Non resta che contare i buchi nelle candidature ai Golden Globe

Mariarosa Mancuso
Vista dalla periferia dell’impero, la lista dei dispersi comincia con “Non essere cattivo” di Claudio Caligari. Che la stagione non sia stata brillantissima si capisce – tra le altre cose – dal fatto che un film come “Room” di Lenny Abrahamson abbia spuntato una nomination nella cinquina dei film drammatici, e che l’attrice Brie Larson sia finita nella cinquina delle migliori attrici

Variety ne conta 23, The Hollywood Reporter ne allinea 25. All’indomani delle candidature per i Golden Globe da assegnarsi il 10 gennaio prossimo, sembra non ci sia altro da fare che contare i buchi, le mancanze, gli affronti, le dimenticanze. Gli americani, più rapidi, riassumono tutto in una parola: “snub”. Vista dalla periferia dell’impero, la lista dei dispersi comincia con “Non essere cattivo” di Claudio Caligari (peccato, sarebbe stato bello una volta avere un candidato per cui fare il tifo). Quattro rivali su cinque li abbiamo visti, ricavandone che ormai la stampa estera a Los Angeles va a caccia di messaggi, come gli accademici del Nobel: i temi di quest’anno sono Olocausto, libertà delle donne, preti pedofili, religione & satira.

 

Che la stagione non sia stata brillantissima si capisce – tra le altre cose – dal fatto che un film come “Room” di Lenny Abrahamson abbia spuntato una nomination nella cinquina dei film drammatici, e che l’attrice Brie Larson sia finita nella cinquina delle migliori attrici, sempre drammatiche. Il film racconta una madre e un figlio tenuti prigionieri dal maniaco violentatore (lei è stata rapita ragazzina, il carceriere l’ha messa incinta). Molto teso nella prima parte, perde smalto e attrattive nella seconda.

 

Trovarlo nella stessa categoria di “Carol” (lo straordinario mélo diretto da Todd Haynes, dal romanzo di Patricia Highmith), di “Mad Max: Fury Road” (uno dei film più divertenti e generosi di quest’anno), di “Spotlight” (che celebra il giornalismo d’inchiesta con molta nostalgia per il rumore delle rotative) un po’ stupisce. Non abbiamo ancora visto il quinto eletto, “The Revenant” con Leonardo DiCaprio – candidato anche come attore – diretto da Alejandro González Iñárritu: un dopo “Birdman” su cui è difficile fare previsioni. La prima recensione, sempre su Variety, parla di “meraviglia sensoriale ed estetica”, spendendo il nome di Terence Malick (il dettaglio, confessiamo, inquieta). I primi pettegolezzi, subito smentiti dalla Fox, parlavano invece del personaggio di DiCaprio stuprato da un orso (altro dettaglio che non depone benissimo a favore della stagione trascorsa).

 

[**Video_box_2**]Non tutti i “dimenticati” nell’elenco di Variety sono condivisibili, per esempio lo stagista Robert De Niro nel film di Nancy Meyers (un cent a smorfia, due ad ammicco, e saremmo ricchi). Oppure il gangster Johnny Depp con gli occhi azzurri e la pelata in “Black Mass- L’ultimo gangster” di Scott Cooper. Conviene concentrarsi sulle buone notizie, per esempio la candidatura di George – Mad Max – Miller (classe 1945, ma se uno non lo sa non lo direbbe). Nel suo “Fury Road”, con Tom Hardy e Charlize Theron, mischia femminismo e apocalisse, sanguisughe e rockettari, moncherini e museruole. Lo potrebbe superare in follia solo Quentin Tarantino con “The Hateful Eight”.

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