Tomaso Montanari (foto LaPresse)

Il mostro di Firenze

Maurizio Crippa

Tomaso Montanari, arrampicatore di beni culturali, è arrabbiato con noi e vuole salvare l’Italia. Chiudendola

Questo giornale non è abituato a “frignare”, non è nel suo Dna. E nemmeno si indigna, gli indignados sono stracciaculi della sub politica e della sub cultura. Al massimo si incazza un po’, quando è il caso, ma con la dovuta sprezzatura che gli oggetti meritano. Non è mia abitudine dare di “cialtrone” a nessuno, e infatti non l’ho mai dato a lui, ho mosso delle critiche. E poi sarebbe stato pleonastico, basta il nome: Tomaso Montanari. Professore di Storia dell’arte moderna all’Università per stranieri di Siena dopo essere transitato dall’Università della Tuscia, da Tor Vergata e dalla Federico II di Napoli. Più che altro noto, anche nel mondo degli addetti ai lavori, per la sua ampia e un po’ ripetitiva bibliografia divulgativa, argomento fisso: il populismo benecomunista applicato al patrimonio italiano. E ancor di più per le sue ambizioni di carriera, ultimamente gli piace il Mibac, con un piede sempre ben piantato nella pubblicistica e nella politica.

  

Per dire, lui fiorentino e con un incarico scientifico agli Uffizi, l’altro giorno ha pensato bene di insultare Zeffirelli, da morto, e tutta la città, da viva. Sul Fatto di ieri era particolarmente isterico per via di un articolo del Foglio, in cui lo si indicava, a ragion veduta, come ventriloquo del ministro Bonisoli, per la sua controriforma dei Beni culturali, e per le sue mire sulla futura direzione degli Uffizi. Ma dopo gli insulti, l’articolo parlava d’altro, se la pigliava pure con Nardella (boh). Soprattutto, esponeva la quintessenza del suo pensiero: i ricavi degli Uffizi sono triplicati grazie all’autonomia? Male! Quelli della ri-sovietizzata Accademia (anzi “la Casa del Pisello di Marmo”, come la chiama: che eleganza accademica, eh?) raddoppiati? Sia cacciata la direttrice!

  

Secondo il Nostro, Firenze è una città che sta morendo, di turismo, come Venezia, e in compenso i fiorentini non vanno più a vedere un quadro, mentre i nostri musei (che pensano solo al vil danaro) non producono più nulla di culturale. Maddai. E anche casa Alinari, che versa in stato di agonia, non trova un imprenditore che la voglia salvare. Che gli imprenditori nazionali e stranieri, anche dal settore della Cultura, con questo ministero e con questi consigliori se la stiano dando a gambe, al Professor Montanari non passa nemmeno per la testa. Poi vedremo chi li manterrà, i musei ri-sovietizzati dalla riforma del ventriloquo.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"