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Un popolo di editori

Michele Masneri

Pochi i lettori. Eppure non s’è mai visto un tale fermento di acquisizioni, fusioni e nuove imprese. Tutto sull’onda dell’operazione “Mondazzoli”

Baldini & Castoldi, Bollati & Boringhieri, Bompiani, Cairo, Carocci, Castelvecchi, De Agostini, Donzelli, Garzanti, Giunti, Guanda, Einaudi, Fabbri, Feltrinelli, Laterza, Longanesi, Marsilio, Mondadori, Sellerio, Sonzogno, Rizzoli, Vallecchi, Vallardi, Zingarelli, Zanichelli. Le case editrici italiane sono probabilmente più dei loro lettori. Secondo l’Associazione italiana editori, sono 4.877 quelle che hanno pubblicato almeno un titolo nel corso del 2016 (più 5,8 per cento rispetto al 2015) mentre i dati micidiali Istat usciti la settimana scorsa certificano: sei italiani su dieci non leggono – mai – niente.

 

Di fronte a questo scenario gli editori, invece di pensare a mettere su un ristorantino senza glutine, sono tutti in fermento. Fusioni, acquisizioni, rilanci, investimenti, scissioni peggio che nel Pd. Tutto sull’onda lunga dell’operazione fine-di-mondo, l’operazione “Mondazzoli” che a fine 2015 creò il più grande polo editoriale italiano. Segrate si prese com’è noto Rcs Libri, e da lì tutto il sistema venne terremotato. Si urlò molto al monopolio e al complotto e alla fine della bibliodiversità italiana. Ci furono indignazioni e appelli e sdegni di prammatica. Il risultato però oggi è che il mercato è più differenziato e dinamico. Come se Mondazzoli avesse liberato in fondo tante energie in circolo: come se da uno Stato unitario e farraginoso ci si fosse scissi in tanti ducati o principati molto più cool e creativi.

 

Segrate si prese Rcs Libri, si urlò molto al monopolio e al complotto, il risultato però è che il mercato oggi è più differenziato e dinamico

Certo, mancano i lettori, ma non si può avere tutto: sul lato dell’offerta, tanti sommovimenti e una giungla di sigle, società, partecipazioni. Ecco una piccola guida: intanto quando alla fine del 2015 Mondadori decise di rilevare Rcs Libri si pose subito il problema Bompiani, che era in pancia alla Rizzoli, e che si ribellò nelle fattezze di Elisabetta Sgarbi. Seguì noto scontro antropologico tra Marina Berlusconi e Sgarbi, e fondazione da parte di quest’ultima della Nave di Teseo con capitali di provenienza società civile. In poco più di due anni la Nave ha cooptato un mix di autori storici fuggiti da Bompiani – da Paulo Coelho a Andrea De Carlo – insieme a una saggistica politica-pop che va dal romanzo inedito di Giulio Andreotti ai memoir politici-polemici di Ferruccio de Bortoli e di Roberto Napoletano, ai romanzi di Baglioni. La Nave ha rilevato Baldini & Castoldi, e i fumetti di Oblomov. E adesso pare sia alla ricerca di capitali (una ventina di milioni).

 

L’araldica Bompiani è andata invece a Giunti: anche perché nel frattempo intervenne l’antitrust a sentenziare che Mondazzoli era troppo grossa, e che doveva cedere alcuni pezzi. Bompiani, che dello scontro antropologico tra Sgarbi e Berlusconi era l’oggetto del contendere, è finita alla storica casa editrice fiorentina di varia, soprattutto proprietaria della terza catena di librerie italiane. L’acquisto di Bompiani da parte di Giunti è stato deciso proprio per entrare in un mercato, quello letterario “di fascia alta”, fino ad allora non presidiato. E la gentrification di Giunti è passata anche tramite la cooptazione di due nomi: Antonio Franchini, editor principe di Mondadori, autore di autori come Paolo Giordano, Alessandro Piperno, Roberto Saviano; e Giulia Ichino.

 

In poco più di due anni la Nave di Teseo ha cooptato un mix di autori storici fuggiti da Bompiani e ha rilevato Baldini & Castoldi

Un’altra repubblica indipendente sorta dalla decolonizzazione di Mondazzoli è Marsilio. La casa editrice fondata negli anni Sessanta, poi entrata nell’orbita Rcs, e dunque passata a Mondadori con la grande fusione, è stata “spinoffata” agli antichi proprietari, la famiglia De Michelis. Che prima si è ricomprata la casa editrice, e poi ne ha ceduto il 40 per cento a Feltrinelli. Una mossa che serve soprattutto ad accelerare le vendite e la distribuzione, raddoppiando la visibilità grazie alle librerie feltrinelliane. Da Rcs Marsilio si è portata il direttore della saggistica Ottavio Di Brizzi – un’altra conseguenza di Mondazzoli è che il mercato degli editor è diventato più dinamico di quello dei calciatori (un nome che si dà nuovamente in movimento è quello di Alberto Rollo, ex Feltrinelli, per un anno o poco più a Baldini, e proprio in queste ore diretto a Mondadori).

 

Marsilio sta cambiando rapidamente, e molto si punta anche sulla varia “pop” di Sonzogno, marchio storico di Rcs che la casa si era comprato già nel 2010 e che adesso viene rilanciata. Per Feltrinelli l’interesse in Marsilio pare invece quello di differenziarsi con nuovi marchi: la casa guidata da Carlo Feltrinelli ha infatti un solo marchio, e in un momento in cui tutti cercano di differenziare, pare seguire il mainstream. Che impone anche un certo movimentismo, in una fase in cui tutti si agitano molto. Un altro fenomeno che l’implosione di Mondazzoli ha causato è la nuova indipendenza di Adelphi, col riacquisto da parte del suo fondatore, Roberto Calasso, che si è ricomprato le sue quote.

Insomma “la vendita di Rcs Libri a Mondadori, che doveva creare desertificazione, ha invece generato una molteplicità di soggetti e un entusiasmo molto maggiore rispetto a prima” dice al Foglio Marco Vigevani, agente letterario numero uno in Italia. “Certo bisognerà stare molto attenti adesso, perché non c’è più la stessa sicurezza di un tempo” continua Vigevani. “Una volta c’erano case editrici storiche la cui solidità era fuori discussione. Adesso tutti questi nuovi attori sopravvivranno? Quanto a lungo? Gli scrittori hanno bisogno di stabilità, di orizzonti temporali decennali”.

 

Il fatturato del libro in Italia non si è mai ripreso dalla grande crisi. I ricavi, di 2,5 miliardi nel 2016, sono ancora lontani dai 3,1 miliardi del 2011

“Certo il mercato è un po’ in crescita”, continua Vigevani. Secondo l’Istat i titoli pubblicati nel 2016 sono il 3,7 per cento più dell’anno precedente. “Ma la torta rimane piccola”. Il fatturato globale del libro in Italia non si è mai ripreso dalla grande crisi. I ricavi globali, secondo l’Associazione italiana editori, sono di 2,561miliardi di euro nel 2016, con una crescita dell’1,2 per cento sul 2015, ma molto lontani dal 2011 (3,1 miliardi).

  

Secondo l’Aie, “il problema dei problemi è il basso indice di lettura”: in particolare le élite italiane leggono meno delle loro colleghe prestigiose estere: il 39 per cento di professionisti e dirigenti non legge alcun libro nel tempo libero, mentre tra i laureati il 25 per cento si astiene.

  

Eppure il mercato italiano di analfabeti aspirazionali continua a far gola, anche agli stranieri: tra le operazioni recenti ci sono gli spagnoli di Planeta che sono entrati col 50 per cento in una joint venture con De Agostini creando DeA Planeta libri (che comprende anche Utet); mentre gli americani di HarperCollins, secondo gruppo editoriale al mondo, stanno massicciamente investendo sull’Italia creando la divisione italiana affidata all’ex amministratore delegato di Rcs Libri Laura Donnini.

 

Perché dunque tutto questo interesse? Masochismo commerciale? Un editore ci dice che il mercato attuale non è stabilizzato. “Bisognerà vedere cosa succederà nei prossimi due anni”. Ci si aspettano insomma altre operazioni. Un’ipotesi affascinante potrebbe essere che Mondadori venda la divisione libri. Mondadori adesso possiede, oltre a sé stessa, Einaudi, Sperling & Kupfer, Piemme, Rizzoli. E’ notoriamente il regno di Marina Berlusconi, ma se un giorno la figlia prediletta del Cav. decidesse di vendere, anche a seguito di vicende ereditarie, di fatto un bel pezzo di mercato italiano del libro tornerebbe improvvisamente sul mercato. Ipotesi di scuola, naturalmente, che dall’azienda smentiscono. “C’è grande disordine sotto il cielo”, sospira però la nostra fonte. Che offre anche una chiave di lettura diversa dell’operazione Mondazzoli: “si potrebbe pensare che alla fine sia stato molto rumore per nulla, con le cessioni imposte dall’antitrust. Ma alla fine, se non dal punto di vista editoriale, da quello finanziario è stato un ottimo affare. Mondadori ha tenuto Einaudi e Rizzoli, e con la vendita di Adelphi, Bompiani e Marsilio ha incassato molto bene, come una specie di Fiat che scorpora pezzi pregiati come la Ferrari. Inoltre a Mondadori è rimasto il settore dei libri scolastici: settore poco visibile, ma che vale un quarto del mercato totale, e soprattutto non risente della crisi. A scuola infatti i libri si è costretti a comprarli, e dunque in questo caso le statistiche sono in linea con gli altri paesi europei”.

 

 Tra le novità più attese, a maggio debutterà Solferino, la "nuova" casa editrice di Urbano Cairo. I "collaterali" di Repubblica

Uscendo dalle dietrologie, tra le novità più attese, a maggio debutterà Solferino, la “nuova” casa editrice di Urbano Cairo. L’editore del Corriere – ha detto al Corriere – vuole “ritrovare il nostro Dna, la nostra identità e, forse, anche rimarginare una ferita. Temo di aver ripetuto fino alla noia che Rcs Libri non andava venduta, anzi svenduta” ha detto Cairo. Ma ormai tornare indietro è impossibile. Così si guarda avanti. Con nuovi libri. “Cominceremo a pubblicare da fine aprile-inizio maggio, in tempo per il Salone del libro di Torino” dice al Foglio la direttrice editoriale di Solferino, Luisa Sacchi. Per adesso i titoli sono segreti, ma ci sarà di sicuro qualche grosso nome: “abbiamo firmato oltre trenta contratti”, dice Sacchi. “Sarà un mix di narrativa e saggistica oltre ai libri per ragazzi, più, ogni tanto qualche intrusione in territori come la poesia e la graphic novel”. Soprattutto, non sarà necessariamente “la” casa editrice dei giornalisti del Corriere, seppure sarà un editore in-house (sta nel palazzo di via Solferino, accanto alla sala Buzzati); “non ci saranno sovrapposizioni forzate. Naturalmente alcuni giornalisti del Corriere scriveranno libri per Solferino, ma avremo anche giornalisti di altre testate, che anzi incoraggiamo”.

 

Sovrapposizioni con Cairo Editore, che già produce libri in proprio? “Ci sarà coordinamento, ma il marchio Cairo editore rimane, e si focalizzerà maggiormente sulla varia, lasciando narrativa e saggistica a Solferino” dice Sacchi. La squadra: Carlo Brioschi sarà l’editor di tutti gli autori italiani sia di saggistica che di narrativa; Giovanna Canton, ex Rizzoli, sarà l’editor per gli autori stranieri, Domenico Errico sarà il direttore commerciale e marketing.

 

Il vero vantaggio di Solferino, per gli autori, pare soprattutto commerciale. “Avremo un’attenzione particolare alla promozione e alla diffusione”, dice Sacchi. “Non solo con la possibilità di parlare dei libri sul giornale, o sulla Lettura, ma intendiamo investire molto sulla leva pubblicitaria, con ampi spazi sul Corriere ma anche sulla Gazzetta dello Sport e sugli altri periodici del gruppo. Un’altra opportunità sarà quella di vendere i nostri libri, in alcuni casi, sia in libreria che in edicola. Sono due canali di vendita molto diversi ma che insieme possono dar adito a sinergie molto interessanti: l’edicola permette una vendita rapida e concentrata con un lancio in una settimana-dieci giorni, mentre la libreria ha una curva di vendita più lunga”. Sull’edicola, Solferino poi ha un vantaggio di esperienza. “Abbiamo studiato molto in questi anni, con i libri allegati al Corriere”.

 

L’arrivo di questo nuovo animale ibrido, metà giornale e metà editore, eccita e preoccupa. Per Marco Vigevani “Solferino viene visto con molto timore dagli editori tradizionali proprio per questa possibilità”. “Le sinergie con gli inserti culturali dei quotidiani sono molto importanti. E’ pure importante però che i giornali mantengano la loro indipendenza dalle case editrici, altrimenti è un rapporto fiduciario coi lettori che va a farsi benedire”.

 

L’operazione Solferino ci mette in testa un’idea meravigliosa: quando Repubblica si mise a fare i libri, partendo con i Classici del Novecento, diventò immediatamente il più grande successo di vendita della storia italiana. 500 mila esemplari la settimana, che moltiplicato per oltre 50 settimane portò un risultato mai visto di 25 milioni di copie annue. Venivano dall’estero per studiare il nostro modello, ci dicono a Repubblica. Un successo tale, quello dei “collaterali”, come sono chiamati tutti gli ammennicoli venduti insieme al giornale, che farebbe pensare a una possibile ri-discesa in campo di Rep. come editore. Se il Corriere si fa la sua casa editrice, perché Largo Fochetti non potrebbe pensare lo stesso? Certo “Fochetti” suona non benissimo, bisognerebbe pensare ad altro brand. Gli stampatori ci sono già, le sinergie pure (anzi, allargate, con anche la Stampa arrivata per fusione, oltre i quotidiani locali). Ma da Repubblica smentiscono questa nostra fantasia. Del resto tempo fa circolò anche la voce che Carlo De Benedetti fosse intenzionato a comprare l’Einaudi, casa editrice di sublime torinesità, con cui nel 2012 aveva pubblicato un pamphlet. Ma non se ne fece niente, sono, appunto, tutte fantasie: buone, al massimo, per un romanzo.

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