Il gioco da duri di John Belushi

A 70 anni dalla nascita, una biografia a fumetti racconta luci e ombre di un personaggio “impossibile da incasellare”. Un'intervista impossibile, sulla vita e la carriera, sull'uomo e le sue maschere

Sara Di Carlo

Scrivere una biografia non è mai troppo facile, specialmente se si ha a che fare con un personaggio complesso come John Belushi. Molti ricordano il talentuoso attore per due pellicole in particolare, The Blues Brothers e Animal House. Forse pochi conoscono a fondo la sua vita e la sua carriera che si è spinta ben al di là di questi due film. Francesco Barilli alla sceneggiatura e Lele Corvi ai disegni, raccontano alcune parti salienti della vita privata e lavorativa di Belushi, comico, imitatore, cantante e ballerino, in un tenero ritratto a fumetti edito da Becco Giallo editore. Vita eccessiva di John Belushi. Quando il gioco si fa duro, è una biografia insolita: una intervista impossibile con John e il suo alter ego Jake, dove sia Barilli che Corvi si addentrano nella sua vita passata, scavando ben al di là delle apparenze.

   

“Il progetto di questa biografia a fumetti nasce quasi per caso”, spiega Barilli al Foglio. “Io e Lele conoscevamo l’uno i lavori dell’altro, ma paradossalmente non sapevamo di essere 'vicini di casa' (vivono entrambi nello stesso comune nel Lodigiano ndr). Quando finalmente ci siamo incontrati per un caffè, abbiamo capito di avere altre cose in comune e di aver condiviso nella nostra giovinezza alcuni 'miti', fra cui proprio Belushi”. L'attore aveva uno straordinario talento che gli ha permesso di ricavarsi un posto nell'Olimpo della comicità, rivoluzionandola. Un potenziale esplosivo che purtroppo si è spento troppo presto, all'età di 33 anni. Il 24 gennaio c'è stato il 70esimo anniversario dalla nascita. “Le persone cambiano, col tempo”, afferma Barilli. “Alcuni, come si dice, nascono incendiari e muoiono pompieri. Magari, anche John si sarebbe imborghesito? Nel fumetto, c’è una frase che gli attribuisco e di cui sono convinto: 'Eravamo punk, ma talmente punk che abbiamo voluto essere blues'. Belushi amava la musica punk/rock, ma è noto per avere reinterpretato vecchi pezzi blues, che in fondo è stata davvero la prima forma di 'musica ribelle'. Una scelta a mio avviso significativa della sua personalità. Preferisco pensare che da anziano avrebbe mantenuto la sua identità ribelle e che oggi si dedicherebbe a sbeffeggiare ancora ogni autorità e convenzione sociale. Ma lo farebbe cercando di spiazzarci, evitando la banalità. Se miracolosamente tornasse fra noi, magari si divertirebbe proprio a contraddirci”.

   

Sebbene Belushi sia diventato nel tempo un'icona inconfondibile, molte sono le lacune riguardo la sua persona. Pochissime sono le biografie a lui dedicate. Tra le più celebri ci sono Chi tocca muore di Bob Woodward e Belushi scritta dalla vedova Judy e da Tanner Corby. Due ritratti totalmente differenti di Belushi, tanto da pensare che forse una delle due non sia veritiera. Ma non è così. “Sì, le biografie sono contrastanti”, prosegue Barilli: “la più nota, scritta da Woodward – firma di punta del Washington Post e Pulitzer nel 1973 per l'inchiesta sullo scandalo Watergate –, è sbilanciata verso una raffigurazione da 'artista maledetto' ma è rigorosa nella ricostruzione dei fatti. Documentandomi, mi sono peraltro convinto della sostanziale identificazione dell’uomo coi suoi personaggi più noti. Sia chiaro, non intendo banalizzare John come una sorta di incarnazione reale di Jake (o di Bluto in Animal House), ma credo che la sua naturale trasgressività e l’attitudine anarcoide abbiano fortemente influenzato le sue maschere più note”. Tra i dialoghi presenti all'interno del fumetto emergono anche frasi tratte dai film e dagli sketch di Belushi, elencati in una appendice finale. “Si tratta di una scelta stilistica che mi è apparsa nitidamente fin dall’inizio", dice Barilli. "Efficace narrativamente per aiutare il lettore a riconoscere il personaggio. Ma anche perché ritengo che John coincidesse, in gran parte, con i personaggi da lui interpretati, specie rispetto a quell’attitudine ribelle e anarcoide, un’attitudine 'sua', non semplicemente indossata davanti alla telecamera. Fargli citare testualmente certe battute dei suoi film era, per me, un omaggio alla natura più vera dell’uomo-Belushi”.

  

Barilli e Corvi per costruire il “loro” Belushi, sono partiti dalla convinzione che John fosse sfrontato, eccessivo, dolce e malinconico, ingenuo e istintivo, proprio come Jake o Bluto. Un vulcano di energie e contraddizioni. Nel corso del racconto, le due anime affiorano: estrema energia sul lavoro e sensibilità nella vita privata. “Una sete di vita e di 'sensazioni forti' che lo ha spinto a vivere oltre il limite”, dice Barilli. “In un precedente fumetto avevo raccontato la vita di Marilyn Monroe, lei certamente schiantata, in forma e misura diversa, dallo star system. Credo davvero che la pressione della fama abbia contribuito pure alla fine di John, ma sicuramente c’era dell’altro. Ogni esistenza è una matassa difficile da districare e va guardata con rispetto: non so identificare quale fosse 'il male oscuro' di John. Forse davvero, come ricorda Alberto Farina nella prefazione, far sorridere gli altri è un lavoro più duro di quanto si possa pensare”.

  

Sviluppare l'idea grafica di Belushi è stato un lavoro articolato e stimolante per Lele Corvi, ma il suo stile inconfondibile si è adattato alla narrazione. “L'idea e lo sviluppo del personaggio nasce da quello che Belushi ha rappresentato”, dice il disegnatore al Foglio. “Un personaggio senza vie di mezzo. O Bianco o nero. Da qui l'utilizzo di questi due colori, tranne che nelle tavole delle 'vita reale' dove ovviamente le sfumature sono co-protagoniste, quindi con l'utilizzo della scala dei grigi. Per quanto riguarda la creazione del personaggio, dopo alcuni tentativi ho creduto di restare fedele al mio tratto. Sia nei brani in cui John si trova nell'ipotetico Bar Paradiso sia nei passaggi della sua vita terrena. Quindi un tratto ispirato a quello che da anni è il mio campo, la vignetta e la striscia”. Un tratto senza fronzoli, caricaturistico e che tende a togliere invece di aggiungere, al servizio del personaggio e della sceneggiatura di Barilli. Ogni capitolo ha un nodo narrativo che ha divertito Corvi nel raccontare con le immagini questa storia, ma al contempo ha molto sofferto nel realizzare e disegnare l'ultima notte di Belushi. “Il libro narra della continua ricerca di Belushi, che si rifugia anche negli eccessi per sostenere ritmi insostenibili, per cercare di avere il consenso o l'amore dal pubblico e dalle persone che lo circondano”, afferma Corvi. “Nel mio campo, non esiste argomento che non possa essere trattato con umorismo o con il linguaggio della satira che per definizione non ha barriere”. “In molti ricordano e amano ancora John Belushi”, dice Barilli. “Forse significa che la sua comicità irriverente è rimasta attuale. O forse è il segno di quanto abbiamo sempre bisogno di personaggi simili: impossibili da incasellare”.

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