Dopo 1900 anni, scoperta una nuova vittima a Pompei

Gli scavi archeologici hanno restituito lo scheletro di un uomo morto durante l’eruzione del 79 d.C.

Redazione

Un masso enorme lo ha colpito al busto, con tutta probabilità staccandogli di netto la testa. Gli archeologi lo hanno trovato riverso sulla schiena, la parte alta del torace ancora coperta dalla enorme pietra, il corpo sbalzato all'indietro dal potente flusso piroclastico (mix di gas e materiale vulcanico) nel tentativo disperato di fuga. "Ce lo aspettavamo, ma non ce lo aspettavamo in questa posizione, dove era già stato in parte scavato nell'Ottocento e a ripetizione anche nel Novecento". Il direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna, racconta del ritrovamento della prima vittima del cantiere dei nuovi scavi nella Regio V a Pompei, "all'incrocio tra il vicolo dei Balconi e il vicolo delle Nozze d'Argento", dove è apparsa "la prima vittima dello scavo".

   

  

Dalle prime osservazioni, risulta che l'individuo sopravvissuto alle prime fasi dell'eruzione vulcanica, si sia avventurato in cerca di salvezza lungo il vicolo ormai invaso dalla spessa coltre di lapilli. Il corpo è stato infatti rinvenuto all altezza del primo piano dell'edificio adiacente, ovvero al di sopra dello strato di lapilli. Un imponente blocco in pietra (forse uno stipite), trascinato con violenza dalla nube, lo ha colpito nella porzione superiore, schiacciando la parte alta del torace e il capo che, ancora non individuati, giacciono a quota più bassa rispetto agli arti inferiori, probabilmente sotto il blocco di pietra.

     Pompei: i nuovi scavi della Regia V (foto LaPresse)Pompei: i nuovi scavi della Regia V (foto LaPresse)


  

Le prime analisi eseguite dagli antropologi, durante lo scavo, identificano un uomo adulto di età superiore ai 30 anni. La presenza di lesioni a livello delle tibie segnalano un infezione ossea, che potrebbe essere stata la causa di significative difficoltà a camminare, tali da impedire all uomo di fuggire già ai primi drammatici segnali che precedettero l'eruzione. I nuovi scavi della Regio V, dove è avvenuta quest'ultima straordinaria scoperta, fanno parte del cantiere di messa in sicurezza dei fronti di scavo interni alla città antica, previsto dal Grande Progetto Pompei.

   

 

Le indagini archeologiche in corso stanno interessando l area del cosiddetto "Cuneo", posta tra la casa delle Nozze d'Argento e la casa di Marco Lucrezio Frontone. "Il mio mandato è iniziato con crolli a Pompei 7 giorni dopo il giuramento da ministro – ha twittato Dario Franceschini – e si conclude sempre a Pompei con ritrovamenti straordinari dopo 4 anni di restauri, di scavi in zone mai esplorate e con 1 milione di visitatori in più".

 

Il laboratorio di Ricerche applicate del Parco archeologico di Pompei, punto di partenza per le analisi preliminari dello scheletro del bambino ritrovato alle Terme Centrali (foto LaPresse)


      

Il 25 aprile scorso, sempre negli scavi della Regia V era tornato alla luce lo scheletro di un bambino di 7 o 8 anni, vittima dell'eruzione, individuato in un ambiente del grande complesso delle Terme Centrali. La peculiarità del ritrovamento era che lo scheletro è immerso nel flusso piroclastico. Normalmente nella stratigrafia dell'eruzione del 79 d.C. è presente nel livello più basso il lapillo e poi la cenere che sigilla tutto. In questo caso si doveva trattare di un ambiente chiuso dove il lapillo non è riuscito ad entrare né a provocare il crollo dei tetti, mentre è penetrato direttamente il flusso piroclastico dalle finestre, nella fase finale dell'eruzione.

  

 

L'antica Pompei continua a regalare emozioni negli scavi dell'area inesplorata della Regio V. Ci sono oltre 2,5 chilometri di muri antichi nell'area non scavata, alle spalle dei fronti, nelle Regiones I-III-IV-V-IX, che sarà oggetto di intervento di mitigazione del rischio idrogeologico. Il 22 maggio sono tornati alla luce i magnifici affreschi della la Domus dei Delfini, una nuova casa che si trova di fronte alla Casa delle Nozze d'Argento: un pavone, un pappagallo, una pernice, caprioli, animali fantastici e appunto i delfini che danno il nome alla Domus, che probabilmente apparteneva a un notabile della città. Pochi giorni prima era emerso il cosiddetto "vicolo dei balconi", con il suo intenso rosso pompeiano, preservato come veramente era. E poi gli ocra pastosi e rilucenti ma anche un intero vicolo con balconi aggettanti che hanno resistito alla furia dell'eruzione, persino con le anfore lasciate in un angolo ad asciugare al sole.

 

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