I volenterosi carnefici

Giulio Meotti
Daniel Goldhagen al Foglio: “La distruzione di Palmira e l’Iran nuclearizzato minacciano la civiltà”. 3.207 esecuzioni in Siria, 7.700 in Iraq. E’ il bottino di morte dello Stato islamico in un anno di califfato. “Per fermare il genocidio islamista si intervenga prima. Dopo l’occidente sa soltanto assistere”.

Roma. 3.207 esecuzioni in Siria, 7.700 in Iraq. E’ il bottino di morte dello Stato islamico (Isis) in un anno di Califfato. Lo ha calcolato l’Osservatorio siriano per i diritti umani. L’Isis ha dunque giustiziato diecimila persone da quando ha annunciato il “Califfato globale” un anno fa. Il dato non comprende le migliaia uccise in battaglia e nei bombardamenti suicidi. 76 i bambini giustiziati in Siria. Il massacro di 1.700 cadetti iracheni a Camp Speicher non è incluso nel bilancio, così come il massacro di cinquemila yazidi abbattuti dall’Isis mentre cercavano di fuggire. Un genocidio dunque è in corso, ma l’occidente appare impotente e incapace perfino di definirlo tale. Non si stupisce però lo storico di fama mondiale Daniel Goldhagen, autore del celebre best seller “I volonterosi carnefici di Hitler”. Goldhagen ha pubblicato anche “Peggio della guerra” (edito in Italia da Mondadori), settecento pagine che passano in rassegna il processo “eliminazionista” che ha portato al Ruanda, a Srebrenica, fino alle stragi islamiste e al Darfur.

 

In occidente nessuno si è mosso per fermare l’Isis. Un vuoto riempito per il momento dalla Russia di Vladimir Putin. “Gli americani non vogliono distruggere l’Isis perché il primo obiettivo di Barack Obama è il disimpegno internazionale senza considerare le conseguenze”, dice Daniel Goldhagen al Foglio. “Gli europei non hanno né le capacità militari né la volontà di un confronto in medio oriente. Più in generale c’è un fallimento sui reali pericoli che abbiamo di fronte e una sorta di superstizione secondo cui tutto si aggiusterà soltanto perché ce lo hanno detto Obama e gli europei”.

 

 


Daniel Goldhagen


 

L’islam politico secondo Daniel Goldhagen “è il maggiore movimento genocida del nostro tempo.  Iran, Hezbollah, al Qaida e Hamas condividono la stessa ideologia dell’Isis. Ovviamente lo Stato islamico è una versione più sanguinaria, ma è parte di un fenomeno più ampio che rappresenta il principale pericolo per l’occidente e il medio oriente”.

 

[**Video_box_2**]L’Isis ha giustiziato tre cristiani assiri. L’assassinio è avvenuto il 23 settembre, giorno in cui i musulmani hanno celebrato la “Festa del sacrificio” (la traduzione letterale è “Festa dello sgozzamento”). Il filmato che mostra i tre cristiani inginocchiati e vestiti con le tute arancioni è stato rilasciato solamente ieri. I tre facevano parte di un gruppo di 253 assiri rapiti dall’Isis il 23 febbraio. Inoltre, l’organizzazione no profit statunitense Christian Aid Mission ieri ha dato notizia che undici cristiani siriani sono stati decapitati e crocifissi lo scorso mese ad Aleppo. Sulle croci era stato attaccato il cartello con la scritta “infedele”.

 

Perché non interveniamo per fermare questo genocidio? “Io preferisco la parola ‘eliminazione’”, ci spiega Goldhagen. “E’ una storia, quella del genocidio, il cui unico significato è che i paesi assistono senza intervenire. Negano che stia accadendo o pretendono che sia un problema che non li riguardi. I nostri leader e media sono in preda a una sorta di grande bancarotta morale. Dobbiamo fermare le stragi prima che inizino, perché la storia dimostra che quando sono in corso è già troppo tardi per salvare gli innocenti”.

 

Secondo lo storico americano, ad agosto due eventi hanno scosso, o avrebbero dovuto scuotere, le fondamenta della nostra civiltà: la distruzione delle rovine archeologiche di Palmira in Siria e l’accordo sul nucleare iraniano. “L’islam politico minaccia la nostra civiltà a causa di due fenomeni congiunti”, conclude Goldhagen. “Ovvero la nostra mancanza di volontà nel confrontarlo e l’acquisizione islamista di armi atomiche. L’accordo sul programma nucleare iraniano apre alla nuclearizzazione di Teheran e del medio oriente, minacciando l’esistenza stessa dello stato di Israele. La distruzione di Palmira ci ricorda invece ciò che è in gioco con l’islam politico, i cui combattenti sono autentici fedeli disposti non soltanto a massacrare gli innocenti, ma a deridere persino la loro morte. Dobbiamo quindi guardare a loro come esecutori, esattamente come i tedeschi che perpetrarono l’Olocausto”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.