“Non so perché”. La controriforma di Bonisoli, vista da Villa Giulia

Parla Valentino Nizzo, il direttore del museo etrusco più importante del mondo, a cui il Mibac ha tolto l'autonomia

Francesco Cocco

Il Sarcofago degli sposi, l'Apollo di Veio, il Centauro di Vulci, l'Antefissa a forma di Gorgone. Sono nomi che fanno sobbalzare ogni appassionato d'arte, anche alle prime armi; e sono solo alcuni dei tesori del Museo etrusco di Villa Giulia a Roma: settemila pezzi esposti, e altri centomila nei depositi. Eppure il ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, non lo ha ritenuto meritevole di far parte d'ora in poi di quelli a cui la riforma Franceschini aveva riconosciuto l'autonomia. Altri due hanno subìto la stessa sorte: un'altra istituzione di Roma, il Parco dell'Appia antica, e la Galleria dell'Accademia, a Firenze. Tre su trentadue. Va detto che la “Riforma della riformadettata da Bonisoli limita fortemente anche i musei autonomi superstiti, soprattutto in materia di bilanci, appalti (al di sopra di una certa soglia di spesa), prestiti: d'ora in poi dovranno essere figure e organismi ministeriali ad approvare, decidere o quantomeno coordinare. Una innegabile direzione di marcia centralizzatrice.

  

 
Valentino Nizzo, direttore dal 2 maggio 2017 del museo etrusco molto probabilmente più importante del mondo, evita in tutti i modi di polemizzare con Bonisoli. Racconta, tuttavia, delle tante lettere solidali, affettuose che gli sono giunte da quando la notizia della sottratta autonomia si è sparsa. Ricorda le tante iniziative che ha lanciato in questi due anni per avvicinare i cittadini – una nuova formula di abbonamento, ad esempio – ,ma anche a livello di manutenzione, sicurezza, modernizzazione (a partire da un nuovo impianto di amplificazione). Pur senza dirlo apertamente, Nizzo lascia intendere che senza autonomia non sarebbe stata la stessa cosa. “Per l'abbonamento mi è bastato un mese”, cita come esempio.

   
“L'autonomia dà più responsabilità nel comunicare ciò che un museo rappresenta”, sintetizza Nizzo: “Con l'autonomia, si possono dettare in poche settimane o mesi scelte strutturali”. Dichiara di non voler rinunciare a nessuno dei progetti in cantiere, e dice di essere stato tranquillizzato su questo dal capo di gabinetto del ministro. Ora, però, il suo lavoro potrebbe essere un poco meno svelto, e probabilmente più complicato di prima.