Se Leonardo è stato un genio, è anche un po' merito di Milano

Francesca Parodi

Un docufilm distribuito in tutto il mondo e nei cinema italiani in questi giorni racconta gli anni milanesi di da Vinci. La storia di un uomo, un artista, della sua arte e di una città.

Dopo il grande successo della mostra di Leonardo a Milano, il genio poliedrico toscano è tornato al centro dell’attenzione nel docufilm di Luca Lucini e Nico Malaspina “Leonardo da Vinci. Il Genio a Milano” a lui dedicato e distribuito in tutto il mondo e in programma nelle sale cinematografiche d’Italia dal 2 al 4 maggio. La proiezione esplora gli anni milanesi dell’artista alla corte di Ludovico il Moro e illustra alcuni dei suoi più famosi capolavori.



 

La voce narrante guida gli spettatori tra i disegni, i progetti e le esperienze di Leonardo. Milano fu una delle tappe principali della carriera dell’artista: vi si trasferì ancora giovane nel 1482 dopo aver scritto una lettera al duca Ludovico per proporsi come ingegnere civile e militare, esponendo le proprie versatili abilità. Lì si dedicò a una lunga serie di progetti che spaziano dall’architettura all’idraulica, alla meccanica e persino alla scenografia.

 

Grazie alle ricostruzioni degli esperti che hanno collaborato al documentario (tra cui anche Vittorio Sgarbi), scopriamo per esempio che Leonardo progettò il potenziamento dei Navigli, all’epoca miglior mezzo di trasporto per i materiali da costruzione. Dopo la sua morte, i suoi studi e le proposte vennero ripresi da altri ingegneri.

 

In campo artistico, nel periodo milanese Leonardo sperimentò la sua teoria dei “moti mentali”, cioè la resa dei sentimenti e dei pensieri dei personaggi attraverso le espressioni del corpo. Fu a Milano che dipinse “La vergine delle rocce”, pervenuta in due versioni di cui una conservata al Luovre e una alla National Gallery di Londra, e la bellissima “Dama con l’ermellino”, oggi a Cracovia. Forse però l’opera milanese che più ricolleghiamo a Leonardo è l’affresco “L’ultima cena”, che si può ammirare (per pochi minuti e rigorosamente su prenotazione) nel refettorio della basilica di Santa Maria delle Grazie. Nelle sue pitture notiamo soprattutto l’attenzione per i dettagli anatomici, intuiamo lo studio approfondito che si cela dietro il colore e rimiamo impressionati dai caratteristici contorni morbidi e sfumati delle figure.

 

Non tutti i suoi progetti però videro la luce. Per esempio la statua monumentale di Francesco Sforza che Leonardo realizzò solo in terracotta, non venne mai completata poiché il bronzo destinato all’opera venne fuso per fabbricare cannoni. Addirittura, progettò la ricostruzione della città di Milano per migliorarne le condizioni igieniche, ma la sua utopia era destinata a naufragare. 

 


Cristiana Capotondi, nel ruolo della dama con l’ermellino, in scena nella Casa degli Atellani.


 

Prodotto da Rai Com, Skira e Codice Atlantico con la partecipazione di Maremosso e in collaborazione con Pirelli e Confagricoltura, il film è distribuito da Nexo Digital. Tra interviste documentarie e messe in scena, sullo sfondo scorrono le immagini della Milano rinascimentale, in un’alternanza continua tra passato e presente. Intorno alle opere d’arte si muovono personaggi storici  come Ludovico il Moro, Isabella d’Este e Cecilia Gallerani, che, alternandosi agli interventi dei critici, in un unico racconto dipingono da prospettive diverse la storia di un uomo, dell’arte e di una città.

 


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