A Molenbeek, Bruxelles, la polizia perquisisce chi accede al quartiere (foto LaPresse)

“Loro muoiono per la loro fede. Noi ci rinunciamo”

Giulio Meotti
Parla Pryce-Jones, saggista inglese che spiega al Foglio come il multiculturalismo incoraggi il terrorismo. E’ il “fronte interno”, sotto gli occhi di tutti con il raid a Saint-Denis e la prima donna kamikaze in Europa. E’ il fallimento di tutti i modelli di integrazione europei.

Roma. E’ il “fronte interno”, sotto gli occhi di tutti con il raid a Saint-Denis e la prima donna kamikaze in Europa. E’ il fallimento di tutti i modelli di integrazione europei: l’assimilazionismo francese, che aveva offerto i valori della République agli immigrati e in cambio ha avuto il jihad delle banlieue, la strage di vignettisti e gli attacchi agli ebrei a Marsiglia; il multiculturalismo inglese, con il suo laissez-faire sul velo e le cento corti della sharia; il modello belga, che nel 1974 riconobbe ufficialmente la religione islamica e che oggi fa notizia nel mondo per Molenbeek, la fabbrica di “martiri”;  quello svedese welfarista, da cui fuggono gli ebrei di Malmö; la “gedoogcultuur” d’Olanda, o più banalmente permissivismo, tenere tutto assieme, portare braccia all’integrazione, costi quel che costi, anche se vengono meno la democrazia liberale e lo stato di diritto e Theo van Gogh viene ucciso. “Sono modelli differenti per la stessa ricetta fallimentare”, dice al Foglio Douglas Murray, direttore della Henry Jackson Society ed editorialista dello Spectator. “Sotto la dottrina multiculturale, i nuovi arrivati in Europa non sono stati incoraggiati a integrarsi, ma a separarsi dal paese che li ospitava. E’ l’idea che non ci fosse più una società, ma differenti ‘comunità’”. Ne parliamo con David Pryce-Jones, uno dei massimi saggisti del Regno Unito, già editor letterario del Financial Times, autore di saggi importanti su Evelyn Waugh e Graham Green, ma anche di “Betrayal: France, the Arabs, and the Jews”.

 

Pryce-Jones parte dal rifiuto della guerra. “I politici in Germania e Francia e nei paesi nordici hanno creato le condizioni in cui ci dovevano essere più guerre”, dice al Foglio. “Si sono persuasi che le conferenze e i negoziati potevano risolvere tutti i conflitti e che la guerra era diventata un anacronismo. La natura umana avrebbe dovuto subire una completa trasformazione. I musulmani sono stati persuasi a essere felici aumentando la forza lavoro, foraggiando la società dei consumi. L’irresponsabilità, pura e semplice, è stata il segno politico distintivo. Nessuno si è mai chiesto se le persone con tale fede religiosa avrebbero potuto adottare la ben diversa identità dei nativi. Il pensiero dominante è che l’Inghilterra tollera tutto, che sia un paese molto libero. Ed è vero. I musulmani dovevano condurre la loro vita, fare la spesa, trovare lavoro, allevare figli, ricevere sussidi. E lo hanno fatto. Poi però la democrazia ha consentito che imam e predicatori sobillassero le masse al jihad. Nessuno li ha mai fermati. Così hanno separato i musulmani dagli inglesi. Dopo Parigi, i musulmani a Londra e altrove avrebbero dovuto scendere per strada e gridare ‘not in my name’. Io non li ho visti”.

 

Secondo Pryce-Jones, il multiculturalismo incoraggia il terrorismo: “I numerosi attacchi perpetrati dai musulmani testimoniano che il mondo multiculturale cui eravamo stati invitati era una finzione. Ora le veglie a lume di candela semplicemente decorano la finzione, e incoraggiano gli islamisti ad alzare la posta in gioco e a uccidere per vincere la guerra che conducono. Questa tensione è stata nutrita dalle élite, con il loro senso di colpa per il Terzo mondo e il colonialismo”. La Cambridge Methodist Church, in Inghilterra, è appena passata di mano a una associazione islamica. La chiesa, vecchia di 103 anni, diventerà una moschea. Secondo Pryce-Jones, l’islamismo è avanzato in Europa grazie a una precedente decristianizzazione: “La democrazia è un prodotto della cristianità, altrimenti saremmo tutti vissuti nella autocrazia, il comando di un solo uomo. Ma la cristianità in Europa è stata indebolita al punto che è rimasto soltanto un vago e generico consumismo senza base filosofica. Questa erosione cristiana ha aperto il campo al suprematismo islamico. E’ questo il grande paradosso: i musulmani, come a Parigi, sono pronti a morire per la loro fede, mentre noi ci abbiamo rinunciato. C’è come una sorta di esitazione profonda in Europa”.

 

[**Video_box_2**]Cosa accadrà in Inghilterra? “Ci sono due alternative”, conclude Pryce-Jones. “O i musulmani si assimileranno e diventeranno finalmente inglesi. Oppure saremo noi a sottometterci. Ma prima, ci sarà una lunga fase violenta. Senza una guerra all’Isis, adesso il meglio che possiamo aspettarci è un futuro alla Edward Gibbon, il cui libro ‘Il declino e la caduta dell’Europa’ sarà in grado di spiegarci come e perché si sia verificata questa catastrofe inutile”.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.