Qualitaristi” provvedono all’eliminazione dei bambini disabili e dei vecchi. Il governo pratica “pedeutanasia e gereutanasia” immaginando di fare del “bene”. Al prete hanno chiuso l’ospizio, lo psichiatra sta cercando di parlargli. Il prete guarda lo psichiatra e gli dice: “Sei uno psichiatra capace, nel complesso una persona decente, generosa, umanitaria nel senso astratto della parola. Sai cosa ti succederà?”. Lo psichiatra lo fa parlare, il prete continua: “Sei un membro della prima generazione di medici nella storia della medicina che ha voltato le spalle al giuramento di Ippocrate e ucciso milioni di anziani inutili, bambini non ancora nati, nati bambini malformati, per il bene dell’umanità - e lo fai senza un solo mormorio da parte di uno di voi. Non una sola lettera di protesta al New England Journal of Medicine. Sai cosa finirai per fare? Finirai per uccidere ebrei”.

 


Scrisse una lettera al New York Times: “Una volta superato il limite, la vita innocente può essere distrutta per qualsiasi motivo”. “Fai parte della prima generazione di medici che ha voltato le spalle al giuramento di Ippocrate senza un solo mormorio”


 

Percy lavora sul sarcasmo e la sua disamina del cattolicesimo contemporaneo è disarmante. Kev Kevin è un prete gesuita che ha rinunciato al sacerdozio, è diventato induista e ha sposato un’ex suora con cui gestisce un centro per incontri. La dottoressa Comeaux, dopo la chiusura dei centri per l’eutanasia, finisce invece in Cina a fare da consulente alla “pianificazione familiare”.

 

Una domenica mattina, mentre sta per fare l’omelia, padre Smith rimane in silenzio, incapace di pronunciare una parola. I parrocchiani lo portano di corsa in un ospedale psichiatrico, pensando che abbia avuto un collasso nervoso. “Hanno vinto e abbiamo perso”, dice loro padre Smith. “La loro tattica ha prevalso. La morte sta vincendo, la vita sta perdendo”. In un’intervista a Humanities all’uscita del libro, Walker Percy ha parlato del “secolo più strano che io abbia mai sentito”. Pensava che la professione medica oggi fosse nella stessa posizione dei medici della Germania di Weimar. Qual era l’essenza di questa somiglianza? “Non c’è motivo di non utilizzare la tecnologia per migliorare la società anche se ciò significa uccidere le persone ... Erano qualitaristi - miglioravano la qualità della vita - o cercando di curare le persone, o se non riuscivano a curarle, sbarazzandosi di loro”. Parlando al Washington Post, Percy disse: “Immagino di dover concordare con Padre Smith. C’erano medici tedeschi nella Repubblica di Weimar che erano molto avanzati scientificamente e che avevano idee su come migliorare la qualità della società ... e che si stavano sbarazzando dei ritardati, degli anziani e di vari tipi di persone. Una volta che si ignora l’unicità e la sacralità dell’individuo e si stabiliscono ideali astratti di miglioramento della società, il capolinea è la camera a gas .. Non sto entrando in alcun dibattito su pro life o pro choice, quello che sto dicendo è che come dice Ivan Karamazov, ‘senza Dio, tutto è permesso’”.

 

Nel finale, padre Smith mette in guardia dalla troppa compassione. “Sapete dove conduce la tenerezza? Alle camere a gas. Nella storia non ci sono stati mai tanti uomini dal cuore tenere e mai, nella storia, sono stati uccisi tanti uomini”. Fu l’ossessione di Percy al termine di una vita letteraria colma di riconoscimenti. Poco prima di morire, Percy scrisse in un saggio: “Per un editore liberal una cosa è vedere i poveri e i senzatetto mentre si reca al lavoro e un’altra è leggere una statistica medica sul suo giornale circa un milione di aborti. Un liberal può agire in base alle proprie esigenze di consumo (colpa, sentimentalismo) e i nazisti possono agire per la teoria (eugenetica, purezza razziale) ma entrambi sono coerenti in un’epoca di teoria e consumo”.

 

Dieci anni prima, Percy aveva scritto quella lettera al New York Times che nella “Sindrome di Thanatos” rimprovererà ai medici di non aver mai scritto: “Una volta superata la linea, una volta che il principio ottiene l’accettazione - dal punto di vista medico, giuridico e sociale - la vita umana innocente può essere distrutta per qualsiasi motivo, per le più ammirevoli ragioni socio-economiche, mediche o sociali, quindi non serve un profeta per prevedere cosa accadrà dopo”. Percy spiegherà in seguito: “Il Times si era offeso. Nulla offende di più il liberal americano di essere paragonato ai liberal tedeschi della Repubblica di Weimar. C’è un libro - non dei nazisti, in effetti molto prima dei nazisti - che promuove l’aborto e l’eliminazione della vita ‘senza valore’. È stato scritto da medici della Repubblica di Weimar, che era la democrazia più liberal in Europa”. Dopo Walker Percy nessuno scrittore americano si è azzardato a dire tanto, né in un romanzo né nella realtà. Dove i “qualitaristi” sembrano aver davvero vinto.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.