Foto tratta dagli studi dei personaggi di Starker

Fumetti in streaming

Gianmaria Tammaro

Ecco “Starker” , nuovo esperimento della casa editrice Shockdom. Il mondo del disegno guarda al futuro

Roma. La prima volta che Lucio Staiano, responsabile e fondatore della casa editrice Shockdom, ha avuto l’idea di aprire una piattaforma streaming per fumetti è stata circa 4 anni fa. “Ed è una storia molto travagliata”, racconta. “Prima di trovare i partner e i collaboratori giusti c’è voluto molto tempo; in particolare, c’è voluto tempo per sviluppare la app. L’abbiamo lanciata l’anno scorso, al Romics e poi a Lucca Comics and Games. Ma allora era una app rivolta a un certo tipo di pubblico, con un certo tipo di device. L’abbiamo aggiustata, adesso, e funziona molto meglio; presto entreremo nell’App store”.

 

La piattaforma di Shockdom si chiama Yep!, l’abbonamento annuale, per adesso, costa 18 euro e ospita alcuni fumetti già editi. Ma la cosa più interessante, arrivata proprio in questi giorni, è “Starker”, fumetto scritto da Tito Faraci, firma storica della nona arte italiana e curatore della collana Feltrinelli Comics, e disegnato da Alberto “Albo” Turturici. Poco più di settanta pagine a colori e una storia che è estrema, piena di violenza, politicamente scorretta. “E’ come se un cartone animato avesse incontrato ‘Pulp Fiction’ di Quentin Tarantino”, spiega Faraci.

  

“All’inizio Lucio mi aveva contattato dicendomi di quest’idea – continua Faraci – : un fumetto pensato per lo streaming, scritto da me. Avrei avuto tutta la libertà che volevo. Poi gli ho detto: e se i protagonisti, anziché esseri umani, fossero animali?”. L’effetto finale è piuttosto particolare. “Starker” non è un fumetto disneyano, ma non è nemmeno – come tiene a precisare Faraci – un fumetto à la “Blacksad”. Lo stile di Albo ricorda Topolino, ma alla lontana, leggermente, pizzicando l’inconscio del lettore.

 

“E poi il protagonista è brutto”, dice Faraci. “Brutto, non particolarmente affascinante, e stronzo”. “Per lanciare fumetti per lo streaming”, spiega Staiano, “abbiamo dovuto ridisegnare la tavola”. “Adesso”, per Faraci, “ci sono tre strisce, una cosa che solitamente si evita”. E tutto è stato fatto pensando a una cosa sola: al modo, e quindi alla forma, in cui “Starker” sarebbe stato letto. “Ho immaginato di capovolgere il mio smartphone, e sono partito da lì”, confessa Faraci. 

 

Per Yep!, Staiano e la Shockdom hanno già avvicinato altri editori che si sono detti molto interessati. L’obiettivo resta sempre quello di guardare avanti, spiega il fondatore della casa editrice: “Non solo dal punto di vista tecnologico: quest’anno, al Comicon di Napoli, abbiamo presentato fumetti in realtà aumentata. Ma anche per quanto riguarda il talento e le novità. In futuro il lettore potrà scegliere di leggere e possedere un fumetto, e quindi di comprare una copia fisica; oppure abbonarsi a un servizio streaming e leggerlo online”. 

 

Yep!, dice Staiano, non è l’unico caso al mondo: ce ne sono altri, ben più grossi e importanti, e molto probabilmente anche qui in Italia, nei prossimi anni, arriveranno “gli Amazon o Netflix del fumetto. E’ solo questione di tempo”. Con le piattaforme streaming, i costi di produzione verranno abbattuti: “La distribuzione, per esempio, costerà molto di meno. E a guadagnarci saranno tutti. Anche gli autori. Questo però non significa che si perderanno posti di lavoro; significa solo che cambieranno, e che ci saranno nuove specializzazioni”.

 

“Starker”, a modo suo, è un esperimento. “Ed è stato bellissimo, finalmente, non avere alcun tipo di limite e di barriera – dice Faraci – E’ stato come scrivere un romanzo di narrativa. Colleghi anche affermati del fumetto popolare hanno capito quello che avevo fatto, cancellando il solito spiegone e ribaltando ogni regola. Si vede che c’è voglia di raccontare cose diverse”. E lo streaming, in questo senso, può rappresentare una nuova frontiera, una zona grigia entro cui muoversi. “E poi – aggiunge Staiano – con lo streaming possiamo portare il nostro fumetto all’estero, essere immediatamente competitivi”. Eccolo il futuro, quindi: a portata di click.

 


 

Nella versione cartacea di questo articolo Tito Faraci è stato definito erroneamente "disegnatore". Nella versione online l'errore è stato corretto.

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