Le quattro stagioni, l'opera di Juraj Kralik, vista dalle due diverse prospettive

La stella di David diventa una svastica. Non a Teheran, ma in Germania

Giulio Meotti
“Israele come il nazismo” alla fiera dell’arte di Colonia. E' un enorme pannello artistico a far parlare di sè: se lo guarda da destra si vede una svastica, se ci si sposta a sinistra la croce uncinata si trasforma in una stella di David. Per l'artista è solo una questione di prospettiva vedere l’effigie nazista o la bandiera di Israele.

Roma. Non è la prima volta che un grande museo in Europa incita all’odio contro Israele e gli ebrei. Alla Antonopoulou Art Gallery di Atene, l’artista Alexandros Psychoulis ha creato un’opera d’“arte” con i giubbetti esplosivi dei kamikaze palestinesi. Al museo degli impressionisti Jeu de Paume di Parigi si è tenuta la mostra di Ahlam Shibli che glorifica gli attentatori palestinesi come “martiri”.

 

Al museo di Stoccolma c’è stata “Biancaneve”, una vasca piena di acqua rossa su cui galleggia una barca bianca e la fotografia della kamikaze Hanadi Jaradat, che ha massacrato ventuno israeliani al ristorante Maxim di Haifa. L’ambasciatore israeliano in Svezia, Zvi Mazel, venne espulso dal museo storico della capitale per aver danneggiato l’opera di una coppia di artisti, considerandola “una mostruosità intollerabile”. Adesso è un enorme pannello artistico a far parlare di sè: se lo guardi da destra vedi una svastica,  se ti sposti a sinistra la croce uncinata si trasforma in una stella di David. E’ solo una questione di prospettiva se si vede l’effigie nazista o la bandiera di Israele.

 

Accade non in Iran, dove l’ayatollah Khamenei si fa fotografare pestando coi piedi la bandiera israeliana e all’Università di Teheran la bandiera dello stato ebraico è messa sul pavimento come zerbino in modo che la gente possa pulircisi le scarpe. Accade a Colonia, in Germania, e non è una iniziativa di un gruppo islamico o neonazista, ma di una rinomata galleria d’arte. L’opera è firmata dall’artista Juraj Kralik. “Paragonare Israele al nazismo è antisemitismo”, ha detto Jonathan Hoffman, un attivista contro l’antisemitismo che ha denunciato l’installazione alla Fiera dell’arte di Colonia. Kralik ha risposto alle critiche al suo progetto dicendo: “Le ‘Quattro Stagioni’ (il titolo dell’opera d’arte, ndr) non aspira a commentare su un’ideologia individuale, religione o fede, ma lo scontro che ha causato sessanta milioni di vittime, sia sul campo di battaglia, nel campo di concentramento, durante la fuga da zone di guerra. Le mie emozioni erano forti durante la creazione di questo pezzo e le mie mani tremavano al pensiero di quelle sofferenze e atrocità”. Anche Juan Romero Cárdenas, direttore della galleria spagnola Kir Royal, rivendica con orgoglio l’installazione, dicendo che “le ‘Quattro stagioni’ parla di due simboli statali, il simbolo della Germania fino al 1945 e il simbolo attuale dello stato di Israele”.

 

Nell’ultimo anno uno sfacciato antisemitismo si è mostrato in Germania sotto forma della critica a Israele. Prima il celebre grande magazzino di lusso berlinese conosciuto come KaDeWe, il più grande d’Europa, ha sospeso la vendita di vino israeliano (la figuraccia li aveva poi spinti a ripristinare le vendite). Poi, per la prima volta dai tempi dell’Olocausto, una organizzazione della società civile tedesca ha invocato ufficialmente il boicottaggio del popolo di Israele. Il sindacato degli insegnanti della città di Oldenburg (Bassa Sassonia, 164 mila abitanti) ha pubblicato un documento che chiede il boicottaggio completo dello stato ebraico, scatenando critiche da parte di insegnanti tedeschi e attivisti pro-Israele, così come del Centro Simon Wiesenthal. L’autore di quel documento, Christoph Glanz, ha anche suggerito di “ricollocare Israele nel Baden-Württemberg”.

 

La professoressa Monika Schwarz-Friesel dell’Università Tecnica di Berlino ha analizzato dieci anni di lettere di minacce inviate al Consiglio centrale degli ebrei in Germania e all’ambasciata israeliana a Berlino. Le lettere contenevano dichiarazioni antisemite classiche come “l’assassinio di bambini innocenti si adatta alla vostra tradizione” o “negli ultimi duemila anni rubate la terra e commettete un genocidio”. Con gran sorpresa di Schwarz-Friesel, solo il tre per cento proveniva da nazionalisti di destra, mentre oltre il sessanta per cento proveniva da membri istruiti del mainstream, la brava gente che odia gli ebrei. E che se osserva una stella di David ci vede una svastica.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.