Un dito medio (e jew rock) contro i boicottaggi e la barbarie jihadista

Giulia Pompili
Al Bataclan gli Eagles of death metal hanno risposto così

Roma. “Ho sentito di un accordo segreto / Suonato da David e gradito al Signore / Ma a te della musica non importa poi molto, vero?”. Se proprio avessimo dovuto trovare una canzone per giornate come queste, di certo non sarebbe stata “Imagine” di John Lennon, che negli anni Settanta fu l’inno del pacifismo di un’epoca, diciamo così, complicata e di rottura (Maurizio Crippa la pensa diversamente, ma lui è di un’altra epoca – e mi ha perfino autorizzato a utilizzare questa espressione). Piuttosto, noi avremmo scelto la struggente versione di “Hallelujah” di Leonard Cohen cantata da quel poeta californiano che fu Jeff Buckley, che come tutti gli eroi morì troppo giovane ma fece in tempo a registrare, vent’anni or sono, l’ep “Live from the Bataclan” dal teatro parigino. E’ un inno all’Antico testamento e all’amore, alla sofferenza e alla redenzione, scritto in un’epoca insospettabile come quella degli anni Ottanta. La generazione nata in quel periodo conobbe il brano grazie a Buckley, in particolare alla sua registrazione al Bataclan. E la generazione dei nati nei primi anni Ottanta in occidente ha avuto davvero bisogno di versi come quelli – eravamo ancora troppo giovani per comprendere del tutto l’11 settembre – per tornare a fare ciò che i nostri genitori avevano smesso di fare: pregare. (A modo nostro, ma tant’è).

 

Se proprio avessimo dovuto trovare un simbolo – e di simboli, nella guerra che ci siamo accorti di combattere venerdì scorso, ce ne sono fin troppi. Lo ha ribadito pure Hollande, ieri, dicendo che ammazzare 87 ragazzi che assistono a un concerto è una barbarie condotta da chi odia la vita, e l’amore, e la spensieratezza dei vent’anni e l’avventatezza dei trenta . Dicevamo, se proprio avessimo dovuto trovare un simbolo, sarebbe stato un dito medio. Quello del frontman degli Eagles of Death Metal, la band che stava suonando al Bataclan quando la furia assassina dei terroristi fece finire la festa, venerdì scorso. Il dito medio di Jesse Hughes. Quel “fuck you” rivolto qualche mese fa al mostro sacro della musica degli anni Settanta, Roger Waters dei Pink Floyd. Waters, nel luglio scorso, scrisse una lettera a Hughes chiedendogli di annullare il concerto della sua band a Tel Aviv e di partecipare al movimento di boicottaggio nei confronti di Israele. “E volete sapere cosa gli ho risposto? Due parole: F ** k you. Nessuno mi può impedire di stare con la mia gente qui a Tel Aviv”. Gli Eagles of Death Metal – che non sono una band metal, a dispetto del nome, ma un gruppo tradizionalmente rock’n’roll con tutto quello che comporta: testi inascoltabili da civiltà in decadenza, Elefantino dixit – sono nati in California nel 1998, grazie al matrimonio musicale tra Hughes e Josh Homme, fondatore pure dei Queens of The Stone Age, un’altra band simbolo della musica dei cosiddetti Millennials. Homme non era sul palco, al concerto di venerdì scorso, durante il massacro, ma una volta salvò la vita a Hughes, che si drogava troppo, pagando per lui la riabilitazione.

 

C’è solo un video degli Eagles of Death Metal da guardare su YouTube. E non è quello in cui improvvisamente la canzone “Kiss the Devil” è interrotta dagli spari, e il batterista si accuccia dietro la grancassa e Hughes prima si guarda intorno attonito, e poi corre via. Ce n’è un altro. E’ il 12 luglio scorso, e Hughes “The Devil”, in tenuta da rockstar con i baffi lunghi d’ordinanza, dal palco del Barby Club di Tel Aviv continua a mandare messaggi (neanche troppo velati) in direzione di Roger Waters, dicendo ai ragazzi presenti di “non preoccuparsi di ciò che pensa uno stronzo. Non sprecate nemmeno un attimo della vostra vita a dargli retta”. Del resto, la musica è musica.

 

[**Video_box_2**]Secondo Le Point, il Bataclan era stato già oggetto di minacce a causa dei proprietari ebrei. E così il dito medio di Jesse Hughes, scampato insieme agli altri della band al massacro di venerdì sera (che però non ha risparmiato tre membri dello staff del gruppo) non è solo una scaramuccia tra musicisti. E’ un simbolo, quello sì. Gli Eagles of Death Metal hanno annullato tutte le prossime date del tour. Ma ieri hanno annunciato, tramite il produttore Shuki Weiss, che torneranno a suonare in Israele la prossima estate. Un dito medio, a terroristi e boicottatori.
Giulia Pompili

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.